Sole, mare, cultura ma Italia poco attrattiva per gli investimenti

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Posizione di metà classifica (che non significa sufficienza) per l’Italia dal punto di vista di attrattività degli investimenti, con un punteggio di 54,5 su di una scala da 0 a 100. Questo il risultato di sintesi del Super-Index Aibe, realizzato con la collaborazione del Censis, tra i Paesi del G20 di cui l’Italia quest’anno ha assunto la presidenza.

Il Super-Index Aibe, presentato per la prima volta, rappresenta una sintesi dei principali indicatori e delle valutazioni più accreditate (di World Bank, Ocse, World Economic Forum, ecc.) che tendono a rappresentare l’Italia nel confronto con gli altri Paesi e nella sua capacità di porsi o meno come economia stabile, competitiva, affidabile nel panorama globale. Un indice che rappresenta dunque la visione d’insieme delle differenti analisi proposte, che singolarmente affrontano aspetti specifici e diversi della vita economica e sociale dei Paesi analizzati.

Il Super-Index è costruito su 12 indicatori, di cui 4 di carattere strutturale e 8 derivanti da altrettante survey svolte da istituzioni e organizzazioni di rilievo internazionale. Il trattamento dei dati e le procedure di standardizzazione hanno portato alla definizione di un indice che va da 0 a 100, con 0 per il Paese meno attrattivo e 100 per quello più attrattivo. Il valore dell’indice attribuito ai Paesi determina una graduatoria (rank) che riflette la posizione assoluta e relativa delle economie prese in esame.

I risultati

1° posto alla Germania con il punteggio di 100, seguita dal Canada (94,8) e dall’Australia (92,1). Vicina alla performance australiana si colloca la Corea del Sud (86,6), mentre il Regno Unito e gli Stati Uniti occupano il 5° e il 6° posto, ma con ben 16 punti di distacco dalla prima in graduatoria, nel primo caso, e 24 nel secondo caso. Nella parte bassa della graduatoria si trovano l’Argentina, il Brasile e l’India. Il valore mediano per i 18 Paesi è pari a 49,2. L’Italia si posiziona al 9° posto con un punteggio di 54,5, subito sotto il Giappone, che raggiunge un punteggio di 61,8. La Francia è al 7° posto e mantiene un distacco rispetto all’Italia di quasi 20 punti. Dietro l’Italia si collocano la Turchia (33,6), la Cina e la Russia (con punteggi di poco superiori a 32).

Il Bel Paese ma non per gli investimenti

Nel dettaglio delle posizioni occupate dall’Italia rispetto ai diversi indici, si ravvisa – a confema di quanto osservato nelle precedenti rilevazioni dell’Aibe Index – una maggiore debolezza nei confronti del trattamento fiscale (adempimenti, procedure, tempi, nella lettura dell’Easy of paying taxes che colloca l’Italia al 17° posto) e sul versante demografico, visto attraverso la quota di popolazione lavorativa (al 15° posto). Migliore appare la performance dell’Italia per ciò che riguarda la dotazione e l’efficacia delle infrastrutture logistiche (7° posto nel rank). Un ruolo importante nel risultato sintetico ottenuto dall’Italia – e tutto sommato non così drammatico come spesso ci si attende dagli esercizi di comparazione tra Paesi – lo svolgono l’indice di Capitale umano, che vede l’Italia all’8° posto sui 18 Paesi, la quota di esportazioni sul Pil e il livello del Pil pro-capite (in entrambi i casi al 9° posto delle graduatoria specifica). Tra i dati strutturali non lusinghieri, la quota di investimenti esteri sul Pil colloca l’Italia al 12° posto, ambito questo che vede prevalere economie avanzate come l’Australia e il Canada, ma anche grandi Paesi emergenti come il Brasile (al 1° posto), il Messico (4° posto), l’Indonesia (5° posto).

Un’attenzione particolare deve essere prestata all’indice di Performance ambientale e all’indice di Digitalizzazione. L’inserimento di queste due misure nell’elaborazione di sintesi consente di tenere sotto osservazione le due grandi direttrici che stanno guidando la preparazione e la successiva realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dal punto di vista ambientale, l’Italia si posiziona al 6° posto, ed è questo il migliore risultato ottenuto rispetto a tutti gli indicatori selezionati. Sul piano della digitalizzazione, invece, l’esito del confronto specifico appare in linea con il rank conclusivo del Super-Index ma, data l’importanza che i processi di innovazione basati sul digitale stanno assumendo in questi anni, è legittimo individuare in questo ambito uno degli elementi più critici su cui misurare le prospettive di crescita e di attrattività. L’indice dello Stato di diritto pone l’Italia ultima tra le economie più avanzate.