Molise, una Regione che punta alla “parità culturale”

470

Il Molise è una delle poche Regioni che hanno deciso di puntare l’attenzione sui professionisti prendendo spunto da quanto deciso in Europa ossia l’equiparazione di questi alle Piccole e Medie Imprese. Ne parliamo con il direttore della programmazione, l’ingegnere Massimo Pillarella .

Quali sono stati i passi che hanno portato la Regione a equiparare i liberi professionisti alle PMI?

Il riconoscimento, condiviso, di una sostanziale parità “culturale” nei comportamenti operativi tra PMI e professionisti, nell’assunzione dei rischi, nella mancanza di una tutela di natura pubblica, soprattutto in un momento di grave crisi che ha visto i soggetti con rilevanza economica fortemente penalizzati in termini di accesso al credito, nel valore aggiunto di servizi e forniture in grado di erogare per la collettività. La Regione ha inoltre condiviso il percorso europeo di riperimetrazione della natura e delle caratteristiche dei professionisti, nella direzione di una convergenza progressiva di assimilazione alle PMI”.

Fse e Fesr unite nella gestione perché e cosa comporta? 

“Per andare incontro ad una esigenza, avvertita da tempo in Regione, di avere un coordinamento forte ed unitario sulla programmazione ed evitare, come successo in passato, di realizzare azioni non allineate su fondi che rappresentano la stella polare di sviluppo per il territorio. In altri termini mettere insieme i due fondi Fesr ed Fse può significare, ad esempio, coordinare percorsi formativi e di ricollocazione dei lavoratori in settori coerenti con le scelte fatte in materia di settori produttivi di specializzazione intelligente, di ricerca e di innovazione, per creare una filiera virtuosa tra capitale umano e capitale di impresa”.

Por, quali sono gli assi principali di finanziamento?

“Di seguito si riportano. Asse 2 – “Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché Asse 3 – “Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura” – OT 3;settori” – OT 4;Asse 6 – “Promuovere l’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori” Asse 7 – “Promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di Asse 8 – “Investire nell’istruzione, formazione e formazione professionale, per le competenze e Asse 9 – “Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e 

  1. un’amministrazione pubblica efficiente” – OT 11.
  2. l’apprendimento permanente” – OT 10;
  3. discriminazione” – OT 9;
  4. – OT 8;
  5. Asse 5 – “Tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse – OT 6;
  6. Asse 4 – “Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i
  7. l’impiego e la qualità delle medesime” – OT 2;
  8. Asse 1 – “Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione” – OT1;
  9. Gli assi coincidono con gli Obiettivi tematici e non poteva essere diversamente visto che in qualche modo rappresentano una scelta obbligata dall’Accordo di Partenariato dell’ottobre 2014; pur tuttavia, per rispettare i principi di concentrazione, di ring fencing e di adeguata massa critica, alcuni Obiettivi Tematici , quali il 5 ed il 7, sono stati eliminati con impegno a realizzare gli interventi comunque importanti nella strategia regionale con altre risorse.”

 

Come ha impattato la crisi nel Sistema Molise?

“In un modo decisamente violento, a partire dal 2009, in termini di drastica riduzione di accesso al credito e di richiesta di rientro anticipato dalle posizioni di castelletto e/o di esposizione. Il sistema regionale ha poi costruito una difesa, quasi fisiologica, legata sia alla dimensione di piccole imprese con una disponibilità a fare rete sia alla messa in campo di strumenti di garanzia regionali attraverso la finanziaria regionale Finmolise per oltre 30 milioni di euro, valore particolarmente interessante per una regione delle dimensioni del Molise e che ha raggiunto l’indice di rotazione 1:1. Per le imprese che sono sopravvissute l’effetto più rilevante è stata la perdita drastica di quota privata di investimenti in ricerca ed innovazione con ulteriore calo di competitività”.

Spesso si parla di cattiva gestione dei fondi ma difficilmente della necessità di un cambiamento della cultura di utilizzo di questi e della mancanza di partecipazione ai bandi. Come è possibile intervenire?

“Con una forte azione di sensibilizzazione del partenariato e delle popolazioni locali. Gli enti pubblici hanno chiaramente tantissime responsabilità soprattutto per i tempi di istruttoria, a volte per i pagamenti, ma non è il caso dei fondi strutturali per i quali in Regione i mandati sono pagati in tempo quasi reale per evitare il rischio del cosiddetto disimpegno automatico. E’ però necessario creare anche una migliore cultura, di posizione rispetto ai fondi, da parte dei beneficiari e soprattutto dei consulenti (e quindi dei professionisti) non sempre adeguatamente preparati, con un approccio troppo generalista e con poca apertura ad avere percorsi interprofessionali”.

Dai bandi ai professionisti a?… quale saranno le prossime sfide dell’Amministrazione ? 

“La prossima sfida è decisamente la semplificazione amministrativa, la voglia di ridurre i tempi di lavoro delle pratiche, migliorare le performances dei bandi, avvicinare la popolazione al mondo degli aiuti diretti ed indiretti. La regione si sta attrezzando per i bandi elettronici, gli impegni a tagliare i tempi di istruttoria, la fornitura di servizi di assistenza tecnica maggiormente adeguati e strutturati”.