CDC. Distilli” Aumentano gli iscritti, aumenta il reddito”

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“In un momento in cui si sta affrontando il tema della crisi delle professioni, gli ultimi dati della nostra Cassa registrano una crescita significativa delle nuove iscrizioni che nel primo semestre 2021 sono state 1.700, in aumento rispetto non solo ai 1.300 del 2020, ma anche in relazione ai 1.600 registrati nel 2019” così il Presidente della CDC, Stefano Distilli, intervenuto al congresso dell’unione dei giovani dottori commercialisti.

“Siamo coscienti – ha detto Distilli – che occorrerà riuscire a dare una corretta e prospettica chiave di lettura a questi dati, ma credo che possano comunque rappresentare un segnale confortante per la tenuta della categoria”.

Dati ben sottolineati nel Reputational report, pubblicato nelle settimane scorse che lo stesso Distilli aveva definito “uno strumento fondamentale per inquadrare l ’evoluzione e lo stato di salute del comparto. Dai numerosi dati, analisi e grafici contenuti nel documento emergono, in particolare, alcuni spunti che saranno utili per rilanciare il ruolo del nostro Ente a sostegno dei nostri iscritti, soprattutto in chiave di welfare”.

Alcuni dati

Secondo il report, appunto, le nuove iscrizioni nel 2020 sono state 2.090 con un trend di crescita costante nel numero degli iscritti che dal 2004 al 2020 ha fatto registrare un +70% (pari a oltre 29mila nuovi iscritti complessivi), a fronte di una diminuzione del numero delle cancellazioni (-11% tra il 2015 e il 2020).

Aumenta la presenza delle donne, nell’ultimo quadriennio le neo-iscritte alla Cassa Dottori Commercialisti rappresentano oltre il 42% dei nuovi ingressi.

Maglia rosa per il maggior numero di iscritti spetta alla Lombardia (12.876), seguita da Lazio (7.854), Campania (7.303), Veneto (6.050) ed Emilia-Romagna (5.849).

Anche nel 2020 la Toscana si conferma la regione con il rapporto più alto tra iscritto e imprese del territorio, con una media di 81 società per ogni professionista, seguita da Piemonte (1 iscritto ogni 80 aziende), Umbria e Trentino – Alto Adige (ognuna con un rapporto 1/77).

Al sud va la percentuale più bassa degli iscritti: Calabria che, con un professionista ogni 45 aziende registra il rapporto più basso, seguita da Campania e Abruzzo (entrambe con 1/48), Puglia (1/51) e Lazio (1/57), a fronte di una media nazionale di 62 imprese per ogni dottore commercialista.

Un segno positivo riguarda anche i redditi dove si registra un incremento, seppur contenuto, del reddito medio dichiarato a fine dicembre 2020 e riferito al 2019, che passa da 66.300 euro a 67.300 euro, a fronte di una altrettanto contenuta diminuzione nel volume d’affari (da 119.100 a 118.400 euro).

Bene anche i ricavi delle commercialiste anche se resta comunque il gap di genere (+16,3% per quanto riguarda il reddito, +16,6% per il volume d’affari) che dal 2011 sono aumentati a un ritmo quasi doppio rispetto a quello dei colleghi (+8,9% di reddito, +9,9% nei volumi).

Sempre più welfare

Secondo i dati contenuti nel Reputational Report, la Cassa ha erogato 4.792 contributi, distribuiti tra contributi a favore dei professionisti con studi in affitto (2.394 domande deliberate per un totale di 1,7 milioni di euro) contributi per l’acquisto di beni strumentali a supporto della professione (1.592 richieste per un plafond complessivo di 4,2 milioni di euro) e contributi ai finanziamenti (806 domande approvate per un importo complessivo di 447mila euro).

Sono state i 83.524 le richieste di contributo al reddito di ultima istanza da parte di oltre 28mila e 600 dottori commercialisti gestite e liquidate dalla Cassa per un totale di oltre 61 milioni di euro. A queste si aggiungono 1.567 indennità liquidate nel 2021 a favore di 755 iscritti. A livello geografico, le regioni con il maggior numero di dottori commercialisti che è ricorso ai contributi di reddito di ultima istanza, sono state Campania (4.462 richieste), Lazio (3.477 richieste) e Lombardia (2.940 richieste).

Al di là delle iniziative di welfare messe in campo da Cassa Dottori Commercialisti in risposta all’emergenza pandemica, è cresciuta la spesa assistenziale che nel 2020 ha superato i 23 milioni e 200mila euro, con un incremento del 187,3% rispetto al 2016.