Jobs act, si discute

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In attesa del Consiglio dei Ministri fissato per il prossimo 20 febbraio, c’è fermento sul decreto attuativo del Jobs act sulla revisione delle tipologie contrattuali, “il ‘Codice dei contratti”. E mentre  il ministro del Lavoro,  Giuliano Poletti, ribadendisce che ora “l’urgenza assoluta è la predisposizione dei decreti di attuazione” della riforma del lavoro. Fatto questo, penseremo ad altro” mettendo così a tacere chi aveva ipotizzato che a breve il Governo avrebbe affrontato il nodo “riforma delle pensioni, arrivano le prime indiscrezioni soprattutto sul fronte contratti.

Un graduale superamento della tipologia delle collaborazioni a progetto, infatti, sembra essere il punto di incontro e scontro anche se altri  temi giacciono sui tavoli tecnici. Un generale ripensamento della struttura delle collaborazioni coordinate e continuative, per renderle una forma genuina di rapporto flessibile, la cancellazione delle associazioni in partecipazione, il lavoro intermittente (a chiamata) sul quale la maggioranza è divisa tra quanti vorrebbero salvarlo, mentre il ministero del Lavoro è orientato all’eliminazione per sostituirlo con un allargamento del voucher per il lavoro accessorio e del part-time.-
Sull’apprendistato si va verso una robusta semplificazione degli adempimenti formativi a carico delle imprese e verso un azzeramento dei costi e delle quote obbligatorie di stabilizzazione per l’apprendistato per il diploma e la qualifica professionale e di alta formazione.

Alla riunione di Governo del 20 febbraio potrebbero arrivare anche il Dlgs con la revisione degli incentivi e il provvedimento sulla conciliazione vita-lavoro, in dubbio invece il Dlgs sulla riforma degli ammortizzatori. Per il varo dell’Agenzia nazionale si dovrà invece aspettare la primavera.

«Il ministro Poletti deve esercitare la delega per la redazione di un testo unico riferito non solo alle tipologie contrattuali ma, come hanno poi voluto le Camere, anche al contenuto dei rapporti di lavoro – ha dichiarato il presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi. – Una sorta di nuovo Statuto sostitutivo di quello prodotto nel 1970 con la sola eccezione della parte relativa alle relazioni industriali. Un eventuale irrigidimento ulteriore delle tipologie contrattuali, combinato con la flessibilità in uscita incerta e limitata del primo decreto, produrrebbe l’effetto negativo già sperimentato con la legge Fornero. Sarebbe inaccettabile, bruceremmo ancora posti di lavoro».

Replica il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd): «Non è affatto un irrigidimento il voler introdurre nuove norme che possono fare pulizia sulle tipologie contrattuali, cancellando le forme spurie di flessibilità e di falso lavoro autonomo».