“La recente sentenza del Consiglio di Stato è a dir poco inaccettabile, non ci sono altre parole per definirla” così il presidente della Fondazione Inarcassa Franco Fietta, che denuncia “la pronuncia del massimo organo di giustizia amministrativa su un bando del ministero dell’Economia che prevedeva il conferimento di incarichi a titolo gratuito, rischia di avere risvolti pesantissimi sul futuro della libera professione. In sostanza, si invita la Pa ad affidare incarichi gratuiti perché l’equo compenso si applica solo nei casi in cui sia previsto un compenso”.
Per l’Associazione dottori commercialisti e l’Unione giovani dottori commercialisti, la sentenza è “Grottesca, offensiva e lesiva della dignità di ogni lavoratore, intellettuale o meno” .
“Difficile trovare parole adatte a postulare commenti ad una sentenza che cade come una scure delegittimante sulle nostre competenze, sui nostri codici deontologici, sui nostri crediti formativi e anche sulle nostre persone. Ci riteniamo offesi, professionalmente e personalmente: Palazzo Spada – dichiarano i vertici delle associazioni professionali – ci sta dicendo che il nostro lavoro non ha valore, che la Pubblica amministrazione ha tutto il diritto di chiederci di lavorare gratuitamente, pretendendo, però, un’ineccepibile qualità della prestazione e un comportamento corretto e ossequiante”
“Il pronunciamento, a parità di condizioni contrattuali, sancisce di fatto l’illegittimità delle prestazioni sottopagate e la contestuale liceità di compensi pari a zero – spiega, in una nota, il Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella – Una contraddizione che se può trovare qualche appiglio nella legislazione vigente, mette la politica di fronte alla necessità di intervenire al fine di garantire anche ai professionisti il diritto a ricevere compensi proporzionati alla qualità della prestazione resa. Assume, quindi, ancor più rilevanza il lavoro che il Senato sarà chiamato a svolgere sulla proposta di legge recentemente approvata dalla Camera, correggendo le criticità che avevamo già evidenziato nelle scorse settimane; a cominciare dalla norma che in caso di affidamento di incarichi sotto soglia vedrebbe sanzionato il professionista sottopagato invece del committente inadempiente”.
Nelle conclusioni contenute nella sentenza 7442/2021 del 9 novembre scorso del Consiglio di Stato, si sottolinea che:
- se il bando prevede un compenso, questo deve essere equo;
- non può ricavarsi dalla disposizione l’ulteriore (e assai diverso corollario) che lo stesso compenso debba sempre essere previsto.
In conclusione: la PA può emettere bandi che non prevedano compensi per i professionisti.
sentenza-consiglio-di-stato-9-novembre-2021-n.-7442-gratuita-ed-equo-compenso.pdf (wordpress.com)