
“Come Fondazione Enpam consideriamo fondamentale fare rete con istituzioni e organizzazioni professionali. Per questo ci pare naturale consolidare ulteriormente la collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Roma, che come noi ha la propria sede all’Esquilino, vero laboratorio di trasformazione della Capitale. Il nostro impegno continua nel quotidiano con la presenza nel territorio, con l’apertura del museo Ninfeo e anche con il nostro ruolo di investitore istituzionale attento e aperto anche a progetti e opportunità di rigenerazione urbana”. Così il Presidente della Cassa di previdenza dei camici bianchi e dell’AdEPP, Alberto Oliveti, durante il convegno dal titolo “Progetto Esquilino 2025 – Visioni e percorsi per una città in trasformazione”.
Da sottolineare che già nel 2016, l’Enpam ha dato vita, insieme a altre realtà economiche di zona e cittadini, ad una associazione che si chiama “Piazza Vittorio-APS” (associazione a promozione sociale) che organizza eventi ed iniziative volti proprio alla riqualificazione del quartiere mentre nel 2021, dopo gli importanti ritrovamenti archeologici rinvenuti durante la costruzione della sede iniziata nel 2005, ha aperto al pubblico il magnifico Museo Ninfeo.
E sempre nel 2016, l’Ente presieduto da Oliveti ha inaugurato il progetto “Piazza della salute” ideato, in collaborazione con la Direzione centrale di sanità della Polizia di Stato, per risanare, appunto, la storica piazza Vittorio Emanuele II attraverso una serie di manifestazioni a tema sanitario, in particolare sul corretto uso del cibo e sul suo rapporto con la salute.
“Siamo entrati nell’anno giubilare e l’Esquilino, con la Stazione Termini, rappresenta una delle più importanti porte della città per le tante persone che da fuori arriveranno a Roma, molto probabilmente la più importante. E in un momento, tra l’altro, caratterizzato da nuove opere legate proprio al Giubileo e al Pnrr, diventa fondamentale riflettere su quelle che sono le progettualità presenti nell’area, sulla qualità di quello che si sta realizzando, su come mettere in rete quanto già ultimato e quanto è in via di definizione. Così come è fondamentale comprendere ciò che sarebbe opportuno ancora fare in questo territorio” ha sottolineato Alessandro Panci, presidente Oar, ricordando quanto sia importante avere attenzione “per quel che avverrà nel corso di quest’anno ma anche per il futuro, in questo quartiere”.
Noi come Ordine – ha concluso Panci – ci siamo, stiamo dando un contributo prezioso con la Casa dell’Architettura. E l’incontro di domenica è molto importante perché rappresenta un ulteriore momento di conoscenza con le tante realtà presenti, un’opportunità di dialogo per raccontare quanto si sta facendo e anche per raccogliere altre proposte per il futuro, un’occasione di messa in rete con le tante iniziative in campo che aiuta a raggiungere l’obiettivo centrale, che è quello di favorire uno sviluppo organico di tutta quest’area”.
Il Museo Ninfeo e i ritrovamenti archeologici
Parallelamente alla costruzione del nuovo palazzo, avviata nel 2005 sui resti di un edificio di epoca post-unitaria, è stato condotto il più vasto scavo compiuto dopo quelli intrapresi in occasione del trasferimento della capitale del Regno d’Italia a Roma. Il risultato ottenuto sono 1600 metri quadrati di terreno investigati, 12 mila metri cubi di materiale passati al setaccio e più di 8 mila cassette di reperti attualmente in fase di pulizia e restauro. Tra i manufatti meglio conservati e di maggior interesse storico e archeologico spiccano una scala e una condotta per l’acqua recante le insegne dell’imperatore Claudio.
Oltre dieci anni di lavoro, lo scavo di 30.000 metri cubi di stratificazione archeologica, 100.000 frammenti di ceramica rinvenuti, 42.000 di marmo, 90.000 di affreschi; un team di 35 archeologi, 8 restauratori, ingegneri, architetti, grafici che ha lavorato per restituire alla città una parte del suo passato in un’area museale di oltre 1000 metri quadrati.
Lo scavo dà un contributo unico per poter ricostruire l’evoluzione degli insediamenti della Roma antica sul colle Esquilino. È in questa zona di proprietà degli imperatori infatti che insistevano i cosiddetti Horti Lamiani. L’area archeologica venuta alla luce testimonia la suddivisione in terrazzamenti, evidenziati dai muri lunghi e bassi, e arricchiti da numerose specie vegetali. Sulla stessa area inoltre, sono stati ritrovati i resti di un grande ambiente a pianta rettangolare di circa 400 metri quadri, risalente all’epoca imperiale e dotato di ambienti di servizio, di una fontana e di altre strutture murarie.
Il progetto finale prevede la conservazione quasi integrale delle architetture e la trasformazione museale del seminterrato. Il piano destinato a ospitare la sala congressi della Fondazione sarà integrato da ricostruzioni virtuali in 3d, animazioni video, pannelli didascalici e vetrine espositive, per favorire la fruizione del contesto archeologico da parte del pubblico.