GNP, chiusi i lavori. Grande affluenza nei convegni organizzati dalle Casse

513

Le Giornate Nazionali della Previdenza serrano i battenti dopo tre giorni di discussioni, incontri e momenti di confronto. Per gli Enti di Previdenza Privatizzati e per l’AdEPP, l’associazione che li rappresenta, un tour de force che ha registrato, però, una grande partecipazione di iscritti a tutti i convegni organizzati. Dall’Inpgi/Casagit all’Area Tecnica (Inarcassa, Cassa Geometri  ed Eppi), dall’area sanitaria (Enpam, Enpav e Onaosi) alla Cassa Forense con le Casse 103 unite (Enpapi, Epap, Eppi, Enpab e Enpap), il tema del lavoro e di un welfare integrato è stato a lungo dibattuto.

D’altronde da tempo l’AdEPP e gli Enti aderenti all’associazione denunciano come la previdenza non possa essere scollata dal lavoro e quindi dalla profonda crisi che sta investendo il mondo dei professionisti. Difficoltà che ogni studio e ricerca presentata durante la Gnp ha ben evidenziato.

«Dopo la sostenibilità, i nuovi obiettivi della previdenza privatizzata sono welfare integrato e adeguatezza delle prestazioni, temi che devono stare anche nell’agenda di Governo. Le Casse – ha spiegato il presidente Andrea Camporese durante il convegno dell’AdEPP  – hanno superato lo stress test dando garanzia di sostenibilità per 50 anni. Il problema non è quindi se il sistema si reggerà, ma le prestazioni che riuscirà a fornire. Sostegno al lavoratore, aiuti per lo start up, l’accesso al credito e la formazione sono  traguardi da raggiungere a maggior ragione in vista dell’arrivo della carta d’identità professionale europea  che se da una parte faciliterà la libera circolazione dall’altra renderà ancora più competitivo il mercato del lavoro. Una sfida che i professionisti, i giovani in testa, devono vincere».

Architetti, ingegneri ma anche giornalisti e medici italiani devono essere messi nella condizione di partire sulla stessa linea dei loro colleghi europei, siano francesi o tedeschi, e questo è possibile solo se la pressione fiscale venga equiparata. La doppia tassazione subita dagli Enti di previdenza privatizzati, infatti, è il male da sconfiggere come è stato sottolineato in tutti gli incontri, al pari dei tentativi di “incursione” sull’autonomia gestionale, organizzativa e soprattutto amministrativa peraltro sancita da leggi dello Stato.  

«Abbiamo una programmazione universitaria che non funziona con facoltà che scoppiano e altre che, seppur a numero chiuso, producono un numero di laureati che poi non riescono a trovare un’occupazione – ha spiegato Camporese –  C’è poi il tema del micro-credito precluso ai giovani che vogliono avviare uno studio. E tutto il filone della long care term, ovvero di tutte quelle forme di cura della persona e di assistenza sanitaria. Di questo e di molto altro la previdenza privata si fa già carico in parte, ma di certo se potessimo contare su una fiscalità di favore potremmo destinare risorse consistenti ad un welfare che in tempi di crisi è diventato fondamentale. Lo Stato dovrebbe capire che quello che sembra oggi una perdita di incasso è in realtà un risparmio a lungo termine, un investimento sul futuro».

E se prima gli enti di previdenza e assistenza tutelavano il professionista soprattutto a partire dal momento della pensione oppure in caso di disgrazie, oggi è sempre più necessario che tutelino l’iscritto anche nella fase lavorativa.

“Dobbiamo passare dalle grandi sfortune alle grandi sfide – ha detto il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti durante il convegno messo in campo dall’area sanitaria -. Infatti non possiamo dare per scontato che un iscritto possa costruirsi una pensione adeguata se non ci interessiamo al lavoro e alla qualità del percorso professionale, facendo attenzione a periodi in cui gli può capitare di interrompere l’attività o di guadagnare di meno. L’incontro di oggi ha il senso di sviluppare logiche di integrazione, di confronto e di supporto fra vari enti. È evidente che trovarsi compatti, uniti di fronte a certe fragilità ci rende tutti più forti.”

Gianni Mancuso, presidente dell’Enpav (veterinari) ha posto l’accento sulla capacità degli enti dei professionisti di essere flessibili di fronte ai bisogni degli iscritti e ha sottolineato la necessità di allargare la copertura assistenziale ad altri ambiti, come gli infortuni sul lavoro: “La A di assistenza deve estendersi sempre di più alla vita attiva”, ha detto.

L’Onaosi – ente trasversale nato per tutelare gli orfani di medici, dentisti, veterinari e farmacisti – ha confermato la volontà di allargare il proprio campo d’azione ad altre fragilità. “Ci siamo incontrati con Enpam ed Enpav e abbiamo deciso che vogliamo farlo insieme a loro”, ha detto Serafino Zucchelli, presidente della Fondazione.

E l’area tecnica? Parla di sinergie. Sinergie per sconfiggere la crisi,  per superare la burocrazia, per ‘fare rete’. Il percorso ovviamente è già cominciato. Le tre Casse hanno avviato un osservatorio giuridico comune, che studia l’impatto della normativa di interesse e stabilisce una condotta condivisa davanti alle novità regolamentari e hanno unificato i criteri di rilascio della certificazione Durc  necessaria per l’aggiudicazione di gare e appalti al fine di garantire ai professionisti tecnici una regola di trattamento unica e trasparente.

“E poi – specifica Amadasi – tutti siamo sensibili alle difficoltà di lavoro dei nostri professionisti, così abbiamo introdotto percorsi che li agevolino quando intendono sanare la loro posizione pensionistica, spesso frutto di una situazione professionale di stasi: quando non entra un reddito sufficiente, gli enti di previdenza possono intervenire per dilazionare i contributi che i nostri iscritti devono versare”.

“Ad esempio- continua Florio Bendinelli – grazie agli amici geometri, e a breve insieme ad ingegneri e architetti, abbiamo aderito all’iniziativa «Valutazione del patrimonio pubblico on line», per censire i beni dei comuni italiani, grandi e piccoli, e poi seguire la fattibilità e l’esecuzione dei relativi progetti di riqualificazione”. In questo modo lo Stato non svende i propri beni ma li recupera, i nostri professionisti possono diventare consulenti con la pubblica amministrazione e i comuni italiani  − ingessati dal rigore imposto dal patto di stabilità − possono trovare una forma di finanziamento garantita.

 La ricetta presentata “vuole sfruttare – dice la presidente Inarcassa, Paola Muratorio – il nostro effetto moltiplicatore: una rete tra Casse non per tagliare ma per moltiplicare i progetti e i risultati in una visione autonoma di efficienza privatistica. Si tratta di una iniziativa nata fra pari, senza gerarchie, ispirata dall’affinità delle professioni che condividono la stesso mercato”.

Ed infine anche alle Casse 103 è toccato spiegare dove porterà la loro unione, cosa significherà e da dove partirà il loro “fare rete”. I cinque Enti di nuova generazione: Enpapi (infermieri), Epap (attuari, chimici, dottori agronomi e forestali e geologi) Eppi (periti industriali), Enpab (biologi) ed Enpap (psicologi), sono stati chiari: “Dobbiamo imparare a copiarci – hanno sottolineato con ironia i presidenti presenti – Se uno di noi pensa ad una nuova forma di assistenza o di allargarne una già esistente ad altre categorie ben venga. La paternità messa in campo da alcune Casse deve essere presa ad esempio e duplicata. Poi è chiaro che al centro del nostro agire restano le misure più rilevanti, le prestazioni a sostegno del reddito, connesse alla diminuzione della capacità lavorativa (indennità di maternità, indennità di malattia, interventi per stato di bisogno, trattamenti pensionistici di invalidità e inabilità ecc.), i provvedimenti assistenziali per favorire l’accesso al credito, con un contributo su mutui e prestiti per l’avvio e l’esercizio dell’attività.

Ed infine per tutti resta il progetto, più volte ricordato dal presidente dell’AdEPP e dell’INPGI, Andrea Camporese, di creare un fondo intercategioriale, destinato a dare risposte al sempre più crescente bisogno di welfare integrativo.