La Vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Roxana Mînzatu, ha presentato il 4 dicembre la “Quality Jobs Roadmap”, un piano strategico volto a migliorare la qualità del lavoro in tutta l’Unione e a creare occupazione “a prova di futuro”. Contestualmente, è stata avviata la prima fase di consultazione sul futuro Quality Jobs Act, una proposta legislativa attesa per il 2026 che aggiornerà le norme europee sui diritti dei lavoratori in un contesto economico e tecnologico in rapida trasformazione.
Secondo l’esecutivo Ue, garantire salari adeguati e posti di lavoro di qualità è essenziale non solo per rafforzare la competitività europea, ma anche per contrastare il rischio di povertà tra i lavoratori. Malgrado gli standard complessivamente elevati, il mercato del lavoro europeo continua, infatti, a risentire delle crisi globali e dell’aumento del costo della vita. al contempo, molte imprese si trovano a fronteggiare carenze di manodopera e competenze, per restare competitive in un mercato globale in continua evoluzione.
La nuova tabella di marcia mira a qualità, equità e transizione giusta, individuando cinque ambiti chiave in cui l’azione dell’UE può produrre il maggior impatto: creare e mantenere posti di lavoro di qualità in tutti gli Stati membri; modernizzare il mondo del lavoro e garantire condizioni più eque; sostenere lavoratori e imprese nelle transizioni verde, digitale e demografica; rafforzare il dialogo sociale e la contrattazione collettiva; garantire accesso effettivo ai diritti, servizi pubblici di qualità e adeguati investimenti.
La Commissione ha presentato la Roadmap dopo un ampio processo di consultazione che ha coinvolto circa 200 organizzazioni tra sindacati e associazioni datoriali, con oltre 50 incontri in tutti i Paesi membri.
Come annunciato da Ursula von der Leyen nel discorso sullo stato dell’Unione 2025, il Quality Jobs Act sarà presentato nel 2026. La legge aggiornerà le regole Ue a tutela dei lavoratori e, allo stesso tempo, a sostegno della produttività e competitività. La consultazione richiama l’attenzione su diversi ambiti che potrebbero essere oggetto del futuro intervento legislativo: la gestione algoritmica e IA sul lavoro possono aumentare la produttività, ma l’84% dei cittadini europei ne chiede un uso regolato e responsabile. Salute e sicurezza: la crescente diffusione delle tecnologie digitali e del lavoro a distanza ha incrementato i rischi psicosociali. Nel 2025, secondo EU-OSHA, il 29% dei lavoratori ha riportato stress, ansia o depressione legati al lavoro, in aumento rispetto al 2022. Il subappalto che da un lato favorisce innovazione e specializzazione, ma può favorire anche gli abusi e il mancato rispetto delle norme su lavoro e sicurezza, specie nelle catene di produzione lunghe e complesse. La transizione giusta nella trasformazione verde e digitale che spinge molte aziende a ristrutturare, con conseguenze importanti su occupazione e oranizzazione del lavoro. L’applicazione della normativa sul lavoro deve essere rafforzata per contrastare fenomeni persistenti come il lavoro sommerso, anche in collaborazione con le parti sociali. Questa consultazione, che rimane aperta fino al 29 gennaio 2026, segue quella sul diritto alla disconnessione e il telelavoro conclusa nell’ottobre 2025. La Commissione analizzerà i contributi delle parti sociali prima di presentare la proposta legislativa nel corso del 2026.
Il contesto: qualità del lavoro come pilastro della competitività europea
La Quality Jobs Roadmap è stata annunciata da von der Leyen nelle Linee guida politiche 2024–2029, come parte della strategia per rafforzare la competitività e la prosperità dell’Unione. La tabella di marcia si inserisce in un quadro più ampio che comprende iniziative quali il Competitiveness Compass, l’Union of Skills e il Clean Industrial Deal, tutte accomunate dall’obiettivo di migliorare la qualità dell’occupazione per sostenere la crescita sostenibile e il modello sociale europeo. Le priorità della Roadmap trovano inoltre riscontro nella proposta di Quadro finanziario pluriennale, che destina almeno il 14% dei fondi nazionali e regionali agli obiettivi sociali dell’UE.







