Occupazione, inclusione e competenze. Pubblicata l’analisi Ue

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Britain EU Brexit Referendum Concept

La Commissione ha pubblicato online un’analisi dettagliata per paese negli ambiti dell’occupazione, delle competenze e dell’inclusione sociale per Italia, Bulgaria, Estonia, Lituania, Romania, Spagna e Ungheria, che illustra in dettaglio i risultati del quadro di convergenza sociale.

Questa seconda fase di analisi si basa sui risultati della relazione comune sull’occupazione 2024, che comprende una prima fase di analisi di tutti gli Stati membri.

L’analisi sarà ora oggetto di discussioni multilaterali approfondite con gli Stati membri in sede di comitato per l’occupazione e di comitato per la protezione sociale, in vista della prossima adozione del pacchetto di primavera del semestre europeo.

Il semestre europeo è il quadro dell’Unione europea per il coordinamento e la sorveglianza delle politiche economiche, occupazionali e sociali.

L’ITALIA

Nel contesto della prima fase di analisi, l’Italia è stata identificata come paese potenzialmente a rischio per quanto riguarda la convergenza sociale verso l’alto, sulla base di 8 indicatori principali segnalati.

Questi toccano il mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda il tasso di occupazione, il divario occupazionale di genere e il reddito disponibile lordo reale delle famiglie pro capite, registrando anche importanti disparità regionali.

In dubbio, nel settore della protezione e dell’inclusione sociale, l’efficacia dei trasferimenti sociali (escluse le pensioni), la riduzione della povertà, il tasso di rischio di povertà o di esclusione sociale (anche per i bambini).

Allo stesso tempo, tendenze demografiche avverse, tassi di attività relativamente bassi e domanda di personale qualificato contribuiscono alla carenza di manodopera. Si prevede che la popolazione in età lavorativa (15-69 anni) diminuirà del 14,1% entro il 2050. Nel 2023, il tasso di attività (20-64 anni) era ancora tra i più bassi dell’UE (71,7% contro 80,0%), e stabile rispetto ai livelli pre-pandemia, senza mostrare segnali di convergenza.

Il tasso di attività delle donne era molto più basso (60,5% contro 74% nell’UE), e ben al di sotto di quello degli uomini (80,2%).

La soluzione non arriva dagli uffici di collocamento che, per lo studio, essendo dislocati regionalmente frammentano le richieste.

Ed infine, tasto dolente sono le competenze digitali che scarseggiano tra i nostri lavoratori.