di Alberto Oliveti
Per prima cosa faccio notare che, nell’ambito degli investitori istituzionali presi in esame dal quinto Report annuale del Centro Studi e Ricerche di Itinerari previdenziali, le Casse di previdenza privatizzate, diversamente dagli altri, vivono di una contribuzione obbligatoria sui redditi dei professionisti che compongono la loro platea caratteristica. Pertanto gli amministratori eletti devono fare investimenti, che finanziano le prestazioni di rango costituzionale, in una logica necessariamente oculata e lungimirante di tipo conservativo più che speculativo, estremamente attenta alla previsione del rischio assunto più che alla redditività attesa.
Per garantire l’equilibrio delle gestioni vanno rispettati rigorosamente indicatori di sostenibilità e di adeguatezza. Di conseguenza le asset allocation devono seguire rigorosamente i criteri che permettono di rispettare il profilo e l’orizzonte temporale di tenuta prescritto dalle normative, e che viene correttamente vigilato da coloro che sono demandati a farlo.
Gli investimenti delle Casse si declinano nei tradizionali asset: obbligazionario, con al suo interno una prevalenza di titoli di stato; azionario, soprattutto in una quota legata ai fondi immobiliari più che un azionario diretto; monetario; alternativo; e una componente immobiliare che tendenzialmente si sta riducendo come gestione diretta e come profilo totale, ma che vede la prevalenza della gestione tramite fondi immobiliari.
In questi tempi in cui le redditività si sono ridotte, a meno di voler correre rischi impropri, le Casse si trovano di fronte all’esigenza di valutare l’assunzione di una quota di rischio molto contenuta per garantire però la redditività attesa. Vengono quindi esaminati con attenzione investimenti del tipo total return o multi asset, fermo restando che, nell’ambito dei primi, l’obiettivo di redditività fissato non implichi rischi francamente inaccettabili per la situazione e lo status istituzionale delle Casse. La stessa logica del multi asset, e cioè conferire a un unico gestore vari tipi di investimenti nell’ambito di un unico portafoglio, deve essere sempre strettamente vincolata al profilo di rischio che diventa un elemento importante nelle politiche di investimento. Nella definizione della politica di gestione di una Cassa, viene infatti sempre più privilegiata un’impostazione di asset liability management con investimenti liability-driven, per garantire il finanziamento puntuale delle prestazioni senza correre rischi inopportuni.
Efficacemente assolta la funzione prioritaria di finanziare le prestazioni previdenziali e assistenziali, sempre di più nell’ambito delle Casse si sta sviluppando una tendenza a investire nelle aree professionali caratteristiche delle platee degli iscritti per sviluppare il loro lavoro con un collegamento stretto tra logica di redditività e obiettivi di crescita delle opportunità professionali, e per sostenere gli iscritti con un welfare non solo in termini di tranquillità ma anche di maggiori possibilità di competitività.
In tal modo le Casse, attraverso gli investimenti, perseguono obiettivi di tenuta dei sistemi lavorativi soprattutto in un periodo di grande evoluzione tecnologica e digitale. Le platee dei liberi professionisti sono ritenute al pari delle piccole e medie imprese motori di sviluppo e di crescita del sistema Paese, è in tal senso quindi che noi intendiamo declinare il nostro sostegno all’economia reale del Paese.
Riteniamo sia indispensabile dotarci di un sistema di regolazione degli investimenti cooperando con i ministeri, per poter condurre investimenti che siano a garanzia degli iscritti, della tenuta dei sistemi ma che possano anche permettere lo sviluppo professionale e la soddisfazione della nostra mission istituzionale. Valutiamo anche investimenti alternativi con un’attenzione estrema però ai profili di rischio.
Cosa chiediamo al Governo
Al Governo chiediamo coerenza e costanza delle regole, perché la volatilità legislativa non permette di programmare le attività con una visione prospettica e strategica necessaria per garantire sicurezza soprattutto ai giovani.
Subiamo una doppia tassazione, che non ha eguali negli altri sistemi previdenziali europei simili e che riduce la competitività dei nostri giovani in un mercato globalizzato, mentre sul piano nazionale è pari a quella degli enti speculativi. Invitiamo dunque lo Stato a procedere nella tendenza di defiscalizzare alcuni tipi di investimento, concordandone il perimetro in una maggiore stabilità delle regole.
Il nostro obiettivo strategico rimane quello che la tassazione a noi applicata venga equiparata a quella dei nostri analoghi europei, nelle more chiediamo che una quota parte di questo prelievo destinato alla fiscalità generale possa essere assegnato a una sorta di fondo di compensazione per le casse, il cui ‘sottostante’ lavorativo evidenzi crisi legate al cambiamento demografico e tecnologico. D’altro canto le Casse contribuiscono al welfare in due misure, con le prestazioni nei confronti degli iscritti, come da ruolo istituzionale, e per il resto della popolazione con la fiscalità generale.
Siamo convinti, e i numeri lo confermano, di aver creato valore aggiunto, a ricaduta sull’economia e sul welfare del Paese, che sostanzia il nostro essere parte attiva nella crescita e nello sviluppo, così come ci viene riconosciuto anche dalla stessa Europa.
In definitiva chiediamo di poter lavorare secondo le regole originarie per perseguire le finalità pubbliche che ci spettano, in autonomia di mezzi, debitamente controllati e vigilati nelle attività della nostra missione istituzionale e non sui singoli atti.