Basta ingerenze. Siamo pronti a ricorrere alla Corte Costituzionale

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Il piano di dismissione immobiliare reso noto dal ministro Riccardi appare sconcertante, irricevibile e al di fuori dell’impianto legislativo del sistema della previdenza privata italiana.

Innanzi tutto va ricordato che gli Enti di previdenza dei professionisti italiani sono soggetti di diritto privato ai quali la legge di privatizzazione ha affidato piena autonomia gestionale e amministrativa. Pur mantenendo finalità pubbliche, pagare le pensioni, per le quali sono vigilati dai Ministeri dell’Economia e del Lavoro, rispondono della propria gestione, attraverso organi elettivi, ai propri iscritti senza gravare in nessun modo sullo Stato. Innumerevoli sentenze, anche di rango costituzionale, hanno rafforzato questo impianto.

Sarebbe importante che il Ministro Andrea Riccardi si confrontasse con la collega Elsa Fornero sul tema della sostenibilità degli Enti privatizzati. Questa ipotesi di dismissione immobiliare, resa nota a mezzo stampa, senza che nessuna interlocuzione istituzionale sia mai avvenuta, confligge totalmente con la sostenibilità dei bilanci attuariali nell’arco di 50 anni voluta dal Ministro del lavoro. Dopo aver messo in campo una spinta riformatrice enorme che ha interessato tutti gli enti del sistema privato proprio per aderire ad una idea di assoluta garanzia verso gli iscritti, oggi ci tocca osservare un’ipotesi di vendita forzata del patrimonio immobiliare che rischia di dimezzare le riserve accantonate in decenni. In città come Roma e Milano, dove è appostata una grande parte dei patrimoni, pensare di fissare forzatamente un prezzo di vendita pari a 150 volte l’affitto pagato significa ridurre almeno del 50 per cento il valore medio di mercato. Il Ministro potrebbe facilmente verificare che le finalità sociali da parte nostra sono da sempre assolte, pur in autonomia, aderendo in misura rilevante al sistema delle locazioni calmierate in virtù dei patti sottoscritti con le associazioni più rappresentative degli inquilini. In aggiunta non possiamo non sottolineare come, ormai da troppo tempo e su troppe materie, si evidenzi una sorta di schizofrenia istituzionale: alcune delle otto fonti di controllo che insistono sul nostro perimetro ci invitano ad elevare i rendimenti considerati insufficienti, altre sostengono la forma di investimento in fondi immobiliari congrua e regolata, infine giunge un ministro che nessuna competenza diretta ha sul nostro mondo che immagina addirittura di entrare nella gestione terza dei fondi immobiliari vigilati da Banca d’Italia per imporre vendite e prezzi. Francamente crediamo sia troppo.

Le ripetute aperture che i Presidenti delle Casse, attraverso l’Adepp, hanno formulato in questi mesi in vista di un ragionamento comune sulle necessità di sviluppo del Paese hanno prodotto solo tentativi di invasione di campo sempre più preoccupanti che continueremo a respingere in tutte le sedi fino alla Corte Costituzionale. Non gravare sulla collettività, aver dimostrato la solidità delle gestioni, aver fortemente innovato il sistema degli investimenti, l’analisi del rischio e le misure di autoregolmentazione sembra non interessare. Sicuramente interessano agli oltre due milioni di professionisti italiani che abbiamo l’obbligo di legge di rappresentare e tutelare: giunti a questo punto serve una parola di chiarezza del Presidente del Consiglio Mario Monti

 

Roma, 10 novembre 2012