“E’ cambiata la vita e la stabilità dei nostri iscritti”

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Di Tiziana Stallone *

All’inizio del 2020 quando la pandemia di COVID19 ha ribaltato le vite di milioni di persone, non solo il mondo del lavoro, i liberi professionisti sono stati catapultati in un panorama sempre più afflitto da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità.

La pandemia ha reso la loro vita molto più difficile, in alcuni casi per l’aumento dei carichi di lavoro in altri per la perdita del lavoro e per le incertezze economiche ma soprattutto per le insistenti sollecitazioni causate da una brusca giustapposizione del lavoro con la vita privata. Maggiori rischi e meno risorse hanno sfidato i presupposti teorici sollevando nuove aree da esplorare.

Gli Enti di previdenza, in questa parentesi di crisi profonda, grazie all’autonomia che li caratterizza hanno potuto dimostrare il loro indiscutibile ruolo sociale oltre che previdenziale e assistenziale liquidando in totale oltre un miliardo di euro, anticipando le risorse pubbliche e agendo da catalizzatore sociale di fronte alla crisi imperante per il 47% dei liberi professionisti, di cui il 49% delle donne e il 46% degli uomini, che ha percepito il reddito di ultima istanza.

Le indagini ci hanno permesso di fare una mappatura della salute del lavoro dei nostri iscritti e già sono in essere nuove azioni per il rilancio. Abbiamo potuto erogare risorse per gli iscritti grazie all’equiparazione della quarantena fiduciaria alla malattia, ma con lo sguardo attento alla crisi abbiamo potuto ragionare in termini di rilancio valutando l’andamento delle iscrizioni e delle cancellazioni monitorando il fenomeno attraverso la somministrazione di un questionario da dove è emerso con grande forza che la libera professione non è un ripiego o una forzatura ma una scelta.

La nostra autonomia e il nostro conoscere le platee ci ha fatto agire con largo anticipo elaborando misure a sostegno della crisi, interventi come la rateizzazione dei contributi, la sospensione degli interessi e delle sanzioni, la concessione di proroghe dei pagamenti e degli adempimenti derogando in alcuni casi anche al requisito della regolarità contributiva per poter accedere ai sussidi.

I nuovi programmi di welfare attivo introdotti dalle Casse in risposta alla crisi COVID-19 hanno consentito di identificare le debolezze delle libere professioni su cui bisognerà procedere per adeguarle o risolverle.

Intanto è profondamente mutato il nostro modo di fare ricerca sulle libere professioni dopo l’avvento della pandemia.

È cambiata la vita e la stabilità dei nostri iscritti, la sicurezza ha ceduto il passo all’incertezza mettendo a rischio l’indipendenza stessa su cui si fonda la libera professione.

Non vi è alcun dubbio che la pandemia ha spostato, in alcuni casi in modo permanente, la percezione di quando, dove e come verrà svolto il lavoro professionale con l’ovvio sviluppo delle attività da remoto.

Il cambiamento nell’ambiente di lavoro fornirà ai professionisti l’opportunità di lavorare in orari non tradizionali, se lo desidereranno, incoraggerà molti di loro a pensare alla propria vita lavorativa e non lavorativa in modo più integrato riducendo o rafforzando l’impegno professionale nei confronti del lavoro e dei propri clienti, rimodellando il concetto di equilibrio tra lavoro e famiglia.

Dovremmo porre domande per cercare di comprendere meglio gli esiti personali del viaggio professionale in un luogo di lavoro modificato dalla pandemia.

Dovremo essere in grado di riconoscere la natura fluida e fragile della psiche professionale post-pandemia.

In che modo un professionista percepisce e affronta il rischio e il fallimento nel proprio lavoro, quali sono i valori e le convinzioni necessarie per essere soddisfatti, produttivi, fiduciosi e felici nel ruolo professionale così come è costruito ora, in che modo i professionisti costruiscono, usano e potenzialmente perdono valori riparativi come compassione, coraggio e ottimismo in varie situazioni lavorative, quali situazioni producono cinismo o responsabilizzazione nel ruolo.

Continueremo nel nostro impegno, consapevoli del nostro «valore primario relativo a un modello di previdenza e assistenza che integra il principio costituzionale di sussidiarietà».

Lo faremo ancor di più con interventi di sostegno ai nostri iscritti aiutando le giovani generazioni che vorranno orientarsi alla libera-professione.

 

*Presidente Enpab e Vice presidente vicario AdEPP