Dalla Ue 315 miliardi di investimenti

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“L’Europa sta voltando pagina dopo anni di sforzi per promuovere la credibilità fiscale e le riforme”, con queste parole  il presidente della Commissione europea, JeanClaude Juncker, apre il discorso alla plenaria del Parlamento europeo con cui presenta il piano per “stimolare” gli investimenti che si fonda su 21 miliardi di capitale pubblico (garanzie del bilancio europeo per 16 miliardi, altri 5 miliardi arrivano dalla Banca europea per gli investimenti – Bei) e che dovrebbe mobilitare 315 miliardi di investimenti.

La Commissione Juncker stima, infatti,  che per ogni euro investito dal fondo se ne possano mettere in moto altri 15 da parte dei governi dei Paesi membri e anche da parte dei privati. L’attrattiva, per questi ultimi, si dovrebbe fondare sul fatto che il rischio maggiore degli investimenti si sposta sulle garanzie pubbliche inoltre  “I contributi degli Stati saranno fuori dal deficit e dal debito”. Significa che non verranno conteggiati nei parametri fissati dal Patto di Stabilità e Crescita e dagli altri trattati sul rigore di bilancio a livello Ue.

Il pacchetto, che ricorda per molti versi il Libro bianco presentato nel 1993 da Jacques Delors, prevede la creazione di un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (l’Efsi), con un un capitale iniziale di 21 miliardi di euro, si legge nella documentazione pubblicata ieri dalla Commissione. Il denaro è limitato a un apporto di cinque miliardi della Banca europea degli investimenti. Il resto è composto da 16 miliardi di garanzie comunitarie, di cui otto garantiti a loro volta da fondi esistenti nel bilancio europeo.  Paesi membri potranno investire denaro proprio nel capitale, se lo vorranno.

Proprio in questi giorni un gruppo di lavoro composto anche dai Paesi membri sta lavorando a una prima lista di progetti. Bruxelles ha deciso che dei 315 miliardi di euro di investimenti generati dal Fondo, 240 miliardi andranno a progetti strategici, 75 a piccole e medie imprese. Sempre a proposito di cifre, la Commissione europea prevede che il piano possa aumentare il prodotto interno lordo a lungo termine per un totale di 330-410 miliardi di euro, e creare 1,0-1,3 milioni di posti di lavoro all’anno nel triennio.

Il piano segue quindi tre linee ossia  investimenti, responsabilità di bilancio, riforme strutturali. Sul fronte europeo, l’esecutivo comunitario intende rilanciare la possibilità delle cartolarizzazioni finanziarie; promuovere un mercato dei capitali in modo da aiutare il finanziamento delle piccole imprese; rafforzare il mercato unico delle telecomunicazioni; ridurre gli ostacoli ai trasporti intra-europei sui mari, nei cieli, su rotaie; facilitare l’import-export di fonti energetiche tra i Ventotto.

Il presidente della Commissione ha indicato per giugno 2015 il l’operatività del piano mentre la scelta dei progetti sarà affidata a “esperti” con lo scopo finale di “drenare denaro verso i paesi che più hanno sofferto per la crisi”.