
Il settore agricolo chiede al Governo misure di sostegno ad hoc per spingere la ripartenza post pandemia
di Giorgio Piazza
Presidente Fondazione Enpaia
Nella fase attuale di prolungamento della pandemia, che pone il Paese in una sorta di “sospensione” della realtà dal punto di vista produttivo, lavorativo e personale, sono molte le questioni aperte e al centro dell’attenzione del settore agricolo che interrogano le istituzioni sollecitando misure concrete atte a fornire risposte altrettanto concrete.
Innanzitutto, il Green New Deal europeo. Un’idea molto moderna e attuale perché prende seriamente in considerazione la questione del risparmio energetico, nel contrasto ai cambiamenti climatici. L’idea è quella di arrivare al 2050 con l’abbattimento a zero delle emissioni in eccesso dei gas clima alteranti di tutte le attività produttive, ma soprattutto di mettere al centro di questo “nuovo corso”, come motore principale, l’agricoltura; perché il tema del recupero della fertilità dei suoli può essere davvero una svolta salvifica per tutta l’umanità.
Il filosofo Feuerbach sosteneva infatti che “noi siamo quello che mangiamo”. Ed è innegabile che la qualità del cibo è un elemento centrale per la salute delle persone; cosi come la capacità dell’agricoltura di contribuire a produrlo in modo sano e sostenibile è un elemento determinante per la salute del Pianeta, poiché è in grado di comprimere la produzione di anidride carbonica tramite scelte agronomiche, come appunto l’aumento della fertilità dei suoli, che consentono di ridurre il consumo di energie fossili e l’utilizzo della chimica in agricoltura.
Perciò l’agricoltura potrà essere davvero il motore centrale del green new deal europeo sotto molti aspetti: sicuramente per quanto riguarda la possibilità di dare un contributo significativo sul fronte climatico, grazie al suo stock di terreni coltivati, alla manutenzione degli ambiti rurali, all’incremento della biodiversità e al sequestro della Co2 attraverso la protezione del suolo; ma anche alla concreta applicazione di un concetto nuovo di produzione di valore, come quello che sta alla base della cosiddetta economia circolare, che la comunità europea ha sintetizzato nello slogan “farm to fork”, ossia dall’azienda al piatto.
Il “nuovo corso” green della politica economica Ue e la PAC dovranno dunque spingere nella stessa direzione per favorire questa trasformazione, anche perché il Green new deal prevede che nel 2030 il 25% dei terreni agricoli sia a coltivazione biologica al fine di realizzare un’agricoltura più sostenibile con basso, se non zero, uso della chimica e ottenere una maggiore fertilità dei suoli attraverso l’incremento della sostanza organica tramite soluzioni ben mirate (concimazioni organiche, sovesci, compost e letamazioni).
Per queste ragioni, il settore agricolo si aspetta dal Governo Draghi la messa in atto delle decisioni che gli agricoltori chiedono da molto tempo, come il riconoscimento dell’origine obbligatoria su tutta la produzione per valorizzare i prodotti Made in Italy – poichè abbiamo un’agricoltura molto legata alla tradizione e soprattutto all’alta qualità del prodotto – e, di conseguenza, il riconoscimento della nostra identità e capacità di garantire prodotti di assoluta eccellenza che vanno tutelati e promossi sullo scacchiere del commercio mondiale.
Ma gli agricoltori si aspettano anche la conferma di tutte le agevolazioni sui carburanti per uso agricolo e di quelle fiscali per sostenere un settore che non sarebbe in grado di sopportare un livello di tassazione ordinaria troppo elevato e penalizzante. Un intervento su questo terreno costituirebbe inoltre un aiuto anche per la ripartenza post-pandemia e contribuirebbe a garantire un alto livello qualitativo della produzione tanto necessario per la promozione e difesa dei nostri prodotti sul mercato.
Infine, anche per sostenere la transizione ecologica, Enpaia chiede a Governo e Parlamento l’equiparazione del trattamento fiscale delle Casse di previdenza a quello dei Fondi pensione. Infatti, nonostante entrambi siano strumenti di accumulazione previdenziale, la fiscalità applicata ai Fondi pensione è più incentivante rispetto a quella degli Enti di previdenza privati. La distorsione riguarda sia l’aliquota applicata per la tassazione dei rendimenti derivanti da investimenti diversi dai titoli di Stato (26% per le Casse di previdenza rispetto al 20% applicato alle forme di secondo pilastro), sia le modalità d’imposizione fiscale delle prestazioni pensionistiche (al netto dei rendimenti conseguiti per i Fondi pensione, al lordo dei rendimenti per le Casse di previdenza). In questo modo la redditività realizzata dagli Enti di previdenza privati è quindi sottoposta ad una duplice tassazione. Un’ingiusta penalizzazione che occorre rimuovere quanto prima per via legislativa.
Ma un’altra sollecitazione che avanziamo all’Esecutivo Draghi e ai ministeri competenti, soprattutto in questa nuova fase della pandemia, è quella di agire con maggior decisione sulla detassazione delle misure di sostegno diretto agli iscritti messe in campo da Enpaia e dagli altri Enti di previdenza proprio per aiutare imprese e lavoratori a superare una congiuntura di forte criticità con uno sguardo attento alle reali condizioni della domanda interna.