Stati Generali AdEPP. Oliveti “Guardare avanti in maniera logica e pragmatica”

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L’intervento del Presidente AdEPP, Alberto Oliveti, agli “Stati Generali della Pre-videnza dei Liberi Professionisti” e a questo link la video intervista a Il Sole 24 Ore/Radiocor https://stream24.ilsole24ore.com/video/radiocor/riduzione-aliquote-rendimenti-buon-segnale-attenzione-parte-governo/AEXppgDD

Buongiorno a tutti, benvenuti agli “Stati Generali della Pre-videnza dei Liberi Professionisti”. Previdenza come avete notato è scritta con un trattino. È un artifizio voluto, forse anche un banale stratagemma per centrare l’attenzione sul significato di questo incontro.

Gli Enti di previdenza privati sono enti intermedi, non commerciali, senza scopo di lucro, che hanno una funzione pubblica di protezione sociale, a cui corrispondono dei diritti di privati.

Sono enti rivolti ai professionisti iscritti ad albi tenuti da Ordini e Collegi professionali. Il loro compito è quello di trasformare i contributi obbligatori degli scritti in prestazioni previdenziali, gestendo un patrimonio che è fatto di contributi accantonati a garanzia della tenuta del sistema. Gli investimenti devono essere soprattutto diversificati, con un’attenzione alla ricaduta positiva sulle rispettive professioni da un lato, e sull’ economia del Paese dall’altro.

Io credo che questa sia la nostra principale responsabilità etica e sociale.

Mentre nei rapporti che abbiamo presentato a dicembre nella sala del museo Ninfeo (il 12° rapporto sulla previdenza, il 6° rapporto sugli investimenti e il 3° rapporto sul welfare) ci siamo un po’ raccontati. È stato un racconto basato su numeri, su fatti, su dati, su informazioni; gli Stati Generali invece sono un confronto pubblico, da un lato con il mondo politico-regolatorio e dall’ altro con il mondo economico (società d’investimento, imprese, banche, assicurazioni) e con tutti gli altri attori.

CONFRONTO CON LA POLITICA

Ci auguriamo di avere buone notizie dai settori politici di governo. Con loro vorremmo instaurare relazioni positive e continuative, per esempio su alcuni ambiti d’interesse. Li elenco:

  • la regolamentazione degli investimenti, sapendo che il comma 311 della Legge di bilancio 2023 prevede che entro il 30 giugno, mediante decreto ministeriale, debbano essere definite delle disposizioni d’indirizzo. Poi toccherà alle Casse, una per una, regolamentare internamente per poi trasferire questi regolamenti interni all’approvazione, come da regola, dei Ministeri vigilanti. È un passo avanti molto importante, una modalità molto rispettosa delle nostre peculiarità. Apprezziamo;
  • C’è poi la legge delega per la riforma fiscale nella quale auspichiamo la riduzione del fisco applicato ai rendimenti delle Casse per produrre più e migliore welfare. Una misura che si aggiunga a quel percorso di fiscalità di scopo, che abbiamo intercettato in un momento grave e straordinario come è stato quello dell’epidemia e che è stato recepito correttamente dal Ministero del lavoro;
  • ridefinizione delle regole per gli appalti che riguardano, per esempio, le nostre modalità d’investimento. Perché navigare nei mercati finanziari significa navigare a vele libere, con delle regole di buonsenso e di prudenza che ci diamo, ma senza essere ingessati da regole esterne che rallenterebbero la nostra capacità poi di mettere a reddito i contributi che dobbiamo investire;
  • l’ equo compenso, che riteniamo sia stato un intervento importante, pur con qualche passaggio da affinare che non rileva sul tutto. Ringrazio tutti coloro che hanno portato avanti questo percorso;
  • le società tra professionisti. Si devono favorire le aggregazioni professionali sia nell’ambito delle stesse professioni sia tra professioni diverse. Sottolineo il confronto che abbiamo condiviso al tavolo del lavoro autonomo delle professioni ordinistiche, veramente meritorio, voluto dal Ministro del lavoro.
  • la semplificazione, per riportare coerenza tra il nostro mandato istituzionale e i controlli e le normative;
  • il recupero di platee di iscritti, sto pensando ai tirocinanti delle professioni, e sto pensando agli specializzandi della mia Cassa di previdenza Enpam. Dobbiamo cercare di ampliare la platea dei nostri iscritti tenendo presente la qualità delle professioni intellettuali;
  • le politiche attive del lavoro sul quale ci stiamo muovendo di concerto con il tavolo sul lavoro autonomo insieme a rappresentanti delle categorie ordinistiche professionali, che ringrazio per il loro impegno;
  • riconsiderare, se è il caso, i criteri di sostenibilità delle Casse. Le Casse infatti vivono di sostenibilità ma anche di solvibilità. Devono cioè essere in grado di dare supporti immediati, come abbiamo visto – ahinoi, e speriamo sia l’ultima volta – nel corso della pandemia. Ma le Casse devono anche rispettare quel tessuto di solidarietà che deve caratterizzarle e quei criteri di equità tra generazioni subentranti che poi sono la catena portante di trasmissione di questo mondo della previdenza. Una catena di trasmissione che si deve centrare molto sulle professioni e quindi incidere su un patto professionale più che semplicemente generazionale tout-court;
  • il coinvolgimento decisionale. Un percorso è stato attivato sia al Ministero del lavoro che al Mef, e crediamo che questo confronto possa continuare. Noi ci dichiariamo disponibili al massimo per cercare di realizzare tutto il meglio possibile.

Questi sono alcuni temi in discussione e presentati ai tavoli di confronto con i Ministeri.

CONFRONTO CON LE IMPRESE

Con il mondo dell’impresa, degli investimenti finalizzati a finanziare le prestazioni, vogliamo invece confrontarci per comprenderne scenari e dinamiche, definire con chiarezza lo spazio e i limiti del nostro ruolo istituzionale per identificare percorsi e strategie comuni

C’è tanto da fare su questo e credo che come una buona orchestra stiamo assonando gli strumenti per uscire con una melodia accettabile.

CHE SENSO ABBIAMO

Come logica risultante di questa duplice interrelazione politica/economica, penso che si debba aprire un confronto tra noi stessi al fine semplice di essere migliori come professionisti e come rappresentanti di enti intermedi deputati alla protezione sociale delle categorie.

Chi siamo, dove andiamo? In definitiva, hanno un senso oggi i liberi i professionisti intellettuali? Sono utili in tutto questo cambiamento demografico economico e tecnologico? Se in realtà lo sono, che ruolo vuole dare loro il Paese?

Perché se l’Italia, così come mutuato dall’ Europa, considera i professionisti, al pari delle piccole e medie imprese, come motori di sviluppo e di crescita e quindi di progresso e di ripresa, di rilancio, da un lato attendiamo dal Governo l’indirizzo per la declinazione pratica di quest’assunto e dall’ alto sottolineiamo che non ci possa essere innovazione sviluppo o crescita se non c’è coesione e inclusione sociale

Abbiamo bisogno della condivisione su questo tema affinché venga dato il giusto rilievo alle nostre professioni.

Non dobbiamo essere visti solamente come potenziali fornitori di finanziamento alle piccole e medie imprese – peraltro cosa interessante – ma come attori strategici della crescita del Paese, perché non ci può essere buona previdenza se non c’è buon lavoro.

Viviamo di riconoscimento sociale: del riconoscimento dell’utilità o, meglio, della necessità delle nostre professioni. La visibilità e la considerazione che cerchiamo di perseguire sono elementi imprescindibili dello sviluppo e della crescita alla quale siamo assegnati.

Ribadisco: dobbiamo però avere riconoscimento sociale.

Credo che a fronte del cambiamento questo sia il momento per aprire un dibattito sulla definizione di ciò che è il libero professionista intellettuale in questo Paese.

Questo significa il trattino nella parola Pre-Videnza. Il senso è cercare di guardare avanti in maniera logica e pragmatica, cercando di essere al tempo stesso lungimiranti e tempestivi negli interventi, esercitando una cautela necessaria per diversificare i nostri investimenti che sono a finalità previdenziale, e determinati a migliorare il nostro posizionamento in una società che cambia velocemente.

Vogliamo ribadire il ruolo del professionista, della sua etica e della sua responsabilità. È un ruolo che va senz’altro adattato al tempo del cambiamento, ma che va anche raccontato e opportunamente sostenuto.