Più donne ai vertici della Sanità

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E’ l’appello emerso dal W20 e dall’Associazione Donne Leader in Sanità in occasione dell’iniziativa “Gender Equity in Health: a long Journey”, tenutasi, nei giorni scorsi. Obiettivo promuovere il raggiungimento di almeno 40% di donne nel top e middle management delle organizzazioni pubbliche e private operanti nella Sanità.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel settore sanitario le donne rappresentano il 70% della forza lavoro, tuttavia solo il 25% occupa posizioni di leadership nel settore.

“Le donne sono state un pilastro della lotta contro il Covid. Sono la maggioranza delle lavoratrici della Sanità e la minoranza di chi la governa – ha sottolineato Linda Laura Sabatini, Chair del W20 – È fondamentale la visione delle donne per il rafforzamento del nostro sistema sanitario quindi vogliamo meccanismi per impedire il monopolio maschile. Quote ai livelli alti. Inoltre bisogna sviluppare e finanziare la ricerca sulla medicina di genere. Uomini e donne sono diversi nei sintomi, diverse le cure rispetto a molte malattie. Diversi i farmaci da utilizzare per superare un approccio androcentrico”.

Per Patrizia Ravaioli, Presidente dell’Associazione Donne Leader in Sanità “Molto è stato fatto, ma molto c’è ancora da fare. Nelle more di un’auspicabile norma generale sul tema, Donne Leader in Sanità ritiene urgente intervenire nel settore sanitario, in linea con il Documento “Donne per un Nuovo Rinascimento” del 25 maggio 2020, redatto dalla Task -force presieduta dalla Ministra Bonetti al fine di redigere il primo Piano Strategico Nazionale per la parità di genere. Tre gli aspetti da declinare: chiediamo una regola che assicuri una parità di genere nella nomina di consigli e comitati scientifici e sulle commissioni che nominano i direttori generali, direttori sanitari, direttori amministrativi e i direttori UOC. Una certificazione sulla parità di genere per le imprese ed organizzazioni operanti in sanità, capace di stimolare il cambiamento. La definizione di un sistema di dati e KPs aggiornati e specifici del settore sanitario. Un contributo importante per la presenza delle cd “quote rosa” nei Cda delle società è stato quello della legge Golfo-Mosca, che ha portato risultati concreti ed un cambiamento rilevante nella cultura del Paese consentendo di passare, in soli 6 anni di applicazione, da meno del 6% ad oltre il 36% della rappresentanza femminile. Tuttavia non è stata sufficiente, da sola, ad avere un “effetto a pioggia” “ovvero a far sì che le donne in posizione apicale supportassero poi le altre donne in posizione di top e middle management a raggiungere ruoli apicali”.

 I dati italiani.

In Italia, nel sistema sanitario nazionale, le donne rappresentano oltre il 63 % del personale dipendente e sono quasi il doppio degli uomini. Nonostante ciò, a fronte del 26,28 % di donne iscritte nell’elenco nazionale degli idonei a ruolo di Direttore generale, solo il 18,18% sono direttori generali (Fiaso febbraio 2021). Un incremento significativo rispetto all’8,5% del 2008 (18% nel 2016) – (16,7 % nel 2017). Inoltre anche per le
altre posizioni di leadership la rilevazione FIASO evidenzia ancora una volta la carenza di donne ai vertici: solo il 35,1 % sono Direttori Amministrativi; il 32,2 % sono a capo della Direzione socio-sanitaria; 30% sono a capo delle Direzioni strategiche.