On line il rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico sulla situazione del mercato del lavoro nei 34 Paesi aderenti.
Secondo il report anche se il mercato sta migliorando la disoccupazione è ancora molto alta rispetto ai valori precedenti alla crisi, soprattutto nei Paesi europei che era in media del 7,1 per cento. Il tasso di disoccupazione dovrebbe diminuire nei prossimi 18 mesi, secondo le stime dell’OCSE, ma rimarrà sopra al 20 per cento sia in Grecia sia in Spagna.
La situazione più preoccupante riguarda i disoccupati di “lungo periodo”, circa 15,7 milioni di persone, una su tre, hanno cercato ma non hanno trovato lavoro negli ultimi 12 mesi. E in Italia?
La disoccupazione in Italia ha raggiunto un picco del 12,7% nel 2014, oltre 6 punti percentuali in più rispetto a prima della crisi (6,1% nel 2007), ma nel 2016 comincerà a scendere, passando sotto il 12% nel quarto trimestre. Cresce anche l’incidenza della disoccupazione di lungo periodo: nel 2014, il 61,5% dei senza lavoro lo era da almeno 12 mesi, contro il 56,9% del 2013.
Continua a crescere in Italia la percentuale di lavoratori under 25 con contratti precari, passata dal 52,7% del 2013 al 56% nel 2014. La percentuale è aumentata di quasi 14 punti percentuali dal 2007 (42,2%) e di quasi 30 punti. Ma Non solo. Secondo l’Ocse “solo il 55% delle persone che entrano nel mercato del lavoro cominciando con un lavoro temporaneo hanno un contratto permanente dieci anni dopo in Italia, uno dei dati più bassi nell’Ocse». Sono invece quasi il 40% i giovani under 25 che mantengono il loro posto di lavoro per meno di 12 mesi, con un’incidenza particolarmente elevata tra le ragazze (43,7%). E sono sempre i giovani a preoccupare visto che in questo settore la disoccupazione è più che raddoppiata arrivando a quota 42,7%. «Più di una persona su 4 di età uguale o inferiore ai 29 anni in Italia non è né occupata né in educazione (Neet) – si sottolinea nel report – percentuale che si è impennata del 40% dall’inizio della crisi, aprendo un ampio divario con la media Ocse”.
Per fortuna che c’è il jobs act, “aumentando gli incentivi alla creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato con il nuovo contratto a tutele crescenti, ed estendendo la copertura dei sussidi di disoccupazione, rappresenta un importante passo avanti verso la riduzione delle diseguaglianze di lungo periodo e l’eliminazione della segmentazione” del mercato del lavoro italiano. “La riforma – spiega l’Organizzazione – h in sé importanti misure per aumentare le risorse destinate alle politiche attive sul mercato del lavoro, e migliorarne l’efficacia”.
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