Gender gap? AdEPP lo analizza da tempo. Le azioni mirate delle Casse

660

L’AdEPP già da tempo analizza i “fenomeni” legati alla disparità di genere. Nel report pubblicato lo scorso anno, ad esempio, il centro studi  aveva  puntato la lente di ingrandimento sul gender gap e sul gender pay gap. Due focus che sottolineavano come, sia sul fronte redditi sia sul fronte lavoro/previdenza, il tema “differenze di genere” fosse evidente anche tra le libere professioni.

Problematiche alle quali le Casse stanno dando risposte mettendo in campo sempre più azioni di sostegno: dalla maternità alla genitorialità, dai sussidi per gli asili nido alla formazione mirata al inserimento/reinserimento nel mercato del lavoro passando per la  visibilità della professione.

Ma tornando ai numeri, il dato che salta immediatamente all’occhio è quello sulla disparità di reddito: le donne guadagnano in media oltre il 50% in meno degli uomini.

E se analizziamo i dati suddivisi per Regione di appartenenza,  le professioniste del Lazio, Liguria e Valle d’Aosta guadagnano un reddito compreso tra il 52,4% e il 54,8% di quello dichiarato dai loro colleghi di sesso maschile. Nelle altre Regioni la forbice si accorcia ma di poco, una donna guadagna circa il 64% del reddito del collega maschio.

La regione in cui la differenza tra i redditi degli uomini e delle donne risulta essere meno accentuata è la Sardegna dove gli iscritti di sesso femminile percepiscono il 70,2% del reddito medio lordo dichiarato dai loro colleghi di sesso maschile. Un dato comunque che ci dice che l’equiparazione tra uomo e donna a parità di incarico è ancora ben lontana.

Inoltre, tra il 2014 e il 2015 si assiste ad un decremento percentuale generalizzato del reddito medio degli iscritti di sesso femminile (appartenenti a tutte le regioni di Italia) nettamente più marcato (-2,04%) rispetto a quello registrato per gli iscritti di sesso maschile (-0,36%). Le regioni maggiormente interessate sono la Calabria (-5,9%), il Trentino Alto Adige (-4,37%), il Lazio (-4,16%) e l’Abruzzo (-3,04%).

E sempre per dare i numeri, nel periodo 2010-2015 nelle Regioni meridionali i redditi medi sono decresciuti in modo decisamente più marcato rispetto a quanto accaduto nelle Regioni settentrionali, raggiungendo livelli davvero preoccupanti. Valga su tutti la situazione della Calabria dove una professionista nel 2015 ha percepito un reddito medio lordo annuo di appena 11.679,63.

E cosa succede quando una donna professionista decide di diventare madre? Le donne che hanno subito un decremento del reddito consistente nell’anno successivo alla nascita del proprio figlio (escluse quelle con reddito nullo) sono il 50%. Il decremento medio si attesta intorno al 40%.

Ma non solo. Le donne con reddito diverso da zero prima della nascita del figlio e reddito pari a zero dopo la nascita sono risultate il 15%. Di fatto, il 15% delle donne madri è uscita temporaneamente o definitivamente dal mondo professionale.