Il Parlamento europeo esorta ad accelerare l’azione contro il divario retributivo e pensionistico di genere nell’UE

La Commissione per l’occupazione e gli affari sociali e la Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo hanno adottato un progetto di relazione (2025/2038(INI)) comune sul divario retributivo e pensionistico di genere nell’UE, sollecitando un’accelerazione dell’azione e l’elaborazione di orientamenti per una migliore valutazione e una remunerazione più equa del lavoro nei settori a prevalenza femminile. Il rapporto, redatto dalle relatrici Irena Joveva e Mirosława Nykiel , evidenzia l’urgente necessità di colmare i divari che ostacolano la piena indipendenza economica delle donne.

Il Parlamento europeo deplora che, nonostante una modesta riduzione, l’attuale ritmo di
cambiamento sia insufficiente per colmare il divario retributivo di genere prima del 2100. Il
documento evidenzia le seguenti criticità.

Nel 2023, il divario di genere nella retribuzione oraria media era del 12% a livello UE , mentre il divario pensionistico di genere si attestava al 25,4%. Le donne anziane rimangono più esposte al rischio di povertà rispetto agli uomini anziani in tutti gli Stati membri.

La segmentazione professionale di genere è un fattore strutturale, manifestandosi sia in senso orizzontale (donne sovrarappresentate in settori a bassa retribuzione) che verticale (minore probabilità di ricoprire ruoli di alto livello). I settori a prevalenza femminile tendono a essere sottopagati e sottovalutati, spesso con regimi pensionistici professionali limitati.
La ripartizione iniqua delle responsabilità assistenziali e domestiche, quasi esclusivamente a carico delle donne, e l’handicap della maternità (divario retributivo tra madri e padri/donne con e senza figli) sono riconosciuti come ostacoli significativi. Il lavoro a tempo parziale femminile si attesta al 27,9% (rispetto al 7,7% degli uomini nel 2024), con la principale motivazione legata alle responsabilità di assistenza.
Il progetto di risoluzione sottolinea l’imperativo economico e morale di agire, ricordando che tali divari sono costati all’UE 390 miliardi di euro nel 2023 a causa di mancati guadagni e contributi previdenziali non versati.
Tra le richieste principali rivolte alla Commissione e agli Stati membri figurano:

a) l’urgenza di dotarsi di una nuova e ambiziosa strategia per la parità di genere e un piano
d’azione specifico per eliminare il divario retributivo e pensionistico, con obiettivi quantitativi e temporalmente definiti a livello dell’UE;
b) la necessità di garantire il recepimento e l’attuazione rapidi e rigorosi della direttiva sulla
trasparenza retributiva (Direttiva (UE) 2023/970) e della Direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione. I parlamentari chiedono inoltre che la direttiva sulla trasparenza retributiva non sia inclusa in futuri pacchetti omnibus di semplificazione;
c) l’importanza di sollecitare gli Stati membri a investire nella fornitura di servizi di assistenza all’infanzia e a lungo termine di qualità, accessibili e a prezzi sostenibili;
d) l’esigenza di garantire solidi sistemi di protezione sociale sensibili alla dimensione di genere, includendo pensioni minime adeguate e crediti di assistenza per i diritti pensionistici per coloro che interrompono la carriera per fornire assistenza. Si chiede inoltre di integrare indicatori relativi al divario pensionistico nel quadro di valutazione della situazione sociale dell’UE;
e) la necessità di integrare più chiaramente la dimensione di genere (gender mainstreaming) nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) e nella futura iniziativa per affrontare le sfide dell’assistenza a lungo termine e della forza lavoro;

f) l’adeguato sostegno all’imprenditoria femminile e la promozione dell’accesso delle donne ai settori che mostrano le retribuzioni più elevate, ai ruoli dirigenziali e alle posizioni di leadership attraverso orientamenti professionali più dinamici e sensibili al genere.

Il Parlamento, richiamando la Relazione Draghi, sottolinea che il miglioramento della
partecipazione femminile al mercato del lavoro e delle condizioni di lavoro può contribuire ad alleviare le carenze di competenze e manodopera che ancora frenano la competitività e la crescita dell’UE.