Camporese: “Nessun problema di sostenibilità ma dobbiamo garantire un sostentamento dignitoso ai nostri iscritti”

483

Lo stato di salute della previdenza privatizzata è «in alcuni casi ottimo, in altri buono» e, in generale, «non esistono situazioni allarmanti in merito alla sostenibilità dei bilanci» nei 50 anni richiesti dalla legge 214/2011. Appurato nel vertice del 26 luglio che il ministro del welfare Elsa Fornero «non ha atteggiamenti punitivi verso di noi, a settembre gli enti ultimeranno i piani di riforma». Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, l’associazione che riunisce 20 casse formatesi con i dlgs 509/1994 e 103/1996 (per un totale di quasi 2milioni di iscritti), anticipa a ItaliaOggi Sette che «giovedì 6 terremo un’assemblea per analizzare i progetti direvisione». E ai giovani professionisti inquieti per il futuro (contributi più pesanti ed età pensionabile inaumento) dice: «Il problema della flessione dei redditi, che porta alla diminuzione delle prestazioni, è gravissimo. E non va ignorato né dalle casse, né dal governo».

Domanda. Il «redde rationem», l’esame ministeriale sull’equilibrio fra entrate ed uscite nel lungo periodo, si avvicina. Come procede il restyling

dell’impianto pensionistico dei singoli istituti?

Risposta. È in corso un ampio processo riformatore: da settimane gli attuari sono al lavoro per effettuare proiezioni sull’impatto delle misure per assicurare saldi positivi cinquantennali. Gli interventi correttivi saranno licenziati dai vertici delle casse nella prima settimana di settembre, per inviarli in tempi rapidi ai dicasteri competenti. Il clima è sicuramente più sereno rispetto alle incomprensioni dei mesi passati, grazie alle rassicurazioni di Fornero e dei suoi tecnici: ci è stato detto, infatti, che non ci sono pregiudiziali, ma soltanto l’esigenza di garantire una sostenibilità dei bilanci piena. L’Adepp comincerà a tirare le somme dei provvedimenti che finiranno al vaglio dell’esecutivo nell’assemblea del 6 settembre. Ma l’altro grande tema sul tavolo, che tutti i presidenti sono ansiosi di trattare, sarà l’effetto della norma iniqua che ci riguarda, varata nel decreto sulla spending review (convertito nella legge 135/2012).

D. Già, gli enti di previdenza dei professionisti sono obbligati a ridurre i costi del 5-10%, per versare il ricavato nelle casse dell’erario, ai fini del risanamento di bilancio.

R. Subiamo l’ennesima normativa che tende a trattarci come soggetti pubblici (un’altra era nella «manovra di ferragosto» dello scorso anno, legge 148/2011, che stabilì per le casse dal 1° gennaio 2012 l’innalzamento dal 12,50 al 20% dell’aliquota sugli utili degli investimenti, ndr), intervenendo nel nostro perimetro in maniera totalmente ineffi ciente.

 D.«Ineffi ciente»?

R.  Sì, perché non abbiamo un parco di auto blu da tagliare, al massimo può esserci una vettura a disposizione. La sforbiciata del 10% sui consumi intermedi, poi, è una novità mai percorsa prima: che cosa dovremmo dire, allora, delle decine di milioni di euro che aspettiamo da anni  dallo stato come compensazione delle indennità di maternità? Non escludo che l’assemblea dell’Adepp decida di sollecitare un’azione parlamentare correttiva, utilizzando il primo provvedimento legislativo utile.

D. Ad agitare fortemente le categorie professionali, soprattutto i giovani, sono anche gli imminenti incrementi dei versamenti previdenziali e dell’età pensionabile.

R.È giusto che non coltivino preoccupazioni sulla tenuta dei conti dell’ente di riferimento, ci stiamo impegnando proprio su questo versante. Aggiungo, tuttavia, che è un fronte estremamente delicato quello della previdenza delle nuove generazioni perché legato all’adeguatezza del futuro assegno, al giro d’affari limitato a causa della crisi.  Credo, e mi rivolgo ai colleghi presidenti, sia inutile avere delle casse perfette sul piano finanziario, se non potremo garantire, alla fine dell’attività, un sostentamento dignitoso agli iscritti. È questo il nostro compito. Bisogna parlarne continuamente, e individuare strade al nostro interno per agevolare sempre di più i giovani.