Crescita Europa, se ne è discusso a Roma

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Obiettivo,  contribuire alla definizione dell’agenda europea in materia di economia sociale, con un approccio trasparente, dialogante e partecipativo. La finalità è di promuovere un livello più avanzato di confronto, e possibilmente di consenso, attorno ad una serie di questioni rilevanti per una strategia di sviluppo dell’economia sociale.

Per questo sono state predisposte dagli organizzatori una serie di domande già sottoposte alla consultazione pubblica e che sono state oggetto di discussione durante l’incontro che si è tenuto il 17 e 18 novembre scorso a Roma. Eccone alcune, il testo integrale è possibile consultarlo nel sito http://www.lavoro.gov.it/Priorita/Pages/20140915_Sviluppo-economia-sociale-in-Europa.aspx

Le politiche esistenti (tra cui, ad esempio, le normative sugli appalti, il supporto alle start-up e in particolare alle start-up sociali innovative, formazione all’imprenditorialità, meccanismi di co-finanziamento ecc.) sono sufficientemente efficaci nel supportare l’economia sociale e stimolare la sua crescita? Ci sono altre politiche, al momento non previste, che dovrebbero essere prese in considerazione?

Qual è il contributo distintivo delle organizzazioni dell’Economia Sociale al continente europeo in termini di sviluppo economico e sociale? In che modi esse contribuiscono a soddisfare i bisogni dei cittadini europei al di là di quanto possono fare lo stato e le altre forme di impresa (ad esempio fornitura di servizi sociali o di interesse generale aggiuntivi, mobilitazione di risorse imprenditoriali aggiuntive da parte di soggetti non motivati da obiettivi lucrativi, opportunità di impiego più inclusive, recupero di imprese in difficoltà, ecc.)?

La regolamentazione europea delle imprese e dei mercati (dagli standard contabili alla normativa sugli aiuti di stato) tiene sufficientemente in conto l’importanza della diversità delle forme di impresa?

In che modo istituzioni europee, Stati membri e regioni possono integrare con efficacia i soggetti dell’economia sociale nel loro processo di riforma strutturale, così da far leva sul potenziale di queste organizzazioni a fini di sviluppo economico e sociale?

Questioni che scaturiscono dalla consapevolezza,  si legge nel documento, che …..E’ ormai evidenza comune, ribadita non solo da ricerche e studi ma anche da una ampia serie di documenti ufficiali della stessa Unione europea1, che per raggiungere gli obiettivi di progresso che i paesi europei si sono prefissati l’azione delle istituzioni pubbliche e del private business da sola non basti. Un maggiore pluralismo, anche delle forme di impresa, è la chiave di un cambio di rotta, perché è necessaria la mobilitazione di nuove energie e risorse, anche superando il tradizionale binomio stato-mercato.

A ciò si aggiunge l’esigenza di ripensare il concetto stesso di sviluppo a partire da un ruolo più importante della dimensione sociale, che si esprime in varie forme e secondo diverse sensibilità. Il dibattito più recente, specie se osservato a livello europeo, mostra una pluralità di approcci. Si spazia dalla rilevanza attribuita all’innovazione relativa a temi di interesse sociale (social innovation, intesa dal punto di vista dell’oggetto), al ruolo degli stessi soggetti sociali nel produrre tale innovazione (social innovation, intesa dal punto di vista degli attori), fino ai criteri per valutarne l’impatto (social impact) e quindi per decidere la migliore allocazione delle risorse finanziarie sia pubbliche che soprattutto private (impact investing). Quel che però tutti questi approcci hanno in comune è l’importanza che viene riconosciuta alla produzione di beni e servizi orientati non solo a contenere la spesa pubblica e a soddisfare bisogni, ma anche a rafforzare la qualità dei legami sociali, secondo principi di solidarietà e condivisione….