Infermieri sotto la lente di ingrandimento del Censis e dell’Ipasvi/Istat. Una professione che cresce a vista d’occhio

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Due ricerche per scandagliare il mondo degli infermieri, una categoria quasi tre volte quella degli architetti e superiore a quella degli avvocati.

Numeri presentati durante il convegno organizzato dalla Cassa di previdenza che fotografano un mondo in evoluzione e con qualche problema da risolvere come il lavoro sommerso.

“Il dato sui pagamenti in nero, ben 1,4 miliardi – denucnia il Presidente Enpapi, Mario Schiavon –  deve far riflettere anche perché si traduce in un’evasione contributiva importante che si ripercuote negativamente sui professionisti ma anche sull’Ente di previdenza: si sottraggono infatti fondi importanti per realizzare la  politica di investimento sulla professione penalizzando anche chi inizia la propria attività. Una politica che serve ad assicurare assistenza di welfare, avvio del lavoro e tutto quello che serve per esercitare anche la libera professione”.

“Credo che dobbiamo prendere atto di quanto sta accadendo – ha detto Schiavon nel corso della presentazione della ricerca del Censis – analizzare bene chi sono i soggetti che esercitano attività privata sul territorio anche perché molti di loro sono dipendenti ospedalieri in rapporto di esclusività con l’Ssn. Prendiamo quindi atto della realtà e cerchiamo una soluzione. Un via potrebbe essere quella di liberalizzare il rapporto di lavoro eliminando l’esclusività di rapporto. Questo consentirebbe di svolgere l’attività con trasparenza e non in nero, con benefici non solo per lo Stato, ma anche per il cittadino. Un’altra via da percorrere potrebbe essere quella di assicurare una minore interferenza degli intermediari. Penso in particolare alle Cooperative e anche alle varie società Onlus e benefiche ma che benefiche non sono: cercano di fare profitto con l’assistenza agli utenti attraverso il lavoro svolto dagli infermieri. In questi casi ci troviamo di fronte ad uno sfruttamento vero e proprio degli infermieri: professionisti laureati che magari percepiscono 5 o 6 euro l’ora.”

“A farne le spese sono i neo laureati. Dobbiamo sostenerli – ha concluso il Presidente dell’Enpapi –  ad esempio come abbiamo fatto quest’anno osssia dando 2mila euro a chiunque lo chiedesse con la finalità di aprire una nuova attività di libera professione. Non possiamo legare questa attività professionale agli intermediari che la snaturano trasformandola di fatto in una sorte di dipendenza. Dobbiamo quindi richiamare l’attenzione del legislatore anche perché questa attività svolta privatamente potrebbe anche determinare rischi per i cittadini.  Quello che volgiamo evitare è che si inserisca nell’ambito dell’assistenza a domicilio uno schieramento di soggetti che poco hanno a che fare con l’aspetto valoriale che noi diamo alla professione”.