Cda Enpam: stigmatizziamo diffusione fake news attraverso canali sindacali

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“La contribuzione è legittima e conveniente. Altro che repressione, difendiamo il decoro dei medici”

Il Consiglio di amministrazione della Fondazione Enpam stigmatizza la diffusione, attraverso i canali di un sindacato firmatario di accordi nazionali, di comunicazioni propagandistiche che mirano a delegittimare l’ente previdenziale di tutti i medici.

Come responsabili di una Cassa che ha il compito costituzionale di garantire le pensioni e l’assistenza ai contribuenti, prendiamo le distanze da affermazioni che non trovano alcun riscontro né sui numeri assoluti né sul confronto con altre forme di previdenza, ma che si basano su percezioni del tutto soggettive e scollegate dalla realtà.

Ricordiamo che, da quando esiste la Repubblica, l’obbligatorietà per tutti i medici di contribuire all’Enpam è stata ribadita per ben tre volte dalla legge, e altrettante volte la Corte costituzionale si è pronunciata per sottolinearne la legittimità in nome di superiori esigenze di solidarietà sociale, professionale e di equilibrio di gestione.

In ultimo, nel 2020, persino la Commissione Europea – pronunciandosi sul caso di un’altra professione sanitaria – ha dichiarato il sistema previdenziale delle Casse previdenziali in linea con l’ordinamento dell’Ue.
Inoltre ricordiamo che lo Statuto, i bilanci e le delibere dell’Ente sono approvate regolarmente dai Ministeri vigilanti.

Chi parla di benefici irrisori a fronte di quanto versato sbaglia, non sa fare i conti. L’Enpam infatti valorizza tutti i contributi pagati dagli iscritti restituendoli sotto forma di prestazioni con una corrispettività pari o superiore a quanto accade nel sistema pubblico.

Che le tutele garantite dalla Fondazione alla categoria siano inutili sarebbe più coraggioso andarlo a dire alle decine di migliaia di colleghi che hanno ricevuto sostegni aggiuntivi per il Covid-19, oppure ai non autosufficienti che percepiscono un assegno di long term care, agli orfani o ai medici e familiari in difficoltà che sopravvivono solo grazie ai sussidi straordinari che l’Enpam eroga, oltre alle pensioni più che proporzionali rispetto a quanto versato.

Per quanto riguarda la presunta assenza di un confronto rimaniamo stupiti che l’accusa provenga da quanti scrivono sui social network con dei toni palesemente aggressivi, inneggiando persino ad imbracciare armi o ad esecuzioni sommarie, in contrasto stridente con l’appartenenza a una categoria che per vocazione e professione le persone le cura.

Riaffermiamo la correttezza della scelta di proporre affermazioni tanto false quanto gravi, nei contenuti e nei toni, all’attenzione di chi, nella propria autonomia, ha il compito istituzionale di valutarne la compatibilità con il codice deontologico della professione.