“Alimentare la salute”. Ricerca, educazione e comunicazione per lo “Spreco zero”

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(S-D) Sabrina Alfonsi, presidente del I Municipio di Roma, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, l'attrice Maria Grazia Cucinotta, madrina d'eccezione dell'evento, e Alberto Oliveti, presidente della Fondazione Enpam, durante il taglio del nastro nell'ambito dell'inaugurazione della ''Piazza della Salute'', un progetto concepito per riqualificare la storica Piazza Vittorio Emanuele II, Roma, 5 febbraio 2016. ANSA/ FABIO CAMPANA

Il taglio del nastro è stato riservato a Maria Grazia Cucinotta che, insieme al Ministro della salute Beatrice Lorenzin, ha dato il via alla kermesse organizzata dall’Enpam in piazza Vittorio a Roma dal tema “Alimentare la salute” . Una tre giorni iniziata in realtà ieri con una conferenza stampa/dibattito che aveva per tema lo spreco alimentare.  “La sede della Fondazione Enpam, che si occupa della previdenza di tutti i medici ed i dentisti italiani, affaccia su Piazza Vittorio ed è, quindi, positivo per noi “adottare” questo luogo ed esserne adottati, e collegarlo ai concetti di salute, buona alimentazione ed eliminazione degli sprechi”, aveva dichiarato ieri il presidente dell’Enpam ed AdEPP, Alberto Oliveti.

“Oggi, quello che si spreca di più – aveva  proseguito Oliveti nel suo intervento – sono la frutta e la verdura, proprio i cibi alla base della dieta mediterranea “i comprovata efficacia per mantenersi in buona salute”. Ma non è solo la frutta e la verdura a finire nei bidoni della spazzatura visto che le Acli hanno messo in campo una vera e propria battaglia per il recupero del pane del giorno prima.

“Il pane a chi serve” è il titolo della campagna arrivata alla sua seconda edizione, grazie alla quale si recupera il pane invenduto a Roma per redistribuirlo ad oltre 2mila persone, 383mila i pasti accompagnati con il pane recuperato che ha superato, grazie al sostegno di 34 panifici, i 4mila e 100 chili.

E per ritornare allo spreco alimentare sul pianeta, i relatori intervenuti alla prima tavola rotonda hanno dato alcuni numeri: questo costa ogni anno 1.000 miliardi di dollari, una cifra vertiginosa che sale a 2.600 miliardi se si considerano i costi ‘nascosti’ legati all’acqua e all’impatto ambientale. Per restringere il campo all’Unione Europea, ogni anno si gettano 90 milioni di tonnellate di cibo e ogni giorno si sprecano 720 Kcal di cibo a persona. E in casa nostra? In Italia, lo spreco di cibo domestico, dalla dispensa di casa al frigorifero, dai fornelli al bidone della spazzatura, vale complessivamente 8,4 miliardi di euro all’anno, ovvero 6,7 euro settimanali a famiglia per 650 grammi circa di cibo sprecato (Rapporto Waste Watcher 2015).

E quanti rifiuti produce lo spreco domestico in Italia, e in Europa? Nel nostro Paese si parla di 30 milioni di tonnellate: 1/7 circa di quanto avviene nell’insieme dei Paesi Ue. In occasione della terza Giornata nazionale di prevenzione dello spreco che si celebra proprio oggi  5 febbraio, Last Minute Market annuncia l’avvio della sesta edizione della campagna europea di sensibilizzazione “Spreco zero. Un anno contro lo spreco”. Una campagna che si focalizza sulla conservazione del cibo come misura essenziale di prevenzione, tema dell’ultima indagine dell’Osservatorio nazionale Waste Watcher (Last
Minute Market / Swg), promossa con l’Istituto Italiano Imballaggio.

“Studiare meglio le cause e i comportamenti dei consumatori è il primo passo per garantire policies adeguate di prevenzione dello spreco – ha sottolineato il fondatore di Last Minute Market Andrea Segrè, presidente del Comitato tecnico-scientifico per il piano nazionale di prevenzione dei rifiuti – Per questo la campagna Spreco Zero andrà quest’anno alla radice dello spreco domestico, che incide in misura rilevante sul fenomeno fino allo 0,5% del Pil italiano”.

Come? E’ sempre Segrè a spiegarlo: “Il 2016, incrociato al nuovo progetto Reduce, sarà l’anno del monitoraggio dei ‘Diari di famiglia’: rilevazioni scrupolosamente annotate da famiglie campione, che indicheranno con precisione la misura quali quantitativa dello spreco a ogni pasto e spiegheranno come il cibo gettato viene di volta in volta smaltito. Un’indagine che avrà la validazione scientifica dell’Università di Bologna – Distal e che, sulla base dei primi pilote test avviati nel 2015, permette già di affermare che lo spreco di cibo domestico reale è circa il 50% superiore a quello percepito e dichiarato nei sondaggi”.
“La lotta agli sprechi e alle perdite alimentari – fa eco  il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, Barbara Degani – gioca un ruolo decisivo sia per la riduzione dell’impronta ambientale della produzione alimentare, sia nell’assicurare un’adeguata disponibilità di cibo per le generazioni attuali e
future. Mancano indicatori omogenei nazionali ed europei e strumenti per la misurazione dell’efficacia di misure di prevenzione ed intervento, piani coordinati di educazione e comunicazione e accordi tra gli attori della filiera. Questi aspetti sono il cuore della campagna Spreco Zero e di tutte le altre azioni previste dal progetto Reduce. È bene sottolineare che, fra le iniziative che sta portando avanti il ministero dell’Ambiente c’è
anche l’educazione ambientale nelle scuole. Riteniamo necessario che sul tema alimentazione e spreco le coscienze siano formate fin dai primi anni di età”.
La parola passa a Luca Fascioni, curatore del progetto Reduce: “Il tema degli sprechi e delle perdite alimentari – spiega Falasconi – ha assunto un’importanza crescente nel dibattito internazionale sulla sostenibilità dei modelli di produzione e consumo. L’attenzione è giustificata dalla dimensione assunta dal fenomeno a livello globale: ogni anno si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a circa 1/3 della produzione totale destinata al consumo umano, secondo i dati della Fao. È proprio in tale contesto che si inserisce il progetto Reduce  proponendosi di contribuire alla riduzione degli sprechi alimentari a livello nazionale coerentemente con il percorso intrapreso fino ad oggi con il Pinpas, e la Carta di Bologna, seguendo tre direttrici principali quella della ricerca, quella dell’educazione e quella della comunicazione. Proprio la comunicazione attraverso la campagna Spreco Zero permetterà di veicolare gli strumenti e i metodi che il percorso educativo adotterà, e i risultati che la ricerca potrà raggiungere”.

 

E il pensiero non può che non andare ai  quasi 900 milioni di persone che soffrono o muoiono letteralmente di fame mentre  ogni anno sul pianeta si spreca cibo per mille miliardi di dollari. E a quella globalizzazione che ha portato a un aumento generale dei livelli di benessere e  dell’offerta di alimenti ma non ha saputo percorrere e tracciare strade “semplici” per raggiungere quella sostenibilità dei modelli di produzione e di consumo irrimandabili.