Rivoluzione Cassa Forense

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Il Presidente Valter Militi l’ha definita “svolta epocale” sottolineando che la scelta avviene “a settant’anni dall’Istituzione di Cassa Forense con la legge 8 gennaio 1952, n.6, da un sistema pensionistico retributivo ad uno contributivo”.

“Un cambiamento necessario per far fronte alle mutate esigenze e rispondere alle previsioni emerse dall’ultimo bilancio tecnico attuariale a 30 anni – ha detto il Presidente di Cassa Forense – un intervento strutturale che ha prestato particolare attenzione ai ‘diritti quesiti’ e alle ‘aspettative’ in corso di maturazione degli iscritti, con assoluto rispetto del principio del pro-rata temporis”.

Certo è che la demografia ha avuto il suo peso. “Il quadro demografico della categoria, e la sua tendenza nel futuro ci ha obbligati a intervenire – spiega il presidente Militi – visto che dall’attuale rapporto di 7 iscritti per ogni pensionato si arriverà prima o poi a un valore decisamente più basso, e d’altronde siamo convinti che un intervento tempestivo era più efficace e meno oneroso rispetto a uno effettuato in futuro. Anche le stesse modifiche ad aliquote e importi minimi che questa riforma ha introdotto trovano la loro giustificazione in simulazioni e modelli statistico-economici, che ci hanno permesso di quantificare con precisione la misura degli aumenti dei contributi assicurativi, essendo prioritario l’obiettivo di mantenere in equilibrio il sistema previdenziale degli avvocati”.

Da sottolineare che il Regolamento sulla previdenza degli avvocati deve essere approvato dai ministeri che vigilano sulla Cassa (Lavoro, Giustizia ed Economia)e che come il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo non riguarderà tutti gli iscritti ma solo il 57% degli avvocati, in modo differenziato a seconda degli anni di iscrizione all’istituto. È stato infatti previsto il meccanismo del “pro rata temporis” (mutuato dalla riforma Dini del 1995), che si basa sulla divisione degli iscritti a Cassa forense in 3 categorie:

1) coloro che restano soggetti al vecchio modello retributivo, ossia gli avvocati con iscrizione superiore ai 18 anni a fine 2023, quantificati in 97.000 professionisti;

2) coloro che saranno soggetti a un sistema misto, ovvero i professionisti con anzianità contributiva inferiore ai 18 anni a fine 2023, stimati in 126.800 iscritti;

3) coloro che saranno soggetti al modello contributivo puro, vale a dire gli avvocati che si iscriveranno a Cassa forense a partire da inizio 2024.

 

 

I punti della riforma

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