Bicamerale di controllo, una norma per accorpamento degli Enti. E le Casse rispondono….

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di Simona D’Alessio……. Sprint all’accorpamento delle Casse previdenziali (sotto i 60.000 iscritti), seguendo parametri di «affinità» fra le professioni, nonché includendo pure categorie «non organizzate in Ordini e collegi». E, per semplificare lo scenario, altolà alla «costituzione di nuovi Enti monocategoriali». A sventolare la bandiera della fusione degli Istituti pensionistici è l’iniziativa legislativa della Commissione bicamerale di controllo sulle forme di previdenza pubblica e privata, un testo unico nel quale, oltre a mettere, fra l’altro, precisi paletti per riaffermare la natura giuridica privata e riordinare il capitolo dei controlli degli Enti, si scava un solco per la loro fusione «entro cinque anni dall’entrata in vigore» della disciplina; il provvedimento, fresco d’inchiostro, e presto (probabilmente già la settimana prossima) al vaglio del Governo, è stato redatto al termine dell’indagine conoscitiva sull’attività delle Casse, come ha raccontato la vicepresidente dell’organismo parlamentare Titti Di Salvo del Pd (si veda ItaliaOggi di ieri).

Se, però, i diretti interessati dal piano di rinnovamento apprezzano «l’interessamento» istituzionale alle loro sorti, con l’obiettivo di risolvere delle criticità da tempo segnalate (a partire dal regime fiscale oneroso per i rendimenti finanziari, che il testo vuole, invece, «armonizzare» a quello della previdenza complementare), l’ipotesi di una «fusione a freddo», calata dall’alto, non trova estimatori. Soprattutto fra gli Enti di «giovane generazione», nati con il decreto legislativo 103/1996. «La solidità di una Cassa è correlata alla sua capacità di gestione, non va valutata in base al numero dei suoi iscritti. La norma giustifica l’accorpamento, perché così avremmo maggiore capacità «rispetto alle complesse scelte d’investimento», ma ognuno di noi conosce le peculiarità della sua platea di professionisti, e le operazioni finanziarie che facciamo sono proprio tarate su di loro», ha commentato a ItaliaOggi la presidente dell’Enpab (biologi) Tiziana Stallone. «Incomprensibile» per il numero uno dell’Enpacl (consulenti del lavoro) Alessandro Visparelli «fermarsi al criterio della grandezza. Siamo pronti al dialogo, cercheremo di capire quale linea ha seguito la Commissione», mentre secondo il suo omologo dell’Enpapi (infermieri) Mario Schiavon «se siamo Enti privati e sostenibili, perché dovremmo unificarci? La decisione deve poter avvenire su base volontaria».

«Non è l’accorpamento la strada per incrementare l’efficienza delle Casse» a giudizio del vicepresidente dell’Enpap (psicologi) Federico Zanon, «avere associata una categoria professionale permette di fare delle politiche previdenziali mirate su di essa». Ad esprimere «forte contrarietà» all’iniziativa è stato, infine, il vertice dell’Epap (geologi, chimici, attuari e dottori agronomi e forestali) Stefano Poeta: «Più gestioni separate all’interno dello stesso Ente è un fattore che genera certamente un aggravio di costi. La solidità economico-finanziaria non è garantita dalle grandi dimensioni di una Cassa», ha scandito.