“Ogni persona ha diritto ad essere posta in condizione di acquisire e di aggiornare le capacità necessarie ad utilizzare Internet in modo consapevole per l’esercizio dei propri diritti e delle proprie libertà fondamentali”, questo uno dei punti contenuti nella “Costituzione del web” presentata oggi alla camera dei deputati.
al pari delle grandi Costituzioni, il vademecum vuole contiene un insieme di principi e valori di alto livello invece che norme di legge da applicare secondo giurisprudenza, traendo ispirazione dalle Dichiarazioni universali dei diritti che sono fondate sul rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza e della diversità di ogni persona.
Nata proprio dall’idea di fungere per i legislatori da “musa ispiratrice” per legiferare sui tanti aspetti della vita oltre lo schermo, di fatto è indirizzata proprio ai possibili fruitori ossia i cittadini affinché possano prendere meglio coscienza del loro “diritto di avere diritti”, secondo una formula cara al presidente della Commissione, Stefano Rodotà. Cammino traciato nell’articolo sopra riportato e che dovrebbe ora spingere il Governo verso una mozione d’indirizzo, attraverso un passaggio parlamentare, è che viene chiamato a promuovere, attraverso la formazione e l’istruzione “l’uso consapevole della rete” per esercitare i propri diritti di persona rimuovendo ogni divario e discriminazione.
E’ inoltre chiaro che i temi della privacy, della tutela dei dati personali e dell’anonimato in rete hanno un posto centrale nella Carta che contiene anche la definizione del “Diritto all’inviolabilità dei sistemi, dei dispositivi e domicili informatici” (Art.7) che pare indicare la soluzione alle controversie sorte qualche mese fa circa la volontà del Governo di poter autorizzare le intrusioni informatiche senza garanzia nei computer degli utenti anche se per finalità di difesa e sicurezza dello Stato.
All’Art. 11 viene ribadito il diritto all’oblio, il diritto cioè alla cancellazione di dati e notizie personali non più attuali ai fini dell’informazione e della ricerca storica, come già messo in evidenza a livello europeo. L’Articolo 12 tutela il rapporto coi provider dei servizi Internet rispetto ai quali i netizen sono sempre la controparte più debole, mentre all’art. 13 la questione della sicurezza in rete viene correttamente vista sia come tutela delle infrastrutture sia come difesa degli individui da fenomeni quali bullismo, stalking, razzismo e xenofobia (hate speech).
L’ultimo capitolo è, infine, dedicato alla governance di internet intesa come il rispetto complessivo dei diritti dei cittadini in un ecosistema digitale che supera i confini statuali e che di Internet ribadisce “il carattere aperto e democratico”, volto “a impedire ogni forma di discriminazione e evitare che la sua disciplina dipenda dal potere esercitato da soggetti dotati di maggiore forza economica”.






