Vola il Patrimonio, crescono contributi e rendimenti

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Le Casse di previdenza private aderenti ad AdEPP, anche quest’anno, confermano il trend positivo. Negli ultimi sette anni il Patrimonio ha registrato una crescita continua e costante passando dai circa 65,6 miliardi di euro del 2013 ai circa 96 miliardi di euro di fine 2019 con un incremento complessivo di 46 punti percentuali.

Un risultato ottenuto grazie sia all’aumento dei contributi complessivamente incassati, superiori alle uscite derivanti dalle prestazioni erogate (+ 20,6 miliardi nel periodo di analisi), sia ai rendimenti conseguiti sugli attivi che ammontano a circa 1,5% netto annuo in media tra il 2013 e il 2019.

“È un patrimonio che abbiamo dovuto costruire per rispettare i requisiti di sostenibilità che sono stati inaspriti per legge a partire dal 2012 – dice il presidente dell’AdEPP Alberto Oliveti –. Peraltro senza riserve patrimoniali così importanti, le Casse non avrebbero potuto sostenere tutti gli interventi di sostegno che hanno fatto per il Covid-19. Ma è chiaro che i parametri di sostenibilità che ci vengono richiesti sono sempre più pesanti e oggi, in un momento in cui gli iscritti hanno così tanto bisogno di sostegno, ci chiediamo se sia sensato obbligarci a tenere un patrimonio a riserva così alto.”

 

Meno immobili, più gestione indiretta

Il 49,4% degli investimenti delle Casse confluisce in fondi comuni (mobiliari e non).

La componente investita in fondi immobiliari è passata dai 7,4 miliardi di euro del 2013 ai 14,8 miliardi di euro del 2019.

La gestione diretta degli immobili, invece, dal 17,6 % del 2013 passa al 4,6% nel 2019.

Il 50% degli immobili sono collocati nel centro Italia (il 94% a Roma) mentre il 37% nel Nord.

“C’è da notare che gran parte degli immobili sono stati ereditati da quando le Casse erano sotto gestione pubblica, quindi negli anni precedenti alla privatizzazione – dice il presidente di AdEPP –. Le Casse hanno ridotto la quota di immobiliare, qualificandola. Il mattone resta un investimento coerente con la finalità previdenziale che perseguiamo purché dia una redditività costante e affidabile. Investiamo dunque con un’opportuna diversificazione e cercando gestori esperti”.

La quota più rilevante di gestione diretta è, invece, dovuta ai Titoli di Stato (anche se la quota maggiore di questi è gestita in forma indiretta) che contribuiscono per più di un quarto alle attività direttamente gestite.

Un’altra voce di particolare rilievo è data dalla “Liquidità” che pesa sul totale del patrimonio direttamente gestito per circa il 17,7%. Va notato che gli incassi della maggioranza degli enti sono concentrati alla fine dell’anno, proprio il momento in cui questi dati vengono fotografati. Considerate le caratteristiche tecniche dell’operatività degli Enti Previdenziali Privati, la voce Liquidità costituisce una componente fondamentale poiché necessaria a garantire – in qualsiasi momento – l’erogazione delle prestazioni ai propri iscritti.

 

 Investimenti. Quasi il 70% in gestione indiretta.

Le Casse, nel 2019, gestiscono direttamente circa il 32,6% del loro patrimonio. La restante parte viene gestita tramite Gestori Qualificati (in decrescita) o Fondi Comuni (OICR e OICVM), quest’ultima in forte crescita.

Per motivi legati alla semplificazione della gestione dell’investimento, la gestione tramite OICR/OICVM sta acquisendo un peso sempre maggiore, infatti, questa è passata dal 24,9 per cento degli attivi del 2013 a circa il 48 per cento del 2019.

In questo tipo di gestione sono principalmente confluiti quegli strumenti che prima venivano gestiti in modo diretto.

Rimane quasi costante, invece, negli anni la gestione indiretta tramite intermediari specializzati che copre il 18 per cento delle risorse.

Gli investimenti in fondi mobiliari passano da 8,3 miliardi di euro del 2013 ai quasi 27 di fine 2019, quindi più che triplicati. Negli ultimi 7 anni, si è registrata una considerevole crescita degli investimenti in azioni anche tramite fondi mobiliari che sono passati dal 9,8% degli attivi ad un più rilevante 17,4%. Incremento giustificato anche dalla necessità di accrescere i rendimenti e compensare i bassi rendimenti sugli altri strumenti.

Sugli investimenti si guarda anche alle possibili collaborazioni come quella che ha portato all’acquisto di quote di Banca d’Italia per un controvalore complessivo di 1,2 miliardi di euro.

“Nell’ambito dell’autonomia di ogni Cassa sempre di più valutiamo le sinergie perché insieme abbiamo massa critica maggiore, con possibili risvolti positivi sui livelli di redditività e sulle ricadute degli investimenti sul lavoro dei professionisti nostri iscritti”, dice Oliveti.

 

Investimenti in Italia anche se il paese rappresenta l’11% dell’economia europea

La quota investita in Italia è pari al 38%. Va però notato che se alla quota investita in Italia vengono aggiunte le altre voci quali la liquidità, le polizze assicurative e le “altre attività” tutte detenute in Italia, anche se non investite, il patrimonio delle Casse, nel nostro Paese, ammonta a circa il 53 per cento del totale.

Un’esposizione elevata considerando che l’Italia rappresenta circa il 2,5% dell’economia mondiale, circa l’’11% dell’economia di tutta l’Unione Europea ed il 13% dell’economia della Zona Euro.

 

Investimenti sempre più ESG

Le scelte strategiche di allocazione del patrimonio delle Casse non perseguono scopi speculativi ma sono improntate ai criteri di prudenza, rendimento, salvaguardia e garanzia delle prestazioni future agli iscritti.

In virtù di ciò, anche le Casse di Previdenza – nella selezione dei propri investimenti – possono valutare aspetti di natura ambientale, sociale o di governance (ESG), oltre il profilo di rischio e rendimento.

Al 31-12-2019 gli investimenti delle Casse in strumenti ESG ammontano a circa 8 miliardi di euro e sono in forte crescita.

In alcuni casi, gli investimenti ESG, superano l’80% del capitale investito.

“Sicuramente quello che il Covid-19 ci porta è l’esigenza, anche negli investimenti, di essere più vicini ai nostri professionisti – dice il presidente dell’AdEPP Alberto Oliveti ­–. Dobbiamo investire sempre di più in settori vicini agli ambiti di lavoro degli iscritti e con un’attenzione sempre maggiore all’ambiente, che è il nostro spazio vitale. Non dimentichiamo che siamo Casse di previdenza e non perseguiamo scopi speculativi ma salvaguardiamo gli interessi degli iscritti attuali e futuri. Non c’è maggiore attenzione al futuro di quella che tiene in considerazione l’ambiente, la buona governance e la tensione sociale, che – se pensiamo alla pandemia in atto – può diventare una delle bombe esplosive reliquate che resterà dopo la crisi meramente sanitaria”.

 

Roma 17 novembre 2020