Clima, equità e partecipazione per la transizione verde

Mentre l’Unione europea accelera sulla strada della transizione verde, una nuova analisi basata sui dati Eurobarometro cerca di rispondere a una domanda cruciale: cosa spinge davvero i cittadini europei a sostenere le politiche climatiche e a cambiare comportamenti in chiave sostenibile? Il quadro che emerge è complesso ma illuminante. 

A fronte di un diffuso consenso sull’urgenza dell’azione climatica, permangono significative differenze nella disponibilità – e nella capacità – di adottare comportamenti “verdi”. E, sorprendentemente, ciò che fa la differenza non è solo il reddito o il livello di istruzione, ma soprattutto la percezione di equità, il senso di responsabilità personale e la fiducia nelle istituzioni e nel sistema.

Lo studio analizza le opinioni dei cittadini su una serie di politiche climatiche, già in vigore o in discussione a livello nazionale ed europeo, tra le quali le più popolari sono: i. gli investimenti nelle infrastrutture del trasporto pubblico; ii. i sussidi per la ristrutturazione energetica delle abitazioni, destinati ai gruppi vulnerabili; iii. gli incentivi alle imprese per adottare pratiche sostenibili. Un minor consenso riscuotono, invece, le misure percepite come più invasive o complesse, come le quote personali di emissioni o la tassazione verde con redistribuzione del gettito.

Il dato forse più significativo emerso dalla ricerca è che la volontà di agire contro il cambiamento climatico è più determinante della capacità economica nel generare sostegno alle politiche. In altre parole, anche chi ha risorse limitate può essere favorevole a misure impegnative se percepisce un senso di giustizia e utilità collettiva.

Le differenze socio-demografiche incidono in modo rilevante sulle preferenze politiche e sui comportamenti verdi. A titolo esemplificativo, gli over 65 sono più favorevoli agli investimenti nel trasporto pubblico e usano più spesso mezzi sostenibili; i giovani adulti (25-34 anni) sono meno propensi a migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni, probabilmente per motivi economici o per mancanza di potere decisionale; le donne adottano più comportamenti sostenibili e sostengono maggiormente le quote energetiche, ma investono meno nell’efficienza domestica, forse a causa di dinamiche familiari o di ruoli sociali; le persone con istruzione superiore investono più volentieri in misure di efficienza domestica, ma sono più critiche verso politiche percepite come limitanti, come le quote di energia. Inoltre, anche lo status abitativo influisce; gli inquilini, infatti, usano di più i mezzi pubblici e appoggiano politiche redistributive, ma sono meno propensi a investire nella casa.

Tra i fattori comportamentali giocano un ruolo determinante la fiducia nel sistema, l’ansia climatica, l’influenza del gruppo sociale e l’identificazione con valori ambientali. Le persone ansiose per il cambiamento climatico sono più propenso ad adottare comportamenti proattivi, soprattutto in ambito domestico. La fiducia nella fattibilità economica della transizione verde favorisce il sostegno politico, ma può ridurre la spinta all’azione individuale. L’osservazione di comportamenti sostenibili in famiglia, con gli amici e colleghi, stimola l’emulazione e favorisce la diffusione delle pratiche verdi. Chi considera la tutela ambientale parte della propria identità mostra livelli elevati di coinvolgimento e supporto a tutte le misure.

Il concetto di equità si rivela uno dei motori più potenti. Chi percepisce disuguaglianze sociali o ha difficoltà economiche è più incline a sostenere politiche redistributive e infrastrutturali. Al contrario, la percezione di esclusione o scarsa trasparenza nelle decisioni può ridurre l’engagement, in particolare nelle azioni più impegnative. In questo senso, la partecipazione inclusiva e una comunicazione chiara sono strumenti chiave per rafforzare il consenso e promuovere comportamenti sostenibili. Il messaggio per i decisori politici è chiaro: per costruire una transizione ecologica davvero condivisa, non basta progettare buone politiche. Serve anche garantire che siano percepite come giuste, accessibili e inclusive. La chiave del successo, in definitiva, non risiede solo nei numeri, ma nella fiducia, nella motivazione e nella partecipazione dei cittadini.