Istat, la nuova fotografia Italia

Dal turismo al mercato del lavoro, dal Pil alle strutture economiche, l’Istituto di ricerca pubblica un quadro del Sistema Paese. E partendo proprio dal Prodotto interno lordo, nel 2012,  si registra un calo del 2,8 per cento in termini reali. Misurato in Parità di potere d’acquisto, il Pil dell’Italia risulta inferiore a quello medio dell’Ue27.

Dopo una sostanziale stabilità nel 2011, la produttività del lavoro in Italia è diminuita dell’1,2 per cento nel 2012. Nel confronto europeo, risulta allineata con la media dei paesi Ue27, mentre nel 2002 era più elevata del 9,2 per cento. 8

Negli ultimi dieci anni si è ridotta la quota di mercato delle esportazioni italiane sul commercio mondiale, dal 4 per cento del 2003 al 2,7 del 2012, seguendo una tendenza comune a molte delle economie più avanzate. A livello territoriale, il contributo principale alle vendite italiane sui mercati esteri proviene dal Nord (oltre il 70 per cento); il Mezzogiorno detiene una quota molto limitata (11,9 per cento), ma in crescita nell’ultimo anno.

E non va meglio nel paragrafo Mercato del lavoro. Nel 2012 risultano occupate sei persone su 10 in età 20-64 anni, con un forte squilibrio di genere a sfavore delle donne e un marcato divario territoriale tra il Centro-Nord e Mezzogiorno (20,5 punti percentuali).

Il tasso di occupazione nella fascia di età 55-64 anni è pari al 40,4 per cento, in aumento di circa 2,5 punti percentuali rispetto al 2011 ma inferiore alla media Ue27 (48,9 per cento). Il 13,8 per cento dei dipendenti ha un contratto a termine, valore sostanzialmente analogo alla media europea. La quota di occupati a tempo parziale è pari al 17,1 per cento. Entrambe le tipologie contrattuali sono più diffuse tra le donne.

Il tasso di disoccupazione raggiunge il 10,7 per cento, in confronto all’8,4 per cento di un anno prima, ed è in linea con quello medio Ue27 (10,5 per cento). L’incremento interessa entrambe le componenti di genere e tutto il territorio; in alcune regioni del Mezzogiorno arriva al 19,3 per cento (Campania e Calabria).

La disoccupazione di lunga durata (che perdura cioè da oltre 12 mesi) interessa il 52,5 per cento dei disoccupati e supera il 54 per cento per la componente femminile. Inoltre, nel 2011, la quota di unità di lavoro irregolari si attesta al 12 per cento, in lieve riduzione rispetto ai due anni precedenti. Il Mezzogiorno registra l’incidenza più elevata di lavoro non regolare, oltre il doppio rispetto a quella del Centro-Nord. A livello settoriale, è non regolare quasi un quarto dell’occupazione nell’agricoltura.

Ed arriviamo ad un’altra nota dolente ossia le condizioni economiche delle famiglie. Nel 2011 circa il 58 per cento delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo (29.956 euro, circa 2.496 euro al mese). La più alta diseguaglianza nella distribuzione del reddito è in Campania mentre in Sicilia si registra il reddito medio annuo più basso (oltre il 28 per cento in meno del valore medio italiano); sempre in quest’ultima regione, in base al reddito mediano, il 50 per cento delle famiglie si colloca al di sotto di 17.804 euro annui (circa 1.484 euro al mese).

Nel 2012 il 24,9 per cento delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà considerate nel calcolo dell’indice sintetico di deprivazione, una quota in aumento rispetto all’anno precedente. Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio del Mezzogiorno, dove l’indicatore raggiunge il 41,0 per cento.

E per chiudere un focus sulla finanza pubblica. Nel 2012 in Europa si registra un generalizzato miglioramento dei saldi e delle dinamiche dei conti pubblici, per effetto delle misure di contenimento della spesa pubblica adottate dai vari governi. L’Italia si colloca al primo posto, insieme alla Germania, tra i paesi dell’Uem per saldo primario (indebitamento netto esclusi gli interessi passivi), al sesto posto relativamente all’incidenza dell’indebitamento netto.

L’Italia si conferma tra i paesi dell’Ue con un elevato rapporto debito/Pil. Nel 2012 questo rapporto si attesta al 127 per cento, valore inferiore solamente a quello della Grecia. L’aumento rispetto al 2011 è di oltre 6 punti percentuali, più del doppio di quanto sperimentato in media dai paesi europei.

La pressione fiscale sale al 44,1 per cento, 3,6 punti percentuali in più rispetto a quella media Ue27. Il dato italiano è risultato complessivamente in linea con la media degli altri paesi europei fino al 2005, per poi distanziarsi segnando valori più elevati.

La Pubblica amministrazione italiana spende poco più di 13 mila euro per abitante, un valore leggermente superiore a quello medio dell’Ue27, ma ancora inferiore a quello delle principali economie dell’Unione. A livello territoriale, la spesa statale regionalizzata del Centro-Nord si conferma sistematicamente superiore a quella del Mezzogiorno.

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