Avanti su sostenibilità e due diligence

La commissione giuridica (JURI) del Parlamento europeo ha approvato la relazione di Jörgen Warborn (PPE, SE) sulla proposta di direttiva Omnibus che aggiorna alcune norme europee in materia di informativa societaria sulla sostenibilità (CSRD) e obblighi di due diligence (CSDDD). 

La proposta mira a rafforzare la trasparenza delle imprese in materia ambientale e sociale, pur introducendo criteri differenziati per ridurre l’onere burocratico sulle aziende più piccole. 

Nel corso della plenaria del 13 novembre, gli eurodeputati sono chiamati a votare la bozza di report approvata in Commissione JURI. In caso di esito positivo della votazione (adozione), potranno avere inizio i negoziati interistituzionali con il Consiglio. 

JURI ha raccomandato che la posizione del Parlamento europeo, adottata in prima lettura secondo la procedura legislativa ordinaria, apporti le seguenti modifiche alla proposta della CE.

  • Due diligence solo per le grandi imprese

Al fine di ridurre l’onere di comunicazione a carico delle imprese, l’obbligo di redigere e pubblicare una dichiarazione sulla sostenibilità sarà limitato alle imprese con una media di oltre 1.000 dipendenti e un fatturato netto superiore a 450 milioni di euro. In questo modo il PE innalza i limiti proposti dalla Commissione europea nella direttiva di semplificazione (Omnibus I) della CSRD. Dovrebbe essere possibile esentare le imprese madri apicali che sono imprese di partecipazione finanziaria non coinvolte in attività di gestione dal rispetto degli obblighi di comunicazione.  

Per le aziende che escono dal campo di applicazione obbligatorio, la comunicazione rimarrà volontaria, in linea con gli orientamenti della Commissione europea. Inoltre, le imprese più grandi non potranno trasferire agli operatori più piccoli l’obbligo di fornire informazioni oltre quanto previsto dalle norme volontarie.

  1. Orientamenti volontari

Previa consultazione dei pertinenti portatori di interessi, il PE chiede che la Commissione europea elabori orientamenti settoriali volontari per aiutare le imprese a valutare i loro rischi, opportunità e impatti in settori specifici, agevolare l’applicazione dei principi europei obbligatori di informativa sulla sostenibilità in un determinato settore, individuare le questioni di sostenibilità che possono essere importanti per un settore specifico e ridurre l’onere di informativa.

  • Approccio basato sul rischio

La relazione del PE incoraggia le aziende a adottare un approccio basato sul rischio nella raccolta dei dati sulle attività dei loro partner commerciali: le informazioni dovranno essere richieste solo quando esiste il rischio di impatti negativi significativi. Le imprese dovrebbero essere comunque tenute a preparare un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici, che miri a garantire, attraverso sforzi ragionevoli, la compatibilità del modello di business e della strategia dell’impresa con la transizione verso un’economia sostenibile e con la limitazione del riscaldamento globale in linea con l’accordo di Parigi.

  1. Due diligence aziendale sulla sostenibilità

La direttiva (UE) 2024/1760, sul dovere di diligenza in materia di sostenibilità (CSDDD) sarà applicata alle società con più di 5.000 dipendenti e un fatturato globale superiore a 1,5 miliardi di euro, oppure con un fatturato nell’UE superiore a 1,5 miliardi di euro nell’ultimo esercizio.

  1. Portale digitale

Per agevolare il rispetto, da parte delle società, degli obblighi di comunicazione e di dovuta diligenza a norma del diritto dell’Unione e per migliorare l’accessibilità e l’utilizzabilità delle informazioni relative alla sostenibilità, la Commissione dovrebbe istituire un apposito portale digitale di comunicazione. Tale portale dovrebbe fungere da sportello unico, fornendo alle imprese, a titolo gratuito, un accesso su misura a modelli, orientamenti, obblighi di comunicazione, compresi strumenti volontari, e informazioni sulle opportunità di finanziamento e di appalto.

  1. Sanzioni

Secondo il PE, le imprese dovrebbero essere responsabili dei danni causati da violazioni degli obblighi di due diligence ai sensi del diritto nazionale (sanzioni nazionali), con un’ammenda massima pari al 5% del fatturato globale dell’impresa. Per uniformare l’applicazione delle sanzioni in tutta l’UE, il PE suggerisce che sia la Commissione europea a elaborare, in collaborazione con gli Stati membri, orientamenti destinati alle autorità di controllo nella determinazione del livello delle sanzioni.