“Ben venga il sostegno del lavoro in crisi acuta ma estenderlo alle Casse non è un passaggio banale e implica un approccio di perequazione. Noi paghiamo già una doppia tassazione sui contributi versati dai nostri associati, un obbligo che non esiste negli altri Stati europei. Non è pensabile l’imposizione di un contributo ulteriore: ci diano la possibilità di usare una parte della somma che versiamo al Fisco, che ammonta a circa mezzo miliardo all’anno. Oppure si intervenga sulla doppia tassazione” così il Presidente dell’AdEPP e dell’Enpam, Alberto Oliveti, in un’intervista pubblicata su Repubblica.
Ma non è questa la via che intende seguire il governo – scrive la giornalista di Repubblica – a giudicare dalla bozza non ancora presentata al tavolo con le professioni elaborata dalla commissione ministeriale per la riforma degli ammortizzatori sociali. Il documento ipotizza un esonero contributivo per tre anni per i neo iscritti alle Casse e prevede un contributo ulteriore a carico solo di chi superi una certa soglia annua di reddito, che finanzi il nuovo ammortizzatore sociale a cui avrà diritto chi è costretto a smettere di lavorare.
