Medici stressati. Anaao, rischio “morte professionale”

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Medici stressati fino a perdere l’empatia ed arrivare alla “morte professionale”. La denuncia arriva da Anaao Assomed, l’associazione dei medici dirigenti, che, tra ottobre 2014 e febbraio scorso, ha lanciato un sondaggio, e i racconti dei quasi duemila professionisti interpellati, il 42,6 per cento dei quali ha un’età tra i 51 e i 60 anni,  parlano da soli. Turni massacranti, 8 notturni al mese, oltre 150 ore di straordinario all’anno, spesso senza essere pagati . E con il blocco del turn over e i tagli ai trasferimenti alla sanità che hanno superato i 30 miliardi di euro in quattro anni, medici e infermieri negli ospedali di tutta Italia sono costretti a lavorare anche dopo il turno di notte.

Inoltre la maggior parte degli intervistati  ha un contratto a tempo indeterminato da più di 15 anni. Tra i medici di età inferiore a 30 anni, il 92,4% ha un contratto di formazione specialistica e solo il 7,6% ha un contratto a tempo determinato. Secondo il 73,59 per cento degli intervistati, nella propria unità operativa da almeno due anni non viene assunto alcun medico. Per quasi la metà del campione, invece, non ci sono assunzioni da almeno cinque anni. Ciò si verifica soprattutto nelle regioni sottoposte negli ultimi anni a piani di rientro, con tagli organici fino al 15 per cento che hanno sfruttato i pensionamenti senza compensare la contrazione dei contratti a tempo indeterminato con contratti a tempo.

E in campo scende anche Anaao Giovani che, proprio nei giorni scorsi,  ha lanciato un altro sondaggio per conoscere cosa pensano i camici bianchi dello stato attuale del Servizio sanitario nazionale. Questa volta, on line, i sanitari dovranno rispondere a quesiti quali: Quale consapevolezza hanno i medici ospedalieri del “problema sanità”, dei rischi che corre il sistema pubblico? Quale la loro percezione di qualità e di equità del Ssn? Quali le loro scelte, quando si immaginano essi stessi pazienti?

“Se più volte è stata indagata l’importante opinione della popolazione riguardo al funzionamento e allo stato di salute del Ssn – spiega il sindacato in una nota – con questa indagine intendiamo sondare anche la prospettiva del medico ed il suo livello di soddisfazione per una Sanità che conosce bene. Il perimetro entro cui la sanità cerca di sopravvivere è ormai ben noto. La crisi economica che ormai da anni soffoca il nostro Paese sta avendo pesanti conseguenze sul Servizio sanitario nazionale, principalmente per la costante riduzione della spesa sanitaria pubblica. E a quanto pare, non ci sono previsioni di miglioramento: per il futuro non ci si può che aspettare un drastico arretramento della posizione italiana nel panorama dei sistemi sanitari europei, ora orgogliosamente posizionato tra i migliori. I piani di rientro imposti ad alcune Regioni, i tagli al personale con il blocco del turn over endemico e i ridotti finanziamenti, hanno inevitabilmente compromesso l’offerta di servizi e la qualità dell’assistenza, e con questo accresciuto le diseguaglianze sociali .L’aumento del costo dei ticket, l’allungamento delle liste d’attesa, le varie proposte di riorganizzazione della rete ospedaliera che prevedono ospedali piccoli e medi sempre più depauperati di specialità e servizi, sono tutti fattori che mettono seriamente a rischio l’universalismo del Ssn. Il nostro Ssn, in cui è sempre stata garantita la possibilità di accedere in egual misura alle prestazioni sanitarie a parità di bisogno, sembra vacillare: i dati Istat 2015 ci parlano di uno stato di salute della fascia di popolazione più fragile, per reddito e scolarità, sempre più precario. Si confermano poi le notevoli differenze regionali, con il Mezzogiorno d’Italia svantaggiato e con indicatori di salute complessivamente peggiori. La sanità privata invece trova nuovo vigore, forte della migrazione di pazienti che vi si rivolgono, data la spesa concorrenziale e i ridotti tempi d’attesa per le prestazioni”.