L’Unione europea e la sfida della stabilità finanziaria: un’agenda per il futuro dei Mercati dei Capitali (CMU)

In un contesto globale segnato da forti incertezze geopolitiche, alta volatilità dei mercati e profondi cambiamenti strutturali, la stabilità finanziaria si conferma come pilastro imprescindibile per la resilienza economica dell’Unione europea. Gli ultimi eventi – tra cui le crisi nel mercato dell’energia, le tensioni commerciali internazionali e le turbolenze finanziarie – hanno evidenziato la necessità urgente di affrontare i rischi sistemici emergenti prima che si trasformino in crisi conclamate.

In questo scenario, l’avanzamento di un’Unione dei mercati dei capitali (CMU) pienamente integrata e ben funzionante appare come una priorità strategica.

Secondo quanto emerso dalle più recenti analisi – tra cui le relazioni di Mario Draghi e Enrico Letta – una maggiore integrazione dei mercati è essenziale per migliorare la competitività dell’UE, promuovere gli investimenti e rafforzare la capacità di assorbire shock economici esterni.Tuttavia, l’apertura dei mercati deve procedere di pari passo con adeguate garanzie normative.

Un nuovo progetto di relazione del PE sulla salvaguardia e la promozione della stabilità finanziaria in un contesto di incertezza economica sottolinea l’importanza di bilanciare l’efficienza del mercato con misure di prevenzione dei rischi, evidenziando criticità come l’aumento del debito sovrano, l’esposizione a shock esterni e la vulnerabilità crescente degli intermediari finanziari non bancari (NBFI). Questi ultimi rappresentano oggi oltre il 40% degli asset del sistema finanziario europeo e, se non regolamentati adeguatamente, possono costituire un fattore di instabilità.

Il progetto di relazione è portato avanti dalla Commissione per i problemi economici e monetari (ECON) e il relatore è l’eurodeputato belga Johan Van Overtveldt, del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.

Tra i rischi individuati nella bozza di relazione, figurano anche le valutazioni eccessive degli asset, l’impiego di pratiche di margining poco trasparenti, l’espansione della finanza decentralizzata (DeFi) e la crescente esposizione dei mercati immobiliari commerciali, aggravata dal rialzo dei tassi d’interesse.

Il relatore richiama l’attenzione sulla necessità di rafforzare la vigilanza finanziaria a livello UE, armonizzando gli strumenti macroprudenziali e migliorando la raccolta e l’analisi dei dati granulari.

Nella relazione si evidenzia inoltre l’importanza di una maggiore cooperazione tra autorità europee, BCE e organismi finanziari internazionali per fronteggiare i rischi transfrontalieri e garantire una risposta coordinata alle crisi globali.

Alla luce della recente crisi dei dazi del 2025, durante la quale gli hedge fund hanno ritirato rapidamente le proprie posizioni nel mercato dei titoli di Stato statunitensi, il ruolo degli NBFI nei mercati strategici viene analizzato con particolare attenzione. L’UE, secondo il relatore, deve colmare il gap regolamentare rispetto a Stati Uniti e Regno Unito, in particolare per quanto riguarda i fondi comuni monetari e le infrastrutture di compensazione.

Infine, la relazione evidenzia le sfide poste dalla digitalizzazione e dalla crescente minaccia cibernetica. La protezione delle infrastrutture finanziarie critiche – esposte a guerra ibrida e rischi informatici – richiede investimenti nella ciber-resilienza e strumenti di risposta rapida agli eventi sistemici.

Il Parlamento europeo, con il sostegno della BCE e del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), è chiamato ora a definire un’agenda concreta per rafforzare la stabilità finanziaria e rendere il sistema europeo più solido, competitivo e preparato a un mondo sempre più interconnesso.

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