Monti: “E’ essenziale che ci siano più liberi professionisti e che lavorino in un sistema di concorrenza pulito”

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così il Presidente del Consiglio all’apertura dell’annuale incontro di Rimini di Comunione e Liberazione.  E poi cita gli incentivi alla creazione di impresa, l’abbattimento dei costi burocratici . “Vi basterà un euro di capitale per cominciare la vostra impresa. Grazie al programma di semplificazioni che il Ministro Patroni Griffi sta realizzando avrete minori difficoltà nel rapporto con le pubbliche amministrazioni. E, soprattutto, avrete gli strumenti per fronteggiare il fenomeno dei ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni”. “Sono fermamente convinto del fatto che la vita pone a ciascuno di noi nuove sfide da affrontare, tutti i giorni, a qualsiasi età. Ciascuna sfida, quelle vinte, ma anche quelle da cui usciamo sconfitti, aiutano a costruire quello che saremo nel futuro. Per questo motivo non credo esistano sfide più o meno importanti. Può cambiare la tensione con la quale le affrontiamo. Certamente cambia la nostra preparazione e la capacità di accettarne gli esiti”.

“Provo a raccogliere l’invito rivoltoci dalla Professoressa Guarnieri: quello cioè di confrontarsi e affrontare le proprie sfide: le vostre quelle più difficili. Sono difficili perché l’incognita del percorso che vi aspetta è spesso più forte della fiducia che avete in voi stessi – ha continuato Monti –  oppure perché talvolta l’impazienza di trovare una dimensione che vi soddisfi prevale sulla pazienza di aspettare il fatidico “momento giusto”. Sono certo che alcuni di voi non hanno nemmeno la certezza di quale sia davvero la collocazione più appropriata: se in Italia o all’estero, se da liberi professionisti, imprenditori o impiegati, nel privato o nella pubblica amministrazione”.

E il Presidente del Consiglio è convinto che la via da percorrere sia la fiducia in se stessi perchè, sostiene Monti: “L’imprevedibilità è  un elemento essenziale. Solamente la forza di volontà, unitamente alla capacità che ciascuno ha e sa usare, sono il motore del successo personale, qualunque dimensione gli si voglia dare: professionale o umano”. E cita il film “L’attimo fuggente”, il professore che incita i suoi allievi ad abbandonare gli schemi, a ragionare con la propria testa, guardando il mondo da una prospettiva diversa.

E da professore parla di generazione perduta e del manifesto firmato da una fascia d’età compresa tra i 30 e i 40 anni in cui spiccano parole portanti come merito, rispetto, impegno e fiducia. “Dobbiamo fare tutto quanto è possibile affinché il Paese non perda anche voi e, anzi, affinché possiate essere una risorsa preziosa per la nostra economia e per il sociale, ma soprattutto perché restiate sempre vivaci come siete oggi, perché possiate mantenere lo stesso fuoco nello sguardo, la stessa curiosità”. 

Per riuscire dalla crisi – speuiga Monti – non c’è che un modo: serve un’azione dura e decisa. È esattamente quello che abbiamo provato a fare – e stiamo ancora facendo – nel poco tempo che ci è stato concesso. Abbiamo cercato, con la squadra di Governo, di creare le condizioni affinché quell’istante che voi chiamate imprevedibile perda un poco dell’alea che ha oggi e guadagni in certezza. Non troppa – altrimenti la partita sarebbe noiosa – ma tanto quanto basta per darvi il giusto coraggio per andare avanti. Prima tra tutte quella finalizzata a favorire la “permeabilità” fra Università, imprese e centri di ricerca. Un sistema “poroso” in cui ciascuno degli attori che lo compongono offre agli altri il proprio valore aggiunto e ha la possibilità di colmare le proprie lacune facendo perno sulle competenze messe a disposizione dagli altri. La seconda azione è volta a migliorare gli standard di valutazione e la loro trasparenza. Non si tratta di togliere i finanziamenti a chi non produce. Si tratta di premiare chi produce e di sollecitare chi è rimasto dietro a riflettere sulle proprie carenze, per tornare a essere competitivo.  Infine, con la terza azione miriamo a ricostruire i grandi aggregati di competenze nazionali, che per noi sono strumentali non solo alla “specializzazione intelligente” dei territori – vuol dire che ciascun territorio potrà e dovrà produrre il tipo di sapere per cui è più adatto – ma anche all’identificazione di cluster innovativi. In questo modo non mortifichiamo la possibilità di far nascere, anche dal nulla, nuovi saperi e capacità.

Ed ecco la nota dolente: il lavoro. “Assieme alla scuola, il lavoro occupa una posizione centrale nelle azioni presenti e future di questo Governo. La riforma è, e resta, il perno centrale della nostra azione. Con la riforma abbiamo migliorato la qualità dell’occupazione per liberare tanti giovani dal labirinto della precarietà attraverso la definizione di un percorso professionale che consentisse loro di intravedere un futuro lavorativo e, magari, la possibilità di migliorare la loro posizione sociale. Il Ministro Fornero ha sintetizzato perfettamente il concetto. Si tratta – e sto citando – “di scommettere sul genio italiano, lavorando per ampliare gli spazi di tutti i giovani e le giovani donne”.

“Per quanto riguarda le imprese, abbiamo concentrato gli incentivi contributivi sul contratto di apprendistato e abbiamo riconosciuto un importante sgravio dell’IRAP per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani e donne nelle regioni meridionali. Con il decreto sviluppo, poi, abbiamo introdotto un importante credito di imposta per le imprese che assumono a tempo indeterminato i laureati in materie tecniche e i giovani che hanno conseguito un dottorato”.

“Chiaramente quando parlo di mercato del lavoro faccio riferimento a una gamma vastissima di competenze e professionalità. Molte delle misure che abbiamo approvato e che incidono sulla flessibilità in entrata e in uscita sono rivolte soprattutto ai lavoratori dipendenti. Per i liberi professionisti abbiamo pensato che la strada migliore fosse quella della concorrenzialità. Con la liberalizzazione delle professioni abbiamo aperto alla concorrenza settori che troppo spesso mantenevano ai margini i nostri giovani e, per metterli in condizione di entrare quanto prima nel mercato del lavoro, abbiamo ridotto a 18 mesi il periodo di tirocinio.  L’obiettivo è quello di dare nuova dignità ai giovani professionisti. Molti di loro oggi faticano ad affermarsi, nonostante abbiano alle spalle anni di studio e di formazione sul campo. Volevamo ridurre il gap tra la formazione – che è fondamentale, ma non può essere un ostacolo al lavoro vero e proprio o, peggio, una scusa per procrastinare l’inizio del lavoro – e l’esercizio di una professione. Ecco perché per noi è essenziale che ci siano più liberi professionisti e che costoro lavorino in un sistema di concorrenza pulito, a beneficio di tutti: degli stessi professionisti ma anche dei consumatori.