Un successo il 2^ Forum annuale di ESIP dedicato al ruolo della sicurezza sociale nel mondo del lavoro che cambia.

106

Il 12 ottobre si è tenuto a Bruxelles il 2^ Forum annuale di ESIP, la piattaforma europea delle istituzioni di sicurezza sociale, incentrato sul ruolo degli enti di previdenza nel mondo del lavoro che cambia (Europe’s social security systems and the changing world of work). L’evento ha raccolto numerosi rappresentanti degli enti nazionali, esponenti delle istituzioni e delle parti sociali europee, nonché stakeholder del settore, che si sono confrontati su vari aspetti della sicurezza sociale di particolare attualità: l’accesso alla protezione sociale per tutti, le implicazioni della digitalizzazione del lavoro per la sicurezza sociale e la salute mentale sul posto di lavoro.

Introdotto dalla Presidente dell’ESIP, Anne-Claire Le Bodic, che ha richiamato l’importanza degli investimenti per la sicurezza sociale in un periodo storico caratterizzato da grandi cambiamenti demografici e dalla duplice transizione digitale e verde. “Gli enti previdenziali devono tenere conto di tali trasformazioni che richiederanno importanti investimenti sociali sia per l’aumentato numero di persone impegnate in attività di cura verso una popolazione sempre più anziana sia per la digitalizzazione in atto nel mondo del lavoro, che richiederà adeguate competenze per la continuità lavorativa e previdenziale” ha affermato la presidente, che ha aggiunto “In questo contesto, per gli enti di previdenza è necessario garantire la protezione dei lavoratori, al fine di assicurare la sostenibilità dei loro sistemi”. Ha quindi ricordato come la digitalizzazione abbia favorito l’aumento dello scambio di informazioni tra enti di previdenza degli Stati membri e come gli stessi enti abbiano svolto un ruolo fondamentale nella rete creata a sostegno dei cittadini durante la crisi pandemica del 2020-2021 per l’erogazione delle varie forme di supporto introdotte a livello europeo e nazionale. Ella ha quindi ribadito l’apprezzamento di ESIP per le politiche al centro della prossima Presidenza belga dell’UE (primo semestre 2024), che mirano a rafforzare la sicurezza sociale per coloro che lavorano, compresi i lavoratori delle piattaforme, ma anche a promuovere la salute mentale delle persone, con misure per le transizioni lavorative e per la salute sul posto di lavoro. La recente proposta della Commissione di un quadro di coordinamento della sicurezza sociale nell’UE potrà essere attuata solo se le istituzioni previdenziali saranno regolarmente consultate in tutti questi ambiti, come ESIP ha chiesto nel Memorandum inviato alle istituzioni europee prima dell’estate.

La necessità di rafforzare l’accesso alla protezione sociale in un futuro del lavoro (già in atto) è stata al centro dell’intervento del prof. Paul Schoukens, in quale ha illustrato il gap attuale di protezione sociale tra lavoratori standard e atipici (part time, tempo determinato, auto-impiego) richiede azioni immediate per estendere le coperture sociali a tutte queste categorie di lavoratori (accesso formale, copertura effettiva e adeguata protezione). Ha quindi citato l’aumento registrato nella percentuale di lavoratori autonomi tra il 2018 e il 2023 (dal 10% al 14%). In questo stesso periodo, i lavoratori con contratto standard (tempo pieno e indeterminato) sono rimasti stabili al 61%. I part-timers e tempi determinati, invece, sono aumentati di quasi nove punti percentuali, passando dal 13% al 24%.

I divari previdenziali che si registrano nei lavoratori autonomi e nell’autoimpiego sono determinati da diversi fattori: la modalità del lavoro indipendente (non c’è subordinazione), i rischi connessi con l’inattività dovuta alla malattia, la mancanza di una copertura assicurativa per gli incidenti sul lavoro, la possibilità di incorrere in periodi con entrate ridotte e redditi molto bassi in generale.

Secondo quanto previsto dal Pilastro europeo dei diritti sociali la protezione sociale dovrebbe esistere per tutti i lavoratori e lavoratrici. Per i lavoratori autonomi e l’autoimpiego la Commissione europea ha pubblicato nel 2019 una raccomandazione che ne prevede l’accesso alla protezione sociale su base volontaria, mentre secondo Schoukens dovrebbe essere obbligatoria e disegnata per rispondere alle necessità e caratteristiche del lavoro non standard e dell’autoimpiego effettivamente non subordinato o in monocommittenza (per es. la perdita o assenza di occupazione e reddito in alcuni periodi). Pertanto, se realmente si intende estendere la copertura assicurativa e previdenziale a questi lavoratori si dovrebbe cercare di assorbirli nella protezione universale e, al contempo, operare per la protezione del reddito (considerato che spesso hanno redditi molto bassi)

Dal dibattito è emerso che nonostante la raccomandazione del 2019, i lavoratori delle piattaforme e i lavoratori autonomi godono di forme di protezione sociale solo in misura minima e molto differenziata tra Stati membri, e che la volontarietà di adesione non sembra aver funzionato.

In Germania, ad esempio, si sta cercando di costruire una norma di semplice applicazione sia da parte dell’ente pensionistico sia per i lavoratori autonomi e delle piattaforme, che dia la possibilità di “uscire” dal sistema pubblico e passare al privato e viceversa (a seconda delle forme di protezione offerte, ad esempio da un sistema dove non è prevista ad uno in cui è offerta la protezione in caso di malattia).

La Commissione ha comunicato l’intenzione di condurre nel 2023 una valutazione sullo stato di attuazione della raccomandazione e sui gap esistenti (copertura effettiva, adeguatezza, copertura informale, ecc.) al fine di individuarne i limiti e i possibili vantaggi nel mantenerla.

La prossima presidenza belga dell’Unione ha intenzione di dare nuova vita a questa raccomandazione sia costruendo un sistema di monitoraggio basato su indicatori condivisi (copertura formale, effettiva copertura, adeguata copertura) e su un sistema digitalizzato per la raccolta dei dati. Obiettivo di questo monitoraggio è comprendere chi, tra i lavoratori non standard, ha i maggiori svantaggi (donne con compiti di cura o in posizioni non dirigenziali, migranti, profughi ucraini, giovani, ecc.) per costruire sistemi pensionistici sufficientemente flessibili per coprire tutti gli alti e bassi della capacità di accumulare crediti pensionistici. Le nuove norme dovrebbero, secondo il prof. Schoukens, prevedere che ogni persona che lavora ha diritto alla protezione sociale e a una pensione dignitosa (come definito nel Pilastro sociale).

La seconda tavola rotonda ha affrontato il tema della digitalizzazione del lavoro pubblico e le implicazioni per le istituzioni di sicurezza sociale. L’acquisizione di nuove competenze da parte dei lavoratori degli istituti di previdenza nazionali e regionali ha comportato un notevole investimento che tuttavia ha avuto effetti molto positivi nella gestione delle pratiche informatizzate nonché dei processi connessi all’erogazione dei sussidi ai cittadini nel corso della pandemia da Covid-19.

L’intelligenza artificiale rappresenta, infatti, solo una delle tecnologie dell’informazione, e consente l’automazione di processi, lo scambio di dati, la resilienza (ossia: l’interoperabilità, le applicazioni mobile), ma non è la tecnologia chiave. L’elemento chiave nella sicurezza sociale, al momento, è la condivisione dei dati, la loro governance e la protezione della privacy. Nel 2024, il G20 (Brasile) in tema di lavoro approfondirà l’aspetto della tecnologia dei dati e dell’uso dell’intelligenza artificiale nel combinare dati provenienti da diverse fonti e nel produrre un “risk profile” per ciascuna persona.

La terza e ultima tavola rotonda ha discusso l’aspetto della salute mentale sul lavoro. L’OIL ha delineato, da una parte, i cambiamenti che possono influenzare la salute mentale sul lavoro (diverse forme di lavoro, digitalizzazione e ICT, automatizzazione e AI, migrazioni, invecchiamento della popolazione, partecipazione delle donne al mercato del lavoro, pandemia Covid-19, cambiamento climatico) e, dall’altra parte, i fattori psicosociali che possono giocare un ruolo nella salute mentale dei lavoratori quali l’aumento dei carichi di lavoro causato dall’AI e dalla digitalizzazione, la tecnologia degli algoritmi che penalizza i lavoratori che perdono il controllo sul loro lavoro e capacità di rispondere alla domanda sia quantitativa (alta velocità, diversi soggetti/datori di lavoro di riferimento) sia qualitativa (diversità e numerosità dei compiti da svolgere), la richiesta emozionale (ad esempio: il settore dei servizi si è ampliato e le persone chiedono di essere supportate maggiormente, come nel caso dei call center oppure online) e la richiesta di tempo a scapito della vita personale (tutti coloro che non riescono a ottenere il diritto alla disconnessione, vedono i tempi di lavoro allungarsi indefinitamente).

OIL ha rilasciato un rapporto con linee guida sulla salute mentale sul lavoro che si rifanno al principio chiave della “prevenzione” (con una valutazione del rischio per la salute mentale sul lavoro e la messa in campo di misure preventive), seguito dalla “protezione e promozione” (cosiddetta prevenzione secondaria, che si basa sulla formazione mirata delle capacità dei manager di riconoscere il rischio di salute mentale nei contesti lavorativi in cui operano). Infine, il “supporto”, ossia le misure di sostegno per le persone che tornano al lavoro dopo situazioni di emarginazione (carcere, ecc.).

Secondo l’OIL le istituzioni di sicurezza sociale svolgono un ruolo importante nella prevenzione (un esempio è stato la gestione dei programmi di aiuto ai cittadini nella crisi determinata dal Covid-19).

Ma anche sull’educazione a come utilizzare il luogo di lavoro come piattaforma per identificare la malattia mentale e salvaguardare la salute.  Esse possono contribuire alla raccolta e gestione delle informazioni sulla salute mentale e al monitoraggio del tema.

La direttice Ivankovic Knezevic (…., DG EMPL) ha riportato l’attenzione sulla proposta di direttiva sui lavoratori delle piattaforme e sul diritto di conoscere il proprio status occupazionale per questi lavoratori, nell’ottica della trasparenza (che è alla base della proposta). Creare trasparenza a livello negoziale consentirebbe a questi lavoratori la possibilità di associarsi e negoziare le condizioni di lavoro collettivamente. Il trilogo sulla proposta di direttiva sta incontrando le maggiori difficoltà in relazione allo scambio e protezione dei dati di questi lavoratori (al contempo, diversi paesi membri hanno già regolato il lavoro su piattaforme).

Ella ha quindi ricordato che il Forum annuale su occupazione e diritti sociali, il 16 e 17 novembre a Bruxelles, sarà incentrato sull’intelligenza artificiale. L’IA è utilizzata ovunque, sia dai datori di lavoro (screening nelle assunzioni) sia dai lavoratori (per superare le difficoltà di apprendere nuove competenze). Essa offre molte opportunità (accrescimento dell’esperienza) sempre che nessuno sia lasciato indietro a causa di alcune caratteristiche proprie (capacità tecniche, possibilità di accedere alla strumentazione necessaria, ecc.)