Congresso Confprofessioni. Oliveti: “il Sistema Casse ha deciso di lavorare per realizzare un welfare multi pilastro attorno ai propri iscritti”

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Appuntamenti come questi, dei 50 anni, aiutano tutti noi a riflettere su cosa è avvenuto e cosa avviene con il trascorrere del tempo. Se pensiamo agli studi professionali di 50 anni fa e di oggi molti non li riconosceremmo. Pieni di libri quelli di 50 anni fa e pieni di tecnologia quelli di oggi. Meno carta, ma pieni di tecnological devices; meno segretari e più collaboratori qualificati.

Il cambiamento continuo è la sfida dei nostri tempi. Chi segue a vario titolo i professionisti non può non preoccuparsi dei cambiamenti che stanno riguardando tutto il mondo del lavoro e i professionisti in primo luogo. Abbiamo fatto capire e scoprire alla politica e alle istituzioni che il lavoro autonomo e i liberi professionisti non sono soggetti protetti e immuni dai cambiamenti tecnologici, demografici, giuridici, in campo medico, climatico.

L’economia dei servizi sta vivendo attraverso la rivoluzione digitale e prossimamente attraverso l’intelligenza artificale uno dei cambiamenti epocali che rischiano di trovarci impreparati. Vi è una pars costruens e una pars destruens nei processi di innovazione e a tutti noi tocca ridurre i rischi delle forze distruttrici e aumentare le opportunità presenti nei processi di cambiamento. Per cui alle sfide tradizionali, disoccupazione, rischi biometrici, crisi economica, cambiamenti giuridici e fiscali, obsolescenza delle competenze, occorre aggiungere le nuove e più dirompenti sfide derivanti dalle tecnologie.

Le casse questo lo sanno e per questo hanno ampliato e adeguato la propria missione. I dati che elaboriamo ogni anno, periodicamente ci mostrano i cambiamenti e i disagi. L’Osservatorio sul lavoro professionale a cui stiamo lavorando con Confprofessioni serve a meglio conoscere e meglio far conoscere il mondo delle professioni. Un contributo importante anche per il Ministero del lavoro e le istituzioni regionali che poco conoscono il nostro mondo.

Per questo abbiamo chiesto recentemente ai parlamentari italiani nel Parlamento europeo di farsi promotori di un Rapporto di iniziativa sulle libere professioni in Europa, per approfondire un settore del lavoro e dell’economia poco conosciuto anche a livello europeo. Letto più con occhiali vecchi e pregiudizi, che sulla base di dati e analisi. Basti ricordare le resistenze nel far accedere i liberi professionisti ai fondi UE, di chi riteneva i liberi professionisti ricchi e protetti.

Le Casse potevano svolgere un ruolo di semplici spettatori rispetto a quello che accade e sta accadendo. Come fa l’Inps, che eroga solo previdenza e che tra l’altro copre i suoi buchi annualmente con 80 mld dalla fiscalità generale. Invece il sistema delle Casse previdenziali ha deciso di lavorare per realizzare un welfare multi pilastro attorno ai propri iscritti, senza risorse esterne. Le Casse erogano un welfare assistenziale e a sostegno dell’attività per oltre 500 mln di euro. .

I dati sulla caduta dei redditi dei professionisti segnalati da diverse indagini sono emblematici del forte deterioramento del mercato dei servizi ad alta qualificazione in Italia. Secondo i dati presentati dall’ultimo rapporto AdEPP(l’Associazione degli Enti di Previdenza Privati che mi onoro di presiedere) tra il 2007 e il 2014 i redditi dei professionisti sono diminuiti di ben il 18,35%, per un valore medio di circa 28 mila euro. Le flessioni hanno colpito in particolare i giovani under 40, con una diminuzione dell’11,7% del reddito nominale e del 19,6% nel reddito reale.

Le tendenze evolutive del mercato richiedono al settore delle professioni nuovi investimenti e capacità di innovare:

  • Investimenti in formazione continua per l’aggiornamento delle competenze.
  • Innovazione nelle aggregazioni tra professionisti (reti di professionisti, consorzi stabili, associazioni temporanee, ecc.).
  • Investimenti per favorire il ricambio generazionale nelle attività professionali.
  • Partecipazione agli incentivi dei Fondi SIE per le PMI (avvio, consolidamento dell’attività professionale, rifacimento delle strutture, ecc.).
  • Investimenti nell’orientamento alla libera professione e al lavoro autonomo dei giovani studenti delle scuole superiori e delle università.

Va ricordato in proposito che la Casse di previdenza stanno già sperimentando investimenti di questo tipo con propri fondi nei settori di riferimento dei propri iscritti (ricerca sanitaria, infrastrutture, alimentare, welfare). Investimenti di questo tipo possono essere un volano per l’economia e al contempo un fattore di sostenibilità per il sistema previdenziale stesso. Occorre tuttavia un quadro di regole adeguato per gli investitori di lungo periodo.

Dall’ammodernamento del sistema di welfare italiano passano obiettivi di crescita e di creazione e qualificazione di nuova occupazione. In questo le Casse di previdenza, così come in generale gli investitori istituzionali, possono avere un ruolo determinante, a patto di mettere in campo strumenti finanziari, incentivi fiscali, e regole in grado di alimentare un circuito virtuoso di investimenti e impatti sull’economia reale.

Per fare questo utile è sicuramente un regime fiscale favorevole. Ma non basta. Occorre una partnership pubblica autorevole ai diversi livelli di governo, che individui priorità e strategie e sappia dare certezze sui tempi e i rendimenti. Come le casse di previdenza hanno svolto in passato un ruolo centrale nella politica per le abitazioni con un importante patrimonio immobiliare e successivamente acquistando i titoli di stato italiani, oggi si pongono il tema di come effettuare investimenti di sviluppo a sostegno della crescita.

Emerge chiaramente la necessità di intervenire a sostegno delle transizioni professionali (in ingresso, al rientro e nel cambio di occupazione) riducendo gli effetti dei cosiddetti break event of life che incidono sulla capacità reddituale del singolo (problemi di salute, non autosufficienza, mobilità, maternità, paternità, crisi, cambiamenti normativi e tecnologici) in particolare per i giovani professionisti, che come visto dai Rapporti annuali dell’AdEPP e dal presente Rapporto, presentano redditi inferiori alla media. Ed è quello che le Casse stanno facendo, ma in questa missione devono essere supportati e non ostacolati. Nel frattempo, in mancanza di regole moderne ed adeguate, il sistema delle Casse si è dotato di un codice di autoregolamentazione sugli investimenti, che riprende le buone pratiche già presenti nelle Casse in termini di adeguatezza delle strutture, trasparenza e gestione del conflitto di interessi.

Tocca alle Casse, alle Associazioni, ai sindacati e agli ordini reinventarsi per proteggere in modo nuovo i professionisti, ma in questo compito, soprattutto rispetto alle nuove sfide, il settore pubblico non può rimanere spettatore.