Corte dei conti. Rapporto 2021. Eroi ma…non da assumere

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Il decreto Rilancio ne ha previsti 9.600 a maggio 2020, per il primo anno con contratti flessibili e dal 2021 assunti a tempo indeterminato: finora sono in servizio solo in 1.132, l’11,9% delle previsioni. Stiamo parlando delgi infermieri, una delle categorie insieme ai medici, definiti “eroi” perchè spesso in prima linea per assistere chi lottava e lotta ancora contro il Covid.

A certificarlo è la Corte dei conti nel suo Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica, dove si sottolinea che è “limitato è il grado di attuazione di misure, quali l’utilizzo degli infermieri di comunità” e “incerti anche i risultati sul fronte del potenziamento dell’assistenza domiciliare o del recupero dell’attività ordinaria sacrificata nei mesi dell’emergenza, che rappresenta forse il maggior onere che la pandemia ci obbliga ora ad affrontare”.

E sempre per dare i numeri, per La Corte dei conti dei 32mila infermieri impegnati nell’emergenza (soprattutto in ospedale), la maggior parte sono a tempo determinato: il 27,4% hanno avuto un contratto stabile.

Sopra alla media delle nuove assunzioni ci sono solo 6 regioni: l’Emilia-Romagna e la Campania (rispettivamente con il 19,9 e il 18,9 per cento), la Puglia (al 17,7 per cento), l’Abruzzo (16,2 per cento), il Lazio (14,8 per cento) e la Toscana (14,2 per cento).

Significative sono le differenze tra aree territoriali. Nel Nord-ovest risulta sopra la media la quota dei medici e soprattutto di quelli abilitati ma non specializzati (che rappresentano il 38,2 per cento di questi operatori). Sono molto limitate le assunzioni a tempo indeterminato (circa il 3,1 per cento del totale).

Nel Nord-est e nel Centro cresce in misura rilevante il peso degli infermieri sul totale degli operatori a cui le regioni hanno fatto ricorso (rispettivamente il 41,8 e il 42,2 per cento del personale). Aumenta nel Centro, ben al di sopra della media nazionale, la quota dei medici con contratto a tempo indeterminato (il 10,4 per cento) ma sale soprattutto, seppur con una qualche variabilità tra regioni, la quota media di quello infermieristico che nelle due aree è stato assorbito stabilmente (rispettivamente al 44,5 e al 52,5 per cento).

Nelle regioni del Sud si riduce il peso dei medici (poco più del 18,8 per cento), ma cresce di molto la quota di quelli con un contratto a tempo indeterminato (il 16 per cento). Nonostante invece il forte rilievo del personale infermieristico tra quello su cui si è basato il potenziamento delle risorse umane impiegate per rispondere alla crisi (il 42,6 per cento del totale), solo per l’8,5 per cento il rapporto instaurato è a tempo indeterminato.
Nelle Isole la quota di incremento maggiore ha riguardato le altre professioni sanitarie (il 43,3 per cento) mentre medici ed infermieri presentano quote simili. In tutti i casi tuttavia limitatissimo è il rilievo dei rapporti a tempo indeterminato.

 

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