Il Joint Research Center (JRC) e la DG ECFIN della Commissione europea hanno pubblicato di recente uno studio sull’impatto dello strumento di ripresa e resilienza (RRF) dell’UE del valore di 891,7 miliardi di euro in benefici economici per gli Stati membri, una delle principali iniziative per il rilancio dell’economia post-COVID.
Lo studio, che utilizza informazioni tratte da una nuova base dati realizzata con il supporto di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, offre una panoramica dettagliata sull’allocazione dei fondi del RRF e sul loro impatto economico nei vari settori e paesi. I dati raccolti coprono più di 2.800 riforme e investimenti finanziato dai PNRR dei 27 Stati membri consentendo di elaborare stime più precise sugli effetti economici per ciascun paese e settore.
Tra i risultati emersi, si evidenzia che l’impatto economico totale del piano si articolerà in 546,2 miliardi di euro di impatti diretti – derivanti dall’implementazione dei piani nazionali – e 345,5 miliardi di euro di effetti indiretti, o spillover, cioè benefici derivanti dall’attuazione dei piani degli altri paesi. Questo significa che circa il 40 per cento degli impatti totali proviene da effetti trasversali tra Stati membri, quale effetto dell’elevata integrazione economica raggiunta nell’UE.
Un esempio emblematico è quello della Germania, che pur avendo un piano di dimensioni contenute (32,3 miliardi di euro), vedrà un impatto economico di circa 66 miliardi di euro (pari all’1,6 per cento del PIL nazionale). Questo incremento è dovuto principalmente agli spillover generati dall’attuazione dei PNRR di altri paesi, facendo della Germania il maggior beneficiario, in termini assoluti, degli effetti di spillover a livello europeo, con oltre due terzi dei guadagni di PIL provenienti dall’attuazione dei piani di ripresa e resilienza altrui.
La Slovacchia, con una forte integrazione nelle catene del valore dell’UE, sarà il paese che otterrà il maggiore guadagno percentuale in rapporto al PIL, con un impatto stimato pari all’1,8 per cento del PIL nazionale grazie agli effetti indiretti. Altri paesi come Francia, Paesi Bassi, Austria e Danimarca vedranno benefici superiori rispetto ai loro piani nazionali, grazie agli effetti di spillover.
I settori che beneficeranno maggiormente dell’effetto del RRF sono quelli della transizione verde e digitale. Infatti, lo studio ha anche esaminato come i fondi sono destinati alla duplice transizione. L’analisi dei 1.747 investimenti e delle 212 riforme previste per il periodo 2020-2026 ha rivelato che i settori che trarranno i maggiori benefici saranno quelli legati alla transizione ecologica, come la modernizzazione energetica degli edifici, la costruzione di infrastrutture per la produzione e stoccaggio di energie rinnovabili e l’investimento in veicoli e tecnologie sostenibili (ad esempio, batterie e punti di ricarica). Anche i settori legati alla digitalizzazione sono centrali, con un focus su infrastrutture telematiche, la manifattura di prodotti elettronici e di software IT.
Per stimare l’impatto economico del RRF, lo studio ha utilizzato il modello macroeconomico FIDELIO della Commissione Europea. Questo modello simula come i diversi ambiti dell’economia (famiglie, imprese, governi) interagiscano tra loro attraverso i mercati nazionali e internazionali. Gli investimenti derivanti dal RRF, infatti, stimoleranno un aumento della domanda di beni e servizi, sia a livello nazionale (impatti diretti) che internazionale (spillover). È importante sottolineare che l’analisi non include gli effetti delle riforme sui benefici a lungo termine, né l’effetto sul benessere derivante dai prodotti e servizi acquisiti grazie ai fondi. Pertanto, l’impatto effettivo potrebbe essere superiore a quello attualmente stimato.
Come noto il RFF, che rappresenta la spina dorsale del “NextGenerationEU”, è dotato di un budget di 650 miliardi di euro, pari a circa il 4 per cento del PIL dell’UE. Gli obiettivi principali dello strumento sono il finanziamento di riforme e investimenti per stimolare la crescita, la resilienza e la trasformazione economica dell’Unione europea nei prossimi anni. Lo studio in questione fornisce nuove e importanti informazioni sul potenziale impatto settoriale ed economico del piano, superando la visione macroeconomica tradizionale per analizzare più nel dettaglio i singoli settori. Con l’applicazione del modello FIDELIO, è ora possibile valutare sia gli impatti diretti che quelli indiretti a livello europeo, nonché esaminare l’effetto complessivo su 64 settori economici. In definitiva, lo strumento di ripresa e resilienza non solo aiuta a stimolare la crescita economica all’interno di ciascun paese, ma rafforza anche il mercato unico europeo, favorendo una maggiore interconnessione e solidarietà tra gli Stati membri. L’attuazione dello strumento termina nel 2026 e rappresenta, al contempo una delle più grandi sfide e delle migliori opportunità per il futuro economico dell’Europa.