La richiesta di dirigenti e professioni con elevata specializzazione varia tra i diversi comparti, andando dal 76% dei fabbisogni previsti per l’istruzione (principalmente attribuibile alla domanda di personale docente), al 27% nell’ambito della Pubblica Amministrazione in senso stretto, fino al 21% per il comparto sanitario. In particolare, nella sanità, dove la richiesta di profili specialistici è trainata dalla necessità di personale medico, emerge anche un significativo fabbisogno di figure tecniche (il 41% dei fabbisogni del comparto), principalmente richieste per svolgere mansioni nell’ambito delle professioni infermieristiche e tecnico sanitarie. E’ quanto emerge dall’ultimo studio realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro.
I FABBISOGNI PER PROFESSIONI E COMPETENZE NEL PERIODO 2025-2029
L’analisi delle previsioni fabbisogni per il quinquennio 2025-2029 per professione evidenzia che una quota rilevante delle richieste – circa il 39% del totale – riguarderà lavoratori di alto profilo, ossia dirigenti, specialisti e tecnici (tra 1,2 e 1,4 milioni di unità), sia in virtù dell’espansione dell’occupazione sia per la sostituzione di persone in uscita dal mercato del lavoro.
La quota rilevante di dirigenti, specialisti e tecnici sul fabbisogno atteso è dovuta in misura significativa dalla domanda del settore pubblico (che pesa per quasi il 39% nella media degli scenari sul fabbisogno di queste figure), caratterizzato tipicamente da professioni ad elevata specializzazione; ad essa però contribuisce in misura rilevante anche il crescente orientamento delle imprese verso personale maggiormente specializzato.
Le professioni ad elevata specializzazione e tecniche hanno un peso che varia notevolmente a seconda che si tratti dei settori privati o del comparto pubblico: nel primo la quota si attesta intorno al 31%, mentre per la PA raggiunge quasi il 62% del fabbisogno di dipendenti pubblici. I profili intermedi, ossia impiegati e professioni commerciali e dei servizi, rappresenteranno poco più di un terzo del fabbisogno complessivo, per un ammontare di circa 1,1-1,4 milioni di lavoratori (il 36% del totale), mentre il fabbisogno stimato di operai, sia specializzati sia conduttori di impianti, varierà tra 541mila e 654mila unità, pari a circa il 17% del totale. Si stima, infine, che i prossimi cinque anni vedranno anche la richiesta di 254-292mila lavoratori non qualificati, con un peso attorno all’8%.
Per quanto riguarda i profili specializzati, quelli maggiormente richiesti riguarderanno gli specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie per i quali si stima un fabbisogno di circa 105-114mila lavoratori con un tasso di fabbisogno più elevato rispetto alla media del livello delle professioni specializzate (3,7-4% vs 3,2-3,5%). Il tasso di fabbisogno più elevato per il livello (tra 3,6% e 4%) è quello degli ingegneri per i quali si prevede un fabbisogno di 51-59mila specialisti e dei medici (53-55mila). Tassi di fabbisogno inferiori alla media, invece, per i circa 28-30mila specialisti in scienze giuridiche (1,8-1,9%).
Inoltre, tra le professioni specializzate emerge il gruppo professionale degli specialisti della formazione e della ricerca con un totale di 197-216 lavoratori previsti per il quinquennio 2025-2029, tra cui 84- 92mila docenti di scuola primaria e pre-primaria, con un tasso di fabbisogno vicino alla media (3,3- 3,6%) e 75-81mila docenti di scuola secondaria e post-secondaria, con tasso lievemente inferiore alla media (3,1-3,3%). Significativa sarà anche la domanda di altri specialisti nell’educazione e nella formazione, per i quali è previsto un fabbisogno di 38-43mila occupati nel quinquennio con un tasso di fabbisogno medio annuo del 3,3-3,7%.
Questi profili comprendono diverse tipologie di professioni, in particolare insegnanti di sostegno, insegnanti di discipline artistiche, gli insegnanti lingue straniere, nonché i progettisti di attività formative in campo scolastico e a livello aziendale (compresa la formazione online).
Per quanto riguarda i profili tecnici, emergono soprattutto le professioni della sanità (come gli infermieri, i tecnici della riabilitazione, i tecnici sanitari di laboratorio o di radiologia medica), per le quali il fabbisogno si attesta intorno alle 147-154mila unità, con un tasso medio annuo del 4-4,2% (a fronte di una media, per l’insieme dei tecnici, del 3-3,3%). Un tasso di fabbisogno più elevato (5,2- 5,8%) si osserva con riferimento ai tecnici dei rapporti con i mercati, in particolare tecnici commerciali, del marketing e degli acquisti, per i quali il fabbisogno è compreso tra 81mila e 92mila unità. Le altre professioni tecniche – tra quelle con il maggiore fabbisogno previsto – sono invece caratterizzate da tassi più contenuti.
Con riferimento alle professioni commerciali e dei servizi di livello intermedio, dal punto di vista del tasso di fabbisogno, prevalgono le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (5-5,4%) per le quali sono previsti 76-82mila lavoratori. Seguono gli addetti alle vendite, come i commessi nei negozi e gli assistenti alle vendite nella grande distribuzione (4,1-4,7%), che sono anche il gruppo professionale più numeroso (237-272mila). Importanti, dal punto di vista numerico, ma con un tasso di fabbisogno lievemente inferiore alla media della categoria professionale (2,4-3,2% vs 3-3,5%), sono le professioni nelle attività della ristorazione, in particolare personale di sala e addetti alla cucina, per i quali la domanda sarà compresa tra 160mila e 214mila unità.
I fabbisogni di competenze green e digitali
La crisi energetica ha impresso un’accelerazione alla transizione ecologica già avviata dall’Italia in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione. Questa dinamica ha incentivato una maggiore attenzione delle imprese verso gli investimenti green e la ricerca di professionisti dotati di competenze capaci di sostenere questa trasformazione. I dati del Sistema Informativo Excelsior evidenziano che tra il 2019 e il 2024, con l’eccezione dell’anno della pandemia, il numero di imprese impegnate in investimenti green è cresciuto costantemente, aumentando di ben 6 punti percentuali.
Coerentemente con questa tendenza, i dati evidenziano anche che, con sempre maggior frequenza, viene richiesto che i lavoratori inseriti negli organici aziendali abbiano l’attitudine al risparmio energetico e alla riduzione dell’impatto ambientale, consentendo di stimare le tendenze del mercato del lavoro italiano per i prossimi cinque anni.
Nello scenario ottimistico, infatti, si prevede che le imprese private e la Pubblica Amministrazione richiederanno questa competenza con un livello almeno intermedio per quasi 2,4 milioni di lavoratori, pari a quasi due terzi del fabbisogno totale quinquennale, e con un livello più elevato per più di 1,5 milioni di lavoratori, corrispondenti a poco più del 40% del totale. Il percorso di transizione verso un sistema economico sostenibile interessa in modo trasversale tutti i settori e le professioni, trasversalità che si riflette nella scarsa variabilità della richiesta dell’attitudine al risparmio energetico rispetto al livello di specializzazione: un livello intermedio di questa competenza è richiesto nel 64% dei casi per operai, conduttori di macchinari e professioni non qualificate e impiegatizie, mentre sale al 70% per le professioni tecniche e specializzate.
A partire dalle indagini mensili realizzate nel 2024, il Sistema Informativo Excelsior rileva anche la domanda di competenze specifiche per la gestione di prodotti e/o tecnologie green. 8 Secondo le previsioni, nell’arco del periodo 2025-2029 un livello intermedio di questa competenza interesserà il 43% del fabbisogno (1,6 milioni di lavoratori), mentre un livello elevato sarà richiesto a poco più del 20% (circa 759mila).
Rispetto a quanto si osserva con riferimento all’attitudine al risparmio energetico, la richiesta di capacità di gestire prodotti e tecnologie green varia maggiormente a seconda del tipo di profilo, con percentuali che vanno dal 36% per gli operai al 50% circa per tecnici e specialisti.
Parallelamente, i dati mostrano una costante propensione delle imprese italiane alla transizione digitale: circa i due terzi delle imprese hanno investito nella digitalizzazione nel 2024, in linea con il trend del quinquennio precedente. Questo andamento riflette una consapevolezza crescente delle opportunità di crescita e competitività legate alla digitalizzazione, accompagnata dalla necessità di sviluppare soluzioni tecnologiche avanzate e competenze digitali adeguate.
La transizione digitale richiede nuove competenze non solo per chi implementa le tecnologie, ma anche per tutti i lavoratori che utilizzano strumenti digitali. Le competenze di base, come l’utilizzo di internet e strumenti multimediali, saranno fondamentali per la maggior parte dei lavoratori nei prossimi cinque anni. Tra il 2025 e il 2029, nello scenario positivo, si stima che 2,2 milioni di lavoratori (circa il 59% del fabbisogno quinquennale) dovranno possedere competenze digitali, con variazioni secondo il livello di specializzazione: 22% per operai e professioni non qualificate, 56% per professioni impiegatizie e dei servizi e 86% per professioni specializzate e tecniche.
È previsto un fabbisogno di oltre 910mila professionisti (circa il 25% del totale) dotati di e-skill mix, cioè capaci di integrare almeno due delle seguenti competenze digitali: Competenze digitali di base; Utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici; Gestione di soluzioni innovative. Le professioni con la maggiore domanda di e-skill mix includono i tecnici e ingegneri dell’informazione (come analisti e progettisti di software, amministratori di sistemi, tecnici programmatori, gestori di reti e sistemi telematici), professioni per la trasformazione organizzativa e di business, ingegneri industriali, gestionali, energetici, meccanici e civili; tecnici esperti in applicazioni; tecnici web; disegnatori industriali; tecnici delle costruzioni civili.