Pochi laureati e molti disoccupati. L’Ocse da la maglia nera all’Italia

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Ultimo posto, così si è posizionata l’Italia nella classifica dell’ Education at a glance», il rapporto Ocse che in oltre 500 pagine confronta i dati sulla struttura, i finanziamenti e i risultati dei sistemi d’istruzione dei diversi paesi.

«Da noi mancano i quadri intermedi, – ha spiegato durante la presentazione del report Francesco Avvisati, senior analyst presso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – quei periti di cui le aziende tanto avrebbero bisogno, mentre in Francia ad esempio gli Istituti universitari di tecnologia sfornano informatici in due anni».

Insomma, il dato di fondo sono le carenze sotto il profilo della professionalizzazione, anche se – riconosce l’Ocse – «negli ultimi anni l’Italia ha compiuto progressi importanti per creare programmi di istruzione terziaria che preparino gli studenti a un rapido ingresso nel mondo del lavoro», creando gli istituti tecnici superiori e la raccomandazione è di “rafforzare questo tipo di programmi.

Ma , sempre secondo lo studio, c’è un altro problema “atipico” ossia molti studenti universitari hanno difficoltà a sintetizzare informazioni provenienti da testi lunghi e complessi. «La priorità del sistema – spiega ancora Avvisati – resta quella di formare belle menti, ricercatori, dirigenti, ingegneri. Non c’è l’idea di concentrare gli sforzi per elevare le competenze medie dei ragazzi usciti dalle superiori».

E non va meglio sul fronte occupazione, ma questa certo non è una novità. Il tasso di occupazione di chi ha fatto l’università è di un punto percentuale inferiore a chi ha solo il diploma (62% contro il 63%). Tutta colpa della scarsa preparazione o delle aziende che non assumono? Certo, secondo il report, le risorse investite toccano appena lo 0.9% del Pil , la metà del Regno Unito (1,8%) e al di sotto di quelle messe in campo dalla Germania e dalla Francia (1,2% e 1,4%).

In Italia, inoltre, avere una laurea in tasca conviene dal punto di vista della retribuzione, ma in Italia meno che in altri Paesi: da noi la differenza tra i redditi dei laureati e quelli dei diplomati è inferiore alla media dell’Ocse.

«Il rapporto Ocse è la fotografia della realtà – commenta amaro il capo dei rettori Gaetano Manfredi -. Il nostro è un sistema fortemente sotto finanziato, in un momento in cui l’economia della conoscenza invece è sempre più basata sul capitale umano. Il numero ridotto di iscritti all’università è legato a un welfare molto carente. Bisogna sostenere gli studenti, soprattutto al Sud. Sulle borse di studio abbiamo aperto un tavolo tecnico al Miur. La mia impressione è che sia il ministro Giannini sia il presidente del Consiglio Renzi siano consapevoli che il futuro si gioca in investimenti nell’alta formazione. Ora però è venuto il momento di passare dalle parole ai fatti e di mettere più soldi» .

E per chiudere in bellezza un altro dato: le donne costituiscono il 59% dei nuovi laureati ma solo il 37% dei docenti universitari, anche questa una percentuale inferiore alla media Ocse che si attesta al 41%.