Europa. Studiare l’Oggi per capire il Futuro

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Aumenta l’occupazione ma non le ore lavorate per persona, aumentano i redditi medi e diminuisce la povertà: sono queste alcune evidenze del “Rapporto sugli sviluppi occupazionali e sociali in Europa nel 2018 (ESDE)”, pubblicato dalla Commissione europea lo scorso 13 luglio.

Uno studio che non contiene solo numeri ma un’analisi attenta dell’economia, del mercato del lavoro, delle sfide sociali ed economiche alle quali sono chiamati gli Stati membri, sottolineando anche le politiche che dovrebbero essere messe in campo per dare risposte concrete.

Una risposta la Commissione europea l’ha già data “costruendo” il Pilastro sociale, lo strumento attraverso il quale nei prossimi anni si intende promuovere le pari opportunità, favorire l’accesso al mercato del lavoro e a condizioni di lavoro e di inclusione sociale eque, migliorare le competenze di base e promuovere una formazione professionale in grado di affrontare nuovi mercati e la richiesta di nuove skills, sostenere le persone di fronte alle mutevoli realtà del lavoro e sostenerle per raggiungere nuovi e più effettivi diritti, costruire il giusto equilibrio tra vita professionale e vita privata.

“L’economia europea sta crescendo in modo più veloce e uniforme rispetto al passato. Ciò favorisce l’occupazione, sostiene i redditi delle famiglie e migliora le condizioni sociali. Il cambiamento tecnologico – ha sottolineato, durante la presentazione del Rapporto, Maryanne Thyssen, Commissaria per l’occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità del lavoro- reca in sé elevate potenzialità per stimolare la crescita e l’occupazione, ma solo se plasmato secondo le nostre attese. Il pilastro europeo dei diritti sociali fornisce un orientamento per preparare tutti a questa trasformazione. Con le nostre proposte su condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili e sull’accesso alla protezione sociale realizziamo in concreto il pilastro, dotando i cittadini europei di un’istruzione e di competenze migliori lungo tutto l’arco della vita e facendo sì che, in un mondo del lavoro in rapida evoluzione, tutti i lavoratori godano dei diritti fondamentali.” 

Il progresso tecnologico, richiamato dalla Commissaria Thyssen, contiene in sé luci e ombre, quindi, perché se da una parte è “’elemento chiave per aumentare la produttività complessiva” dall’altra “sostituisce anche le attività di routine a bassa qualificazione e aumenta il livello di competenze necessario per l’occupabilità”.

 

NUOVE TECNOLOGIE, IMPATTO ED OPPORTUNITA’

Sebbene non esista una conclusione definitiva sulla possibile portata dell’impatto della tecnologia sui posti di lavoro, gli studi dimostrano che i compiti di routine ripetitivi sono i più soggetti all’automatizzazione totale o parziale. Questo processo in corso è accompagnato da una polarizzazione dei posti di lavoro: l’incidenza di posti di lavoro con alti e bassi salari è aumentata, mentre il numero di lavori a reddito medio è in calo.

Inoltre, alcuni sviluppi tecnologici hanno sostenuto l’aumento delle forme di occupazione non standard, come il lavoro sulle piattaforme digitali e il lavoro autonomo. Ciò ha comportato vantaggi sia per le imprese sia per i lavoratori, in termini di maggiore flessibilità e di un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Ha anche offerto nuove opportunità alle persone, incluse quelle con disabilità e gli anziani, di entrare o rimanere nel mercato del lavoro. Tuttavia, il lavoro non standard può influire sulle condizioni e sulla qualità di lavoro e sulla qualità. L’emergere di forme di lavoro non standard ha il potenziale per amplificare le disuguaglianze, compreso il divario di genere.

 

I CAMBIAMENTI E IL MONDO DEL LAVORO

Sia il livello di reddito sia la disparità di reddito dipendono dalle ore lavorate e dalle retribuzioni orarie. Quindi il mondo del lavoro che cambia può influenzare i redditi nella misura in cui nuove forme di lavoro influenzano uno di questi fattori. L’automazione influisce sui lavori di routine a bassa specializzazione e quindi anche sui lavoratori a basso reddito. Nuove forme di lavoro spesso favoriscono contratti di lavoro non standard rispetto a un impiego a tempo indeterminato full time. Il lavoro non standard può aumentare il ricorso a determinati tipi di accordi di lavoro flessibili, come il lavoro autonomo individuale e il lavoro temporaneo. Ciò tende a determinare una maggiore volatilità del reddito, che potrebbe a sua volta aumentare la vulnerabilità dei lavoratori in forme di lavoro non standard e, in ultima analisi, anche la continuità contributiva e le future pensioni di una intera generazione.

 

DEMOGRAFIA E EQUITA’ SOCIALE

Un mondo del lavoro che deve e fa i conti con due aspetti più volte sottolineati dall’Europa: la demografia e l’equità sociale/economica, un binomio da studiare e prevenire. Il Report 2018, infatti, affronta l’influenza dei cambiamenti demografici sull’equità intergenerazionale e la solidarietà nell’Unione, cercando di contribuire alla migliore comprensione di un mondo del lavoro che cambia e delle sue implicazioni per l’occupazione e la società.

 

GENDER GAP

La ripresa non sta riducendo il divario occupazionale di genere. Rispetto al 2008, il 2017 presenta tassi di occupazione più elevati (66,5 per cento contro il 62,8). Le donne registrano tassi più elevati di lavoro part-time e, nonostante l’aumento del tasso di occupazione, il divario retributivo di genere persiste. Le donne guadagnano in media l’11,5% in meno rispetto agli uomini.

Un segno negativo che, secondo il Report 2018, è causato da diversi fattori, uno tra tutti la scarsa presenza delle donne nei settori “strategici” sia per il ruolo sia per il reddito.  La presenza delle donne, infatti, tende ad essere più elevata nei settori dove la retribuzione è più bassa (istruzione primaria, salute e attività di assistenza sociale, servizi) mentre “scarseggia” in settori meglio retribuiti o di “potere”.

Ad esempio, la quota di ministri donne in tutta l ‘UE ammonta, dati novembre 2017, al 27,7%. Per quanto riguarda i Consigli di amministrazione delle grandi società quotate in borsa, solo in un quarto di esse siedono delle donne. Solo la Francia presenta una percentuale di donne nei CdA superiore al 40%.

Ancora una volta la Ue risponde richiamando la priorità dedicata dal Pilastro europeo dei diritti sociali all’eguaglianza di genere e incoraggiando gli Stati membri a vincere la sfida anche mediante incentivi fiscali, occupazionali, reddituali, nella certezza che il gender gap lavorativo e salariale, se non colmato, sarà responsabile del futuro gender gap previdenziale.

 

COME RISPONDE LA UE

Le distinzioni apportate dai sistemi di protezione sociale devono essere ripensate al fine di fornire una protezione inclusiva e garantire la sostenibilità a lungo termine dei sistemi di sicurezza sociale. Alla luce di ciò, nel marzo 2018 la Commissione ha presentato una proposta per garantire l’accesso alla protezione sociale per tutti i lavoratori e i lavoratori autonomi , anche promuovendo la trasferibilità dei diritti previdenziali acquisiti e status occupazionale.

La Commissione riafferma il ruolo della formazione nello sviluppo delle competenze utili a rimanere o rientrare nel mercato del lavoro e a tal fine sostiene queste politiche con un ingente impegno di risorse economiche, ad esempio, con i fondi strutturali e di investimento europei (tra cui il Fondo sociale europeo), il programma Horizon 2020 e il prossimo programma Horizon Europe 2021-2027, il programma EaSI 2014-2020 e il programma “Erasmus +”).

Il Quadro finanziario pluriennale post-2020 continuerà a fornire sostegno finanziario. Il Fondo sociale europeo Plus (FSE +) sarà il principale strumento finanziario dell’UE per investire nelle persone e un vettore chiave per rafforzare la coesione sociale, migliorare l’equità sociale e aumentare la competitività in tutta Europa. Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) sarà rivisto in modo da poter intervenire in modo più efficace per sostenere i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, concentrandosi sul miglioramento delle competenze e dell’occupabilità di questi lavoratori e facilitando la riqualificazione generale della forza lavoro europea.

 

E GLI STATI MEMBRI?

E’ necessario un lavoro qualificato per sfruttare appieno il potenziale delle moderne tecnologie operando, mantenendo, riparando e migliorando le competenze della forza lavoro. La sostituzione o meno della manodopera con i robot industriali dipende, in ultima analisi, dalla capacità dei sistemi di istruzione e formazione di adattarsi alle opportunità tecnologiche in rapida evoluzione. Questo è il motivo per cui è così importante investire nelle competenze delle persone, in modo che rimangano occupabili, indipendentemente dall’evoluzione tecnologica. Lo sanno bene la Germania e la Repubblica Ceca, i Paesi che registrano i tassi di disoccupazione più bassi nell’UE al momento. La Germania, per esempio, ha la più alta percentuale di robot nell’UE, a riprova del fatto che alti tassi di occupazione e utilizzo dei robot nella produzione non sempre ha un impatto negativo sui posti di lavoro. In generale, la misura in cui il lavoro può essere sostituito dalla tecnologia dipende dal livello di competenze richiesto dalle attività da svolgere in ciascun lavoro e, come presentato nel Rapporto dal livello di automatizzazione (totale o parziale) di un lavoro o di una professione.

 

Il Rapporto sarà presentato il 12 ottobre a Bruxelles presso il CESE (Comitato economico e sociale europeo) – maggiori informazioni nelle prossime settimane sul sito della DG Employment Sezione eventi  (http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=88&langId=en)