L’Editoriale. Il lungo cammino delle donne ….. notaio

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di Valentina Rubertelli

Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato

Se una donna medico fa ripugnanza, una donna notaio fa ridere, una donna avvocato spaventa”. Si tratta delle considerazioni del drammaturgo francese Ernest Legouvè, scritte nella “Historie morale des femmes”. Parole che oggi ci fanno sorridere, ma che dimostrano quanto difficile sia stato il cammino delle donne nelle professioni.

La prima donna notaio in Italia fu, nel 1927, la ventisettenne Elisa Resignani. In realtà nel 1913 ci fu Adele Pertici, la prima donna a chiedere di essere iscritta come praticante al Consiglio notarile di Roma, e che – dopo un primo via libera – fu radiata dal Tribunale di Roma, su richiesta del Procuratore del Re, con il divieto per le donne di esercitare un pubblico ufficio. Dopo anni di liti giudiziarie, quando nel 1920 le fu riconosciuto il diritto di esercitare, Adele Pertici rinunciò alla professione notarile e si dedicò all’insegnamento e alla famiglia.

Oggi la situazione è mutata. Il Notariato nel corso degli anni ha avuto, infatti, una componente femminile in costante crescita. I dati dimostrano che il 50% dei vincitori del concorso notarile è donna, così come il 37,2% dei notai in esercizio, percentuale che arriva al 48% fra gli under 40. E parliamo di una categoria che da sempre, grazie a un concorso pubblico gestito dal Ministero della Giustizia, garantisce il libero accesso a chiunque.

Nella mia esperienza quotidiana di notaio, sono convinta che essere donna aiuti. La funzione pubblica porta inevitabilmente a diventare una sorta di confessore per il cliente: per interpretare le esigenze del cliente e trasformarle in atti giuridici secondo legge si svolge una delicata attività di indagine della volontà della parte. E in questo, noi donne abbiamo una marcia in più.

La professione notarile, inoltre, attenua il grande problema del “pay gender gap” tipico del lavoro femminile. I notai svolgono una funzione pubblica delegata dallo Stato, il che implica che il loro successo professionale possa dipendere, in parte, anche dalla sede cui vengono assegnati dal ministero della Giustizia, essendovi, come per i giudici, una organizzazione volta a garantire assistenza a tutto il territorio nazionale, anche il più disagiato.

A livello di “politica di categoria”, la scalata delle donne ha incontrato maggiori ostacoli come del resto in tutti gli organi rappresentativi. Sono la prima Presidente del Notariato italiano, ma sicuramente non sarò l’ultima e mi piace pensare che anche il Notariato si sia inserito in un processo irreversibile di Empowerment femminile.

Ma sono convinta che la vera parità di genere si basi sulla parità di condizioni competitive tra uomini e donne. Nella mia carriera ho partecipato a diversi tavoli di lavoro istituzionali per promuovere le quote rosa nelle sedi di potere. Nonostante ritenga che imporla per legge non sia una soluzione al problema, la legge Golfo Mosca ha sicuramente aiutato a scardinare il sistema. Una legge “essenziale”, primo e indispensabile volano per ridurre il gap di genere. Ed ora, a 10 anni di distanza, sono necessarie nuove azioni affinché si possa parlare di vera inclusione di genere tra uomo e donna.

Dobbiamo continuare a lavorare seguendo questo solco – in sinergia anche con le altre professioniste e con le istituzioni – per creare, da un lato, un ambiente lavorativo adatto alle esigenze delle donne a cui è sempre demandata la cura della famiglia, dall’altro intraprendere un percorso che possa ridurre il divario ai vertici delle aziende e degli enti della rappresentanza femminile. La partecipazione paritaria di donne e uomini a tutti i livelli della società svolge un ruolo essenziale nel garantire sviluppo e democrazia, crescita economica, oltre a manifestare la maturità politica del Paese.