Enpaia. Gli italiani vogliono cibo di qualità

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Il 75,8% degli italiani ha fiducia che la filiera assicurerà gli approvvigionamenti di prodotti alimentari. Il 61,8% vuole riprendere a viaggiare per scoprire specialità gastronomiche. L’80,5% acquista prodotti alimentari a ‘chilometro zero’.

La potenza della filiera del cibo, ovvero l’insieme strutturato dei protagonisti che offrono la disponibilità dei prodotti alimentari, trasferendoli dai campi alle tavole, è la migliore garanzia che l’agricoltura, come suo motore trainante, è destinata a rilanciarsi nel prossimo futuro. È quanto emerge dall’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis “Il valore rilanciato della filiera del cibo e dei suoi protagonisti”.

“I dati del Terzo Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis sono estremamente interessanti – spiega il presidente Enpaia, Giorgio Piazza – poiché confermano che l’agricoltura ha dimostrato una grande forza legata alla sua capacità di reagire all’emergenza e di dare garanzia e sicurezza ai cittadini. Dalla ricerca emerge un ulteriore dato su cui riflettere: la maggior parte degli italiani ha una forte sensibilità sui temi della qualità e della sostenibilità rispetto al cibo. In tal senso, sono fortemente convinto che il mondo dell’agricoltura e della produzione alimentare è in grado di rispondere a questa domanda”.

“Il buon cibo è stato uno dei beni rifugio del periodo pandemico, e gli italiani mai sono rimasti senza la spesa che desideravano – fa eco Giuseppe De Rita, Presidente Censis – Se la casa è stata il luogo della convivialità ristretta intorno al cibo, man mano che l’emergenza allenta torna in casa e fuori casa la centralità nello stile di vita italiano del buon cibo, moltiplicatore di relazionalità e di alta qualità della vita. La filiera del cibo, a cominciare dal mondo agricolo, conserverà nella ripartenza un ruolo da protagonista di economia e società italiana”.

Sostenibilità e spesa alimentare
Lo studio evidenzia come il valore della filiera del cibo si radichi nella sostenibilità, assicurando la qualità degli alimenti e prezzi accettabili per la maggioranza degli italiani. Nel periodo pandemico, 2020, la spesa alimentare degli italiani è stata pari a 160 miliardi di euro, +1,9% reale rispetto all’anno precedente, con il ricorso più intenso ai punti vendita di prossimità, dai supermercati ai negozi di vicinato, oltre che all’e-commerce. In generale, il 75,8% degli italiani ha fiducia che la filiera, anche nell’emergenza, assicurerà i necessari approvvigionamenti di prodotti alimentari.

Consumi alimentari domestici e piattaforme food
Il rapporto degli italiani con il cibo si materializza soprattutto nel mangiare prodotti acquistati e cucinati in casa. Una consuetudine che riguarda 8 italiani su 10. Abitudine uscita rafforzata dalla pandemia: infatti, nei primi 9 mesi del 2021 la spesa per i consumi alimentari domestici segna +0,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, anno in cui si è avuto un picco del +7,4% rispetto al 2019.

Come risulta dall’Osservatorio Enpaia-Censis assume rilievo anche il ricorso alle piattaforme del food, che consegnano con i rider: il 13% dichiara di ricorrervi spesso e il 45,5% di tanto in tanto. Tra i giovani, i frequent user sono praticamente il doppio della media totale.

Nella visione degli italiani rimane evidente, in ogni caso, il nesso tra il buon cibo, il viaggio e la convivialità: il 61,8% vuole riprendere a viaggiare, anche per scoprire specialità gastronomiche.

Cibo di qualità a prezzi accessibili
Di recente la filiera del cibo ha anche risposto a una domanda crescente di qualità, salubrità, sicurezza e genuinità. Con la pandemia si è imposta la convivenza di due esigenze: i prezzi sostenibili e quella di prodotti con un positivo effetto sulla salute, a ridotto impatto ambientale. Il 54,7% degli italiani si dichiara pessimista sull’evoluzione del proprio potere d’acquisto, mentre il 65% teme che misure troppo stringenti possano spingere in alto i prezzi dei prodotti alimentari.

Impatto sulla salute
Dal report emerge che l’83,1% degli italiani, quando sceglie cosa mangiare, è attento all’impatto sulla salute, mentre il 93,5% riutilizza il cibo che avanza da pranzi e cene, in una logica di riduzione degli sprechi. Non solo: l’80,5% acquista prodotti alimentari a ‘chilometro zero’, valorizzando così le aziende agricole locali e riducendo l’utilizzo di mezzi di trasporto che incidono sul riscaldamento globale.