Presentato il XV Rapporto AdEPP sulla Previdenza Privata

Cresce il Patrimonio, gli iscritti e i pensionati attivi. Permangono i gap reddituali e di genere ma le Casse vincono le sfide.

Oliveti “Non abbiamo solo evitato che spifferi e tempeste portassero via quanto fatto, ma costruito un Sistema solido e conquistato la fiducia dei nostri iscritti”

E’ stato presentato, questa mattina alla Sala della Lupa della Camera dei Deputati, il XV Rapporto AdEPP sulla Previdenza Privata

“Quindici anni – ha sottolineato il Presidente dell’Associazione, Alberto Oliveti – in cui non solo la libera professione ma il Mondo intero è cambiato. Il Sistema ha affrontato momenti difficili e sfide importanti ma le ha sempre vinte. Il Covid a volte ci sembra sia collocato in un tempo lontano eppure proprio la pandemia ha portato nelle nostre vite, lavorative e familiari, cambiamenti importanti. Lo smart working, la solitudine nostra e dei nostri ragazzi, la sicurezza e la salute, sono elementi che hanno cambiato anche il nostro approccio all’assistenza e al welfare che oggi sono entrambi, ancora di più a misura di iscritto”.

“Spesso, in questi mesi, ho detto che siamo indubbiamente una storia trentennale di successo. Se per un attimo lasciamo da parte il trend di crescita assolutamente straordinario del nostro patrimonio, e ripercorriamo gli anni che hanno caratterizzato la politica sociale/economica del nostro Paese, possiamo affermare con certezza che le Casse pur tenendo aperta la finestra sull’Italia sono riuscite ad evitare che spifferi o tempeste portassero via quanto costruito. Nessuna Cassa del lavoro autonomo è mai fallita, tutte le Casse hanno tenuto fede al proprio compito”.

E i numeri non possono che confermare quanto detto dal Presidente AdEPP: 125 miliardi di Patrimonio, 1,66 milioni di iscritti attivi, 13,9 miliardi di entrate contributive, 9,5 miliardi di uscite per prestazioni, 520 mila pensioni erogate, 200 milioni di prestazioni per welfare integrato.

 

 

LE 4 D E LE SFIDE DA AFFRONTARE

Demografia, Disuguaglianze, Debito, Disruption: sono queste le sfide che il Presidente dell’AdEPP ha elencato durante il suo intervento.

“La sfida demografica – ha detto Oliveti – il paese che invecchia, l’importanza nell’invecchiare in salute, poche culle e famiglie, come posso dire, sempre più sparute, sempre più magre. Quindi il sostegno familiare. Sarà contento chi ogni tanto richiama il familismo amorale. A questo punto non ci sarà più il familismo, quindi non si potranno nemmeno evocare vecchi scenari”.

Poi ci sono le disuguaglianze che il Presidente AdEPP definisce “importanti, legate al censo, sicuramente, ma anche alla povertà educativa. E che potrà provocare nel tempo anche un aumento di quel divario digitale che potrà rendere di fatto non solamente esclusi parti anche importanti della nostra società”.

E sul debito “che un po’ condiziona tutta la dinamica del nostro paese, quindi con un debito da rispettare. Ovviamente certi spazi sono limitati. Sappiamo che appunto lo spazio della fiscalità generale non riesce a poter garantire quelle tutele. E come Casse da tempo sappiamo che dobbiamo fare da soli e da soli faremo”.

Disruption, “un termine inglese che è la distruzione di competenze, che l’impatto dell’intelligenza artificiale manifesta come effetto potenzialmente collaterale, perché se da un lato aumenterà amplificheranno le capacità, le competenze, le cognizioni, le abilità, d’altro canto potranno saltare figure professionali importanti anche dal punto di vista intellettuale”

Per Oliveti “Nel nostro paese c’è un patto sociale per il quale è dai redditi professionali che si deriva una fiscalità che permette di mantenere la coesione sociale del paese, il rischio che determinate attività legate agli algoritmi possano determinare un rischio. L’intelligenza, chiamiamola non umana, artificiale potrà anche rendere difficile poter avere contributi dai redditi professionali”.

 

CRESCONO GLI ISCRITTI E I PENSIONATI ATTIVI. OLIVETI “TRASMETTERE LE OPPORTUNITA’ DELLA LIBERA PROFESSIONE”

Sfiorano 1 milione e 700 mila gli iscritti alle Casse di previdenza, dei quali circa 1 milione sono liberi professionisti.

Due sono i temi che vengono evidenziati nel XV Rapporto. Il primo riguarda il fenomeno dei pensionati attivi, chiara manifestazione della ‘Silver Economy’, che sottolinea il prolungamento della vita lavorativa tanto che alcune Casse registrano percentuali superiori al 50% di iscritti in quiescenza che continuano a lavorare.

La fascia degli iscritti con età compresa tra i 60 ed i 70 anni, che nel 2005 rappresentava il 7,2% del totale, è aumentato al 17,5% nel 2024.

La Silver Economy , quindi, non rappresenta soltanto un fenomeno demografico, ma una dimensione strutturale del mercato professionale, con implicazioni dirette sulla sostenibilità previdenziale, sulle dinamiche reddituali e sulle politiche di welfare.

L’altro tema finito sotto la lente di ingrandimento del Report, è il cambiamento demografico della platea degli iscritti visto che la percentuale di professionisti over 60 è quasi raddoppiata negli ultimi 19 anni.

Gli under 40 rappresentavano, nel 2005, quasi il 41% del totale degli iscritti. Tale quota è scesa costantemente negli anni arrivando a circa 27,7 punti percentuali nel 2024.

“L’invecchiamento della popolazione e la diminuzione delle nascite sono evidenti anche nei numeri – ha sostenuto il Presidente Oliveti – è indubbio, quindi, che ci troveremo di fronte a scenari preoccupanti per il futuro del nostro Paese. Diminuiscono anche gli iscritti alle Università che restano il luogo di maggiore formazione per le professioni ed è lì che devono essere trasmesse le opportunità insite nella libera professione e i primi rudimenti della cultura previdenziale, le azioni di sostegno che offrono le Casse di previdenza, la costruzione di un percorso lavorativo soddisfacente e rispondente ai nuovi mercati del lavoro”.

 

“QUALI SONO LE PRINCIPALI MOTIVAZIONI PER CUI CONTINUA A LAVORARE?”. LA DOMANDA POSTA NEL QUESTIONARIO ADEPP AI PENSIONATI ATTIVI

Le evidenze preliminari suggeriscono come la prosecuzione dell’attività lavorativa dopo il pensionamento non sia riconducibile a un’unica causa, ma rifletta una pluralità di fattori, che includono motivazioni economiche, professionali e personali. Questo primo riscontro conferma che la Silver Economy non rappresenta soltanto una risposta ad esigenze di reddito, ma anche l’espressione di un forte legame identitario con la professione e di una volontà di continuare a partecipare attivamente alla vita economica e sociale del Paese.

 

CASSE SEMPRE PIU’ AL FEMMINILE, NONOSTANTE PERSISTA IL PAY GAP DI GENERE. OLIVETI “SOSTEGNO PER EVITARE L’ABBANDONO DELLA PROFESSIONE”

La componente femminile è aumentata negli anni, passando dal 30% degli iscritti al 43% nel 2024. un aumento costante che non si riscontra nelle altre categorie lavorative, dove la componente femminile è rimasta stabile.

Ma non solo. Tra gli iscritti under 40 il 54% è donna, ma questa percentuale scende al 38% nella fascia 50-60 anni, diminuendo ulteriormente con l’aumentare dell’età.

Inoltre, l’età media delle nuove professioniste si aggira intorno ai 32 anni, quella dei colleghi uomini è pari a circa 34 anni.

“Tra i problemi da sottolineare- ha spiegato Oliveti – c’è quello che riguarda le cancellazioni. Con l’allungamento della vita e della permanenza al lavoro, la figura dei nonni, insostituibile nella gestione dei figli, sta venendo meno. Ne consegue che una donna che decide di diventare madre e non ha una struttura pubblica in grado di aiutarla nella gestione post maternità spesso abbandona la professione. E’ per questo che molte Casse di previdenza hanno azioni di sostegno indirizzate proprio ai figli, con bonus asili nido e scuole materne o baby sitter. Gli aiuti alla genitorialità sono proprio indirizzati a far sì che non si creino gap reddituali e lavorativi, e quindi previdenziali”.

 

I REDDITI REALI CALANO. SOFFRONO GIOVANI E DONNE, ANCHE PENSIONATE ATTIVE . IL SUD ARRANCA

Considerando gli effetti dell’inflazione, i redditi reali mostrano una riduzione del 2% dal 2005, evidenziando come, al di là dei dati nominali, il potere d’acquisto dei professionisti sia tornato quasi ai valori del 2005.

I professionisti sotto i 30 anni dichiarano circa un quarto dei loro colleghi con età compresa tra i 50 ed i 60 anni. Tale differenza decresce con l’età del professionista ma resta comunque marcata fino ai 50 anni.

La differenza di reddito dovuta al genere è persistente per tutte le fasce d’età ma con delle importanti differenze. Sotto i 30 anni, la differenza di reddito tra le professioniste donne e i loro colleghi uomini risulta essere già particolarmente rilevante toccando quasi il 26%.

Inoltre, c’è una grande differenza di reddito tra uomini e donne in ogni regione italiana. In particolare, questa passa da un minimo del 39% in Sardegna and un massimo del 51% nel Lazio.

Nel 2024 i redditi medi dei professionisti del Sud sono inferiori del 46% rispetto al Nord, mentre la differenza tra Centro e Nord è del 19%, con una disparità di genere persistente in tutte le macroaree geografiche.

I redditi dei pensionati attivi rappresentano un elemento centrale per comprendere il ruolo economico della Silver Economy. I dati mostrano come questa fascia di professionisti continui a esprimere una capacità reddituale significativa, contribuendo sia alla produzione di reddito sia al finanziamento del sistema previdenziale.

E anche in questo caso persiste il pay gap di genere: il reddito medio dei pensionati attivi uomini risulta sensibilmente superiore a quello delle donne. Tale divario riflette dinamiche già osservate nell’intero universo dei liberi professionisti e richiama carriere professionali storicamente più discontinue per la componente femminile. Il gender pay gap, dunque, non si esaurisce con il pensionamento ma tende a proiettarsi anche nella fase successiva.

Poco più di 31 mila euro i redditi medi delle pensionate attive contro i quasi 39 mila euro degli uomini.

 

 

REDDITI E FATTURATO

Nonostante il reddito medio delle libere professioniste sia di circa 31.462 euro, il 50% di queste ha un reddito inferiore ai 17.500 euro. Fenomeno simile, ma con importi diversi, accade per gli uomini: il reddito medio è all’incirca 58.619 euro mentre il 50% degli uomini ha un reddito inferiore ai 32.500 euro. Il fenomeno è ascrivibile agli elevati redditi, dichiarati da una minoranza di professionisti, che fanno salire il valore medio. Basti pensare che solo il 30% degli iscritti (uomini e donne) hanno un reddito superiore al reddito medio.

Il rapporto tra reddito e fatturato tende a scendere con l’aumento dell’età del libero professionista. Inoltre, si nota anche una maggiore differenza tra reddito e fatturato nei professionisti uomini rispetto alle loro colleghe donne. Il fenomeno è ascrivibile a diverse cause. Tra queste possiamo ipotizzare che, in molti casi, l’attività professionale sia in realtà un’attività svolta in favore di altri professionisti (rendendola più simile a quella di lavoro dipendente/collaboratore) e ciò comporta che il fatturato coincida quasi completamento con il reddito. Quanto appena descritto è, in particolar modo, rilevante per i giovani e le donne. Altre cause possono essere ricercate nelle diverse specializzazioni scelte dalle professioniste donne per poter conciliare vita familiare e lavoro professionale.

 

 

CONTRIBUTI E PRESTAZIONI CON IL SEGNO +. OLIVETI “SEGNALE DI FIDUCIA. NOI PILASTRO DI UN WELFARE PROFESSIONALE. RAGIONIAMO ANCHE IN TERMINI DI SOLVIBILITA’”

Dal 2005 al 2024, c’è stato un incremento significativo delle entrate contributive e delle prestazioni erogate.

I contributi incassati dalle casse hanno costantemente superato le prestazioni erogate, generando un saldo positivo complessivo di circa 40 miliardi di euro.

La contribuzione media per iscritto è aumentata da 4.108 euro nel 2005 a 8.365 euro nel 2024, registrando una crescita del 107% (in termini reali del 46%), grazie a una maggiore capacità contributiva degli iscritti e all’adeguamento delle aliquote contributive.

“Questo andamento – ha spiegato il Presidente dell’AdEPP – positivo non solo evidenzia una crescente capacità del sistema di raccogliere risorse, ma suggerisce anche un miglioramento complessivo della sostenibilità economica. Al tempo stesso, la diversificazione delle fonti di contribuzione emerge come un fattore strategico, contribuendo a rendere il sistema previdenziale più resiliente e in grado di rispondere alle nuove sfide”.

Per il Presidente Oliveti, inoltre “La crescita della contribuzione media rappresenta un segnale di fiducia e stabilità, una base solida su cui continuare a costruire un sistema previdenziale moderno e inclusivo e che si pone come pilastro del welfare professionale”.

Che deve fare i conti ovviamente con la parola sostenibilità che “richiama a chi fa previdenza obbligatoria, al concetto di adeguatezza delle prestazioni, di equità tra generazioni subentranti, nel tenore di solidarietà che ci deve caratterizzare. E in termini di solidarietà – ha sottolineato Oliveti – è evidente, stiamo percorrendo l’obiettivo dell’innovazione, della crescita, dello sviluppo, ma non sono dei passaggi automatici per essere più produttivi, più competitivi se non c’è. Inclusione sociale? Se non c’è coesione sociale corriamo dei rischi che possono esserci, delle derive per i quali non ci sia un ritorno sistemico e sostenibilità per noi è una garanzia. Abbiamo strumenti che ci portano a 15, poi 30, poi cinquant’anni con valutazioni triennali, ma dobbiamo secondo me incominciare a ragionare anche in termini di solvibilità, cioè capacità di essere pronti”.

Il Presidente dell’AdEPP infine ha detto che “I flussi contributivi si dovranno commisurare con il catalogo delle prestazioni non necessariamente previdenziali, post lavorative, ma anche di tutela al lavoro, alla qualità, alla formazione, flussi contributivi che dovremo controllare con estrema attenzione, cercando di essere attivi sul lavoro, sulla formazione qualitativa, combattendo i gap che sono geografici, di genere e generazionali, cercando di garantire attrattività alle. Intellettuali, dando un’attenzione a tutto quello che sta diventando servizio web e diventando intervento di capitali, possa sottrarre contributi alla gestione previdenziale.

Sul fronte delle prestazioni, Invalidità, Vecchiaia e Superstiti, mostrano un chiaro aumento sia in termini assoluti che nella loro composizione. Nel 2005, il totale delle prestazioni IVS ammontava a circa 3,3 miliardi di euro, mentre nel 2024 ha superato i 8,8 miliardi, registrando una crescita del 166,53%. Questo dato testimonia il consolidamento della capacità delle casse di garantire un supporto robusto nella fase finale della carriera lavorativa dei professionisti.

 

WELFARE. GARANTIRE SALUTE E SOSTEGNO ALLE NUOVE GENERAZIONI

“Le Casse – ha affermato il Presidente dell’AdEPP -non sono più soltanto enti erogatori di pensioni, ma si affermano come pilastri di un welfare integrato, capaci di rispondere alle sfide della modernità e di sostenere i professionisti lungo tutto il loro percorso lavorativo e umano”.

Tra le voci principali, spiccano gli interventi legati al fabbisogno sanitario, che rappresentano la fetta più consistente del totale con oltre 97 milioni di euro.

Questa cifra testimonia l’importanza attribuita alla salute come priorità strategica, sia attraverso la prevenzione che tramite il sostegno in caso di malattia. Anche il caregiving, con una spesa di circa 22 milioni di euro, sottolinea la sensibilità verso il supporto a chi si trova a dover assistere familiari in condizioni di fragilità, un aspetto sempre più rilevante in una società che invecchia.

Le iniziative volte a promuovere la genitorialità e a favorire la conciliazione tra vita lavorativa e personale contano su risorse pari a quasi 24 milioni di euro. Questo impegno non è solo un riconoscimento delle sfide quotidiane affrontate dai professionisti, ma rappresenta anche un contributo concreto al mantenimento dell’equilibrio tra sfera privata e professionale. Analogamente, il sostegno agli studi e le iniziative di supporto finanziario, che ammontano a oltre 24 milioni di euro, evidenziano una particolare attenzione verso le nuove generazioni e la formazione continua.

Il benessere fisico e psicologico, che sebbene rappresenti una quota minore (poco meno di 900 mila euro), manifesta comunque l’impegno a promuovere una qualità della vita più elevata per gli iscritti.

Infine, il sostegno al reddito, con circa 21 milioni di euro, e le integrazioni per inabilità e invalidità, con quasi 13,6 milioni di euro, completano il quadro.

 

 

 

PATRIMONIO E INVESTIMENTI. OLIVETI “IL NOSTRO, UN APPROCCIO PRUDENTE CHE BILANCIA RENDIMENTO E SICUREZZA”

Il patrimonio aggregato degli Enti Previdenziali Privati è quasi raddoppiato dal 2013 al 2025, passando da 65,6 miliardi a 125,1 miliardi di euro, con una media annua di crescita del 6%, sostenuta da un saldo previdenziale positivo di 4,4 miliardi e rendimenti netti medi annui del 2,3%.

Nel corso degli anni, gli Enti Previdenziali Privati hanno adottato strategie di asset allocation mirate a diversificare i rischi e ottimizzare i rendimenti.

A fine 2024 i fondi di investimento mobiliari rappresentano il 29,5% del patrimonio, seguiti da altri fondi di investimento (24,3%) e Titoli di Stato (16,6%), con una riduzione della quota di investimenti immobiliari a favore di maggiore flessibilità e liquidità.

Dal 2013 al 2024, infatti, la quota di immobili direttamente posseduti è diminuita dal 17,6% al 2%, mentre i fondi immobiliari sono aumentati dall’11,3% al 13,4%, con le partecipazioni in società immobiliari rimaste costanti intorno allo 0,5%.

“Ancora una volta, i dati riflettono un approccio prudente, che bilancia rendimento e sicurezza – ha sottolineato il Presidente dell’AdEPP – Inoltre le nostre scelte hanno portato alla riduzione graduale della quota destinata agli investimenti immobiliari, che storicamente rappresentavano una componente importante del portafoglio delle Casse. Questa scelta risponde alla necessità di maggiore flessibilità e liquidità, fattori essenziali per affrontare un ambiente finanziario sempre più dinamico e incerto”.

Per Oliveti “Questa transizione verso un portafoglio più sofisticato e dinamico testimonia la capacità delle Casse di adattarsi alle sfide poste da un contesto finanziario globale in continuo cambiamento. Il progressivo spostamento verso strumenti più liquidi e diversificati garantisce non solo una maggiore flessibilità, ma anche una più solida capacità di affrontare le fluttuazioni di mercato, preservando la sicurezza e la sostenibilità del sistema previdenziale privato”.

Il Presidente dell’AdEPP, infine, nel suo intervento ha ricordato che “Il patrimonio nasce per essere strumentale al nostro obiettivo del pollice. Ogni Presidente ha l’obiettivo di trasformare il contributo in prestazioni per la sua platea e quindi è evidente che il patrimonio, che sono contributi accumulati, deve aiutare a favorire questo passaggio. E noi da questo punto di vista valutiamo con estrema attenzione il decreto investimenti che ci deve permettere, al di là del suo obiettivo, di regolamentare. Sono passati anni, bisogna dire, da questo decreto. Di solito un decreto si fa o per urgenza e per necessità. Per quanto riguarda l’urgenza, sono passati tanti anni. Dal 2013, data di potenziale applicazione del decreto, le Casse hanno raddoppiato il patrimonio, quindi probabilmente anche la necessità non appare impellente.”

LA FISCALITA’ APPLICATA

“Noi da tempo – ha sostenuto Oliveti – continuiamo a dire che il patrimonio sono contributi accumulati e investiti e che quindi tassarlo nella sua redditività significa tassare i contributi. E questo patrimonio serve per pagare le prestazioni e quindi per garantire un diritto. Che peraltro è assoggettato poi regolarmente a fiscalità prestazionale. Quindi da tempo diciamo che dovremmo essere esentati dalla fiscalità sul Capital Gain. Sappiamo che non
è tempo per poterlo chiedere in maniera totale, però almeno una riduzione dal 26 al
20%, esattamente come è previsto per la per la contribuzione alla previdenza
complementare, che è facoltativa, potrebbe essere fattibile. Nella denegata ipotesi che nulla sia possibile, questa fiscalità che noi paghiamo in maniera importante, potrebbe essere destinata in parte a una fiscalità di scopo, in maniera che un po’ di quei diritti sociali che
garantiamo con la nostra fiscalità alla collettività generale possono essere riconosciuti
anche a coloro che la producono”.

LE CASSE IN ITALIA

Nel 2024 il 38% degli investimenti delle Casse è localizzato in Italia, una percentuale che sale al 45% includendo liquidità e polizze assicurative.

Gli enti di previdenza privati italiani sostengono in maniera importante l’economia reale del Paese investendo soprattutto nelle società quotate e acquistando debito pubblico. Nel dettaglio, sono italiane l’84% delle azioni detenute dalle Casse, il 75% dei titoli di Stato e il 59% degli altri fondi di investimento.

Sono, inoltre, totalmente nel Paese gli investimenti in immobili ancora di proprietà diretta delle Casse.

 

ADEPP, UN PONTE TRA LE CASSE E L’EUROPA.

Da anni, l’Associazione agisce come voce dei liberi professionisti e delle loro Casse di previdenza presso le istituzioni europee.

La sua missione ha una doppia valenza: da un lato, rappresenta attivamente gli interessi del settore nei dibattiti e negli incontri a Bruxelles; dall’altro, funge da canale informativo essenziale, selezionando e trasmettendo in modo tempestivo alle Casse tutti gli aggiornamenti sui principali dossier legislativi europei.

Questo ruolo è reso concreto dalla produzione di Position Paper e pareri formali per i decisori politici, dall’adesione a piattaforme settoriali europee e dalla pubblicazione di una newsletter dedicata agli organi esecutivi delle Casse e ai loro iscritti.

Per Oliveti “Il mondo in transizione dei professionisti e dei loro enti previdenziali non può essere affrontato con la sola azione delle Casse di previdenza. Emerge, pertanto, la necessità imprescindibile che questo settore sia destinatario di politiche pubbliche e misure di welfare integrate ed efficaci, sia a livello nazionale sia a livello comunitario. Nel corso dell’ultimo anno, AdEPP ha più volte sollecitato le istituzioni europee, Commissione e Parlamento, su temi di estrema urgenza e rilevanza per la sostenibilità dei sistemi economici, pensionistici, sociali e finanziari a livello nazionale, europeo e internazionale”.

Il Position paper “Intelligenza artificiale e mercati del lavoro” presentato dall’Associazione conteneva la proposta di un nuovo strumento europeo per la formazione sul modello di SURE. Partendo dalla constatazione della continua evoluzione del mercato del lavoro autonomo, AdEPP ha chiesto di dedicare specifica attenzione alle professioni ordinistiche, erose e “minacciate” dal comparire di nuove figure professionali – non inquadrabili nella classificazione delle professioni più tradizionale. Come effetto diretto della robotizzazione/digitalizzazione di diversi task che caratterizzano l’attività professionale, i “knowledge workers” potrebbero perdere il 50 per cento delle attività o il 50 per cento dei lavoratori.

“Tale processo comporta il rischio di perdita di valore economico e sociale derivante dalla sostituibilità (effettiva o teorica), da parte di una macchina o di un algoritmo, di una attività o ritagli di essa. Per prevenire o limitare tale effetto di spiazzamento, è importante prevedere i futuri cambiamenti nei fabbisogni, aggiornando le classificazioni e le tassonomie delle professioni, ma mantenendo intatti valore ed etica della professione liberale. Ma l’IA non è la sola sfida da affrontare. Le trasformazioni delle professioni e dei mercati del lavoro richiedono impegno e presenza. Quella che AdEPP continuerà a garantire anche in Europa”.

 

Roma 17 Dicembre 2025