ICT. Gender gap. Parlano di numeri

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“Nei Paesi monitorati dall’Ocse – si legge nell’analisi pubblicata sul sito Women4 –  gli uomini che lavorano nei settori tecnologici dedicati alla creazione e scambio di informazioni, dai computer alle tecnologie audio video, dai sistemi integrati di telecomunicazione ai software inerenti, sono da 3 a 8 volte superiori alla percentuale di donne presenti. Sempre secondi i dati, sono quasi 3 milioni i posti di lavoro che il settore ICT ha offerto negli ultimi dieci anni, ma solo uno su cinque è stato occupato da donne informatiche”.

La situazione in Italia

Il divario di genere rappresenta una delle principali sfide del nostro tempo nel mondo del lavoro e nel settore informatico. In Italia, la situazione è particolarmente preoccupante, con numeri tutt’altro che consolanti: la presenza femminile nel settore tech è ferma al 15%.
Nel tessuto tecnologico italiano ed europeo, il gender gap persiste con tenacia nei ruoli tecnici e in modo particolare nel settore ICT, dove le donne occupano solo il 22% delle posizioni tecniche. Sono dati che sollevano interrogativi sulla sostenibilità di tale divario in un’era di trasformazione digitale accelerata che porta con sé la crescita esponenziale del settore ICT.

I benefici della parità di genere sono anche economici

Promuovere la parità di genere è una questione di giustizia sociale e di sviluppo economico. Il talent shortage, ovvero, la mancanza di risorse con competenze tecniche è un problema scottante che rischia di ostacolare l’innovazione tecnologica, motore della crescita economica. I risultati della ricerca Women in tech: The best bet to solve Europe’s talent shortage di McKinsey, fanno temere che in una manciata di anni l’Europa possa andare incontro a un tale deficit di talenti da avere ripercussioni significative sulla competitività delle aziende. Mentre, sempre secondo McKinsey, se in Europa si arrivasse a raddoppiare entro il 2027 la quota delle donne in informatica, portandola al 45% pari a 3,9 milioni di donne in più, si potrebbe colmare il gap di risorse e avere un aumento del PIL compreso tra i 260 e i 600 miliardi di euro.

Dove cercare le nuove risorse? A scuola, ovviamente, tra le nuove generazioni e le giovani promesse dell’informatica.

 

Quando a subire il gap erano gli uomini

Agli albori dell’informatica le donne hanno contribuito fortemente allo sviluppo di questa disciplina. Negli anni Cinquanta, negli Stati Uniti le donne si occupavano di software mentre gli uomini erano più orientati all’hardware. Quando, poi, quello che si credeva un lavoro noioso e ripetitivo si rivelò essere creativo e ben remunerato, gli uomini decisero di appropriarsi del settore informatico.

In Italia, quando le Università avviarono i primi corsi di laurea in “Scienze dell’informazione”, le donne iscritte a informatica erano una ogni quattro, fino ad arrivare alla soglia del 30% a inizio anni Ottanta. La percentuale si è mantenuta alta per lungo tempo, tanto che la scienza informatica è stata considerata uno dei corsi di laurea scientifici più bilanciati dal punto di vista del genere. Il calo delle iscrizioni ha cominciato a verificarsi dagli anni Novanta fino a toccare il livello più basso nel 2012 con l’8% delle donne matricole in informatica. Oggi la ripresa c’è stata, ma i numeri sono insoddisfacenti.

 

Come riportare le donne nel settore ITC secondo Woman4

Il divario di genere tra donna e informatica si sviluppa tra i banchi di scuola. Secondo i dati del 2022, nell’Unione europea le donne coprono in media il 15,6% delle persone occupate con formazione in ambito Ict, in Italia siamo al 14,5%, con un peggioramento di 4 punti sulla percentuale registrata nel 2016.

Per promuovere gli studi nel settore ICT tra le donne informatiche in tutta la UE sono state attuate diverse iniziative dal 2016 al 2022 che hanno comportato un incremento delle donne con un’istruzione in ambito ICT. In Italia, invece, si è verificata la diminuzione dell’occupazione delle donne nell’informatica a fronte di un forte aumento degli uomini.

●      Per invertire la rotta bisogna affrontare gli ostacoli di natura culturale che affondano le radici in famiglia. Sono molte le ragazze che vengono indirizzate proprio dai genitori o dai familiari verso percorsi di studio che non siano “considerati maschili”. A volte, il consiglio è dato a fin da bene, con l’intento di proteggere le giovani da eventuali forme di discriminazione più o meno accentuate.

●      Oggi è fondamentale capire che essere in possesso di un titolo di istruzione in ICT significa infatti avere accesso a un’occupazione nel 94% dei casi in Europa, nell’88,5% in Italia.

●      Serve promuovere la visibilità delle donne informatiche attraverso campagne di sensibilizzazione e eventi dedicati. Iniziative utili non solo per ispirare le giovani generazioni, ma anche per smantellare gli stereotipi che ancora persistono nel settore.

●      Di fondamentale importanza per combattere il gender gap nel settore ICT, è sostenere le iniziative dedicate che promuovono la formazione tecnologica nelle nuove generazioni.

●      Bisogna incoraggiare le donne informatiche di domani fin dalle scuole primarie, mostrando le infinite possibilità offerte dal mondo ICT, stimolando le bambine a esplorare senza pregiudizi e stereotipi le discipline informatiche.

●      Per stimolare l’interesse delle giovani donne nell’informatica, è necessario integrare programmi educativi che incoraggiano la curiosità e la passione per l’informatica fin dalle scuole primarie. Questi programmi dovrebbero essere progettati per essere accessibili, coinvolgenti e, soprattutto, liberi da pregiudizi di genere. Attraverso attività pratiche e laboratori, oltre che l’esempio di donne informatiche di successo, si possono ispirare le ragazze a esplorare il mondo tecnologico senza preconcetti.

●      Utilissimo anche offrire mentorship e borse di studio specifiche per le giovani donne, incoraggiando la loro partecipazione attiva nel settore ICT. Queste iniziative dovrebbero essere supportate anche dalle aziende tecnologiche, che dovrebbero impegnarsi a creare ambienti di lavoro inclusivi e paritari.

La collaborazione tra istituti scolastici, università, e aziende nel settore ICT è essenziale per creare percorsi di formazione che siano non solo tecnologicamente avanzati, ma anche inclusivi. Questo implica l’elaborazione di strategie didattiche che insegnino le competenze tecniche, e siano anche sensibili alle dinamiche di genere.

Prendere a esempio le aziende virtuose

Portare la parità di genere nelle stanze dei settori informatici non è un’impresa impossibile, lo dimostra l’esempio di aziende come Mundys SpA, gruppo che gestisce società operative nel settore autostradale, aeroportuale, dei servizi alla mobilità e degli Intelligent Transport Systems. La società a oggi dichiara con orgoglio numeri rosa: sono donne il 45% dei dipendenti, il 42% del top management e il 40% dei membri del Consiglio di Amministrazione. Di questa inversione di rotta forniscono esempio anche tutte quelle aziende virtuose che ogni anno vengono inserite nella lista dei 20 Best Workplaces for Womenaziende dove la presenza femminile è rilevante e superiore alla media e dove offrono opportunità d’innovazione, attraverso lo sviluppo di modalità di lavoro innovative e migliori. A dimostrazione che se si vuole qualcosa, la si rende possibile.