Sure. Italia il principale beneficiario

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Nel 2020 il programma anti-pandemico SURE, lanciato dall’UE per contrastare le ricadute economiche da lockdown, ha interessato circa 850mila piccole e medie imprese italiane nonchè lavoratori autonomi e liberi professionisti, che hanno beneficiato di 27,4 miliardi di euro. Numeri contenuti nella terza relazione sullo stato di attuazione dello strumento anti-disoccupazione pubblicato dalla Commissione europea nei giorni scorsi.

L’Italia risulta, così, essere il principale beneficiario. Dei complessivi 100 miliardi di euro, oltre un quarto infatti sono stati destinati al Bel Paese.

Da sottolineare che SURE ha aiutato complessivamente circa 31 milioni di persone e 2,5 milioni di aziende a far fronte alla crisi economica innescata dalla diffusione del Coronavirus e l’imposizione delle misure di contenimento. Molti degli interventi hanno riguardato i cosidetti “short time work schemes” per l’implementazione di interventi di formazione e aggiornamento (anche a distanza) del personale delle imprese che avevano subito rallentamenti nella produzione a causa delle misure di contenimento derivate dalla crisi pandemica (in Italia sono stati finanziati gli accordi delle imprese in cigs che hanno beneficiato del Fondo Nuove Competenze – FNC).

“Quasi tutta la spesa pubblica totale pianificata nell’ambito di SURE – si legge nella relazione – è stata completata e dovrebbe ora raggiungere i 118 miliardi di EUR. Questo è di gran lunga superiore all’assistenza finanziaria totale concessa (94 miliardi di euro), dovuto al fatto che alcuni Stati membri hanno speso o previsto di spendere di più per le misure ammissibili rispetto al finanziamento richiesto”.

“La relazione conferma che SURE, ha effettivamente impedito a 1 milione e mezzo di persone di cadere nella disoccupazione. L’aumento della disoccupazione nel 2020, infatti, negli Stati membri beneficiari è stato moderato, nonostante il forte calo della produzione economica, significativamente inferiore al previsto”.

Obiettivo quindi raggiunto. Lo strumento ha pienamente risposto agli obiettivi della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che al varo di Sure aveva twittato “La solidarietà europea in azione!@EU_Commission propone una iniziativa europea, SURE, per aiutare i paesi più colpiti dalla crisi, tra cui IT & ES. Per salvare milioni di posti di lavoro e riavviare al più presto il motore dell’economia europea”.

Oggi le fa eco il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni “SURE è stato un esempio eccezionale della differenza che l’azione comune dell’UE può fare per i nostri cittadini in tempi di crisi. Orgoglioso del ruolo cruciale che ha svolto nella protezione dei lavoratori e dei lavoratori autonomi durante la pandemia”.

“Al culmine della pandemia, il meccanismo SURE ha mantenuto quasi il 30 per cento della forza lavoro dell’UE in posti di lavoro e un quarto delle imprese al riparo dalla tempeste, specie quelle di di piccole dimensioni”, sottolinea  Valdis Dombrovskis, commissario per un’Economia al servizio delle persone.

Lo strumento Sure ha finanziato, tra gli altri, il RUI (Reddito di Ultima Istanza) erogato anche ai liberi professionisti italiani che avevano registrato un calo del fatturato del 33% rispetto all’anno precedente poiché previsto dall’articolo 44 del decreto Cura Italia (D. L. n. 18/2020) e dal decreto interministeriale 28 marzo 2020. Le Casse lo avevano erogato agli aventi diritto anticipando quanto dovuto dallo Stato e ricevendo i rimborsi diversi mesi dopo  Su un totale di iscritti attivi (non pensionati) di 1 milione 298.000, i liberi professionisti percettori del ‘bonus’ da 600 euro, il Rui (Reddito di ultima istanza), nel mese di marzo 2020  sono stati 467.682, nel mese di aprile sono stati 488.927 e nel mese di maggio (quando l’indennità era salita a 1.000 euro) sono stati 494.179.

Che cos’è Sure

Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) è uno strumento europeo nato in seguito all’emergenza coronavirus  per aiutare a proteggere i posti di lavoro e i lavoratori a rischio a causa della pandemia. Fornisce assistenza finanziaria per un totale di 100 miliardi di euro sotto forma di prestiti concessi dall’Unione europea agli Stati membri a condizioni favorevoli. I prestiti aiutano gli Stati membri ad affrontare aumenti repentini della spesa pubblica per il mantenimento dell’occupazione: nello specifico, concorrono a coprire i costi direttamente connessi all’istituzione o all’estensione di regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo per i dipendenti (per i quali viene erogato un sostegno pubblico per le ore non lavorate) e di altre misure analoghe per i lavoratori autonomi. Di fatto, serve a finanziare la cassa integrazione.