Si è tenuto a Bruxelles, il 21 novembre, l’evento di presentazione del rapporto sugli sviluppi occupazionali e sociali (ESDE Review 2024) della Commissione europea.
Una volta all’anno, la Direzione generale per l’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione pubblica la sua relazione di punta sull’occupazione e gli affari sociali. L’edizione 2024 si concentra su un tema di primo piano nella nuova agenda politica: la convergenza sociale nell’UE e il ruolo degli investimenti sociali.
I risultati del rapporto dimostrano che gli investimenti sociali – come le riforme e il sostegno finanziario per l’istruzione e l’assistenza alla prima infanzia, lo sviluppo delle competenze, la formazione professionale, i programmi per la creazione di posti di lavoro o i sussidi salariali – favoriscono l’occupazione, l’inclusione sociale e la crescita economica. I Paesi dell’UE con prestazioni economiche e sociali più deboli hanno recuperato terreno rispetto a quelli più forti, in parte grazie a questi investimenti, anche se persistono disparità sia all’interno dei Paesi che tra di essi.
Competitività e investimenti sono al centro del secondo mandato della Presidente della Commissione von der Leyen. Essi devono accompagnarsi al progresso sociale che ha come primo pilastro il lavoro. Lavoratori e lavoratrici rappresentano la spina dorsale dell’economia europea e l’UE non può ritrovare il dinamismo perduto senza valorizzare il modello sociale europeo, come evidenziato nel rapporto Draghi.
Gli investimenti sociali svolgono un ruolo cruciale nella nuova governance economica dell’Unione europea, in quanto introducono nel monitoraggio dell’equilibrio di bilancio del semestre europeo (squilibri macroeconomici), la valutazione dell’impatto economico di riforme e investimenti che contribuiscono alla convergenza sociale verso l’alto nell’UE, ossia, a migliorare la qualità di vita e di lavoro delle persone e a favorire la convergenza verso livelli elevati e paritari di tutti i territori dell’UE (soprattutto, quelli in ritardo di sviluppo).
Nella sessione di alto livello dell’evento, sono state presentate le principali evidenze del rapporto e le sfide future. Mario Nava, direttore generale della DG EMP, ha animato il dibattito sulle implicazioni politiche dei risultati dell’ESDE con protagonisti: Enrico Giovannini, Irene Tinagli, Maria Joao Rodrigues, Maxime Cerutti e Marco Cilento.
È stata rimarcata la rilevanza della dimensione sociale nelle politiche dell’Unione europea, già nell’articolo 3 del Trattato dell’Unione, ben prima che fossero enunciati i principi prioritari del Pilastro europeo dei diritti sociali (2017). Le parti sociali (Cerutti per Business Europe, e Cilento per ETUC) hanno ricordato i principi inerenti all’accesso al mercato del lavoro e condizioni di lavoro eque, con particolare riferimento all’adeguamento continuo delle competenze, perché nessuno sia lasciato indietro nelle transizioni verde e digitale. E’ stata ricordata la dichiarazione interistituzionale di La Hulpe, sottoscritta il 16 aprile scorso da Commissione europea, 25 Stati membri, Parlamento europeo, CESE, e dalla maggioranza delle parti sociali europee e dalla società civile, in preparazione della futura “agenda sociale 2024-2029”.
Irene Tinagli, componente della Commissione affari economici e fiscali del Parlamento europeo, ha ripercorso in breve l’esperienza del negoziato da lei guidato tra il 2023 e il 2024 sulla revisione della governance economica dell’UE che stabilisce le nuove regole fiscali nell’UE e per la prima volta introduce il quadro di convergenza sociale (Social Convergence Framework) nel contesto del Semestre europeo di sorveglianza economica nell’UE.
Da ora in poi, nella sorveglianza multilaterale i paesi membri dovranno dimostrare come le misure messe in atto livello nazionale hanno contribuito a migliorare anche gli indicatori del “cruscotto sociale” (social scoreboard) – lo strumento creato per monitorare i progressi verso l’attuazione del pilastro dei diritti sociali-, nonché a risolvere i problemi evidenziati nelle raccomandazioni specifiche per paese rivolte annualmente dalla Commissione agli Stati membri.
Il quadro di convergenza sociale aggiunge un ulteriore livello di analisi al social scoreboard, identificando gli Stati membri che presentano diverse situazioni di deficit (c.d. squilibri) e che potranno avvalersi della possibilità di estendere il periodo di recupero del deficit fino a 7 anni, rispetto ai normali 3 anni, se correlato alla rendicontazione di investimenti e riforme più attenti agli aspetti sociali, soprattutto in ottica di azione preventiva rispetto alle possibili crisi.
La vera novità della governance economica dell’UE sta nell’associazione di “investimento” e “sociale”, poiché la dimensione “sociale” rientra solitamente nella voce spesa/debito dei bilanci pubblici, in quanto spesso riferita a misure di protezione per categorie speciali, e non include il concetto di investimento.
Poiché la Commissione deve ora rinnovare i processi per l’analisi del debito e dei costi, secondo Tinagli, vi è l’opportunità di introdurre criteri per considerare il peso degli investimenti sociali. Da notare, infine, che tutti i cofinanziamenti EU sono ora esclusi dalla relazione sulla spesa pubblica primaria.
Maria Joao Rodriguez, già parlamentare europea e portavoce nel 2017 del Pilastro sociale, ha segnalato come all’attuazione dei principi del pilastro, dopo l’aggiornamento della legislazione in ambito lavorativo e sociale, per avere una reale convergenza sociale, è necessario ora agire sugli investimenti sociali. Ha consigliato di identificare altre priorità per gli investimenti sociali, in particolare la salute, l’istruzione entrambe temi di interesse pubblico, e di agire per la creazione di uno spazio fiscale per gli investimenti sociali.
Ha sottolineato come, tuttavia, la “rendicontazione” delle riforme e investimenti sociali, implicherà una stretta collaborazione tra diversi ministeri (economia e lavoro/sociale in primis). Tenuto conto del forte accento posto sulla competitività per il futuro nel rapporto di Mario Draghi, sarà necessario essere proattivi e creare una convergenza economica affiancata alla convergenza sociale.
Fondamentale chiedersi come promuovere questa convergenza economica in un periodo in cui alcuni settori sono esposti ad altissimi livelli di competizione, come nel caso dell’industria automobilistica che deve essere riportata a livelli competitivi a fronte della concorrenza della Cina.
La proposta di Rodriguez è di introdurre “politiche attive industriali” di livello europeo per i settori in sofferenza. Avere politiche industriali lungimiranti con strategie almeno decennali e piattaforme di settore per la formazione dei profili richiesti, soprattutto, nella trasformazione digitale e nell’avvento dell’IA.
Nella creazione di una convergenza economica gli elementi ineludibili sono: le politiche industriali europee, idee comuni e progetti per creare i lavori del futuro nei vari settori (ad esempio: rinnovabili, farmaceutico, housing, automotive). Le risorse per questa convergenza economica possono essere rinvenute nel prossimo quadro finanziario pluriennale (MFF) che dovrebbe contare su un fondo a sostegno della strategia industriale europea e delle strategie di upskilling a livello europeo.
Secondo Enrico Giovannini, già ministro italiano del lavoro nonché delle infrastrutture, riprendendo quanto detto da Tinagli, il nuovo fiscal pact è aperto alla dimensione sociale, a partire dal linguaggio del regolamento, che integra in modo chiaro i linguaggi economico-fiscale ed economico-sociale. Ha sottolineato come sia importante comprendere l’impatto a lungo termine degli investimenti sociali. Ridefinendo anche alcune categorizzazioni storiche della spesa.
Nel linguaggio industriale, ad esempio, un acquisto di attrezzatura (PC, macchinario) è definito “investimento”, mentre la formazione è intesa come un “costo” per l’impresa. In realtà, la formazione è un “investimento” (sociale) a tutti gli effetti con un impatto di lungo termine. Al fine di contabilizzare gli investimenti sociali e di rendicontarli a livello economico e fiscale è necessario fissare indicatori e metodo.
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