La gestione algoritmica (Algorithmic Management, AM) sta rapidamente trasformando i luoghi di lavoro in tutta l’Unione europea. Un nuovo studio del Servizio di Ricerca del Parlamento europeo (EPRS) mostra che oltre il 42% dei lavoratori è già soggetto a forme di controllo o coordinamento tramite sistemi digitali automatizzati, percentuale destinata a salire fino al 55,5% nei prossimi cinque anni.
L’analisi, che va oltre il solo ambito del lavoro su piattaforma, valuta gli effetti dell’uso dell’IA nella gestione delle risorse umane, ed esamina il quadro normativo europeo e quattro casi di studio nazionali.
Secondo lo studio, le tecnologie di gestione algoritmica possono migliorare produttività, efficienza e rispetto delle regole sul lavoro, ma presentano anche rischi significativi per le condizioni e la salute psicologica dei dipendenti. Il monitoraggio costante, la pressione sulle prestazioni e la riduzione del controllo umano possono generare stress, ansia e burnout, oltre a peggiorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro. I lavoratori con competenze digitali meno sviluppate risultano più vulnerabili, rendendo prioritario l’investimento esteso in formazione e aggiornamento professionale.
Il quadro legislativo europeo sull’uso dell’AM nei luoghi di lavoro è ancora frammentario. Sebbene il regolamento sull’IA, il GDPR, le norme sulla salute e sicurezza e la direttiva sul lavoro tramite piattaforma affrontino parzialmente il tema, persistono lacune in materia di trasparenza, supervisione umana, protezione dei dati e diritto all’informazione. Alcuni Paesi stanno agendo autonomamente: i Paesi Bassi hanno introdotto un registro pubblico degli algoritmi, l’Italia impone ai datori di lavoro di dichiarare l’uso di sistemi algoritmici e la Germania prevede di estendere le tutele anche ai lavoratori autonomi. Tuttavia, queste iniziative nazionali differiscono notevolmente tra loro, rischiando di rendere ancora più frammentato il mercato unico.
Lo studio propone tre possibili percorsi per l’azione dell’UE:
- Una raccomandazione europea sul tema, che lascerebbe ampio margine normativo e di azione agli Stati membri;
- La modifica/integrazione di leggi pre-esistenti, come la direttiva sul lavoro su piattaforma;
- Un nuovo strumento legislativo dedicato all’AM, che potrebbe fornire regole chiare e proporzionate sullo strumento, con procedure semplificate per i casi a basso rischio e per le PMI.
La terza opzione viene considerata la più efficace dal punto di vista della certezza giuridica, della parità nelle condizioni di concorrenza e del livello uniforme di tutele per i lavoratori europei.
Secondo il centro studi del PE, un intervento coordinato dell’Unione porterebbe benefici sia ai lavoratori sia alle imprese: da un lato, assicurerebbe pari protezione dei diritti fondamentali, compresa la privacy e la salute mentale; dall’altro, ridurrebbe la frammentazione normativa e i costi di conformità per le aziende operanti in più Paesi.
Il rapporto costituirà la base del futuro documento legislativo del Parlamento europeo sul tema, intitolato “Digitalisation, Artificial Intelligence and Algorithmic Management in the Workplace – Shaping the Future of Work”.
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