Luciano: “Siamo l’ossatura di questo Paese” e su Atlante2 “Polemiche strumentali”

536

così il Presidente di Cassa Forense durante l’intervista rilasciata al collega Errico Novi del Dubbio e sul Fondo Atlante 2 “Polemiche strumentali che attentano alla nostra indipendenza, abbiamo valutato e poi declinato l’invito del Governo”.

«Siamo l’ossatura del Paese: il mondo delle libere professioni è un architrave produttivo ma anche un argine al populismo, e forse è proprio per questo che gli organismi di categoria vedono la propria indipendenza messa continuamente sotto attacco». Nunzio Luciano, presidente della Cassa forense, propone anche questa chiave di lettura per spiegare le polemiche seguite all’invito del governo a investire nel fondo Atlante2. Luciano, cassazionista rieletto lo scorso aprile al vertice della Cassa che assicura le pensioni (e non solo) agli avvocati, è anche vicepresidente dell’Adepp, che riunisce gli enti di previdenza privati. «Come rete abbiamo assunto una posizione chiarissima: ascoltiamo la proposta del governo per poi valutare se l’invito a investire nel fondo sarà praticabile. Nel giro di poche ore come Cassa forense abbiamo concluso che ci sono difficoltà non superabili rispetto alle condizioni previste dal nostro ente. Nel frattempo però alcuni soggetti hanno scatenato un finimondo dal chiaro significato strumentale».

A cosa si riferisce, presidente Luciano?
Alle proteste agitate soprattutto sui social network secondo cui la Cassa forense aveva deciso di usare le pensioni degli avvocati per sovvenzionare le banche… Semplicemente abbiamo esaminato la proposta del governo: il fatto che l’ente sia stato per questo messo all’indice da alcuni gruppi dell’avvocatura è sintomo di una tendenza distruttiva molto diffusa.

Perché parla di tendenza distruttiva?
Perché con accuse di quel tipo si mette in dubbio la trasparenza dell’organismo, requisito indispensabile perché se ne possa difendere l’autonomia. Si fa il gioco di chi ciclicamente propone che le casse di previdenza private vengano accorpate e inglobate nella gestione separata dell’Inps. Gettare fango significa essere complici di chi punta alla fine della nostra indipendenza.

Enti come la Cassa forense fanno ancora gola?
La nostra Cassa suscita sicuramente forti appetiti, soprattutto per il patrimonio che detiene e che vale 10 miliardi di euro. Ci siamo capitalizzati molto, ci viene riconosciuta ormai una sostenibilità finanziaria a 50 anni. Si tratta di un rating straordinario, che sul Sole-24Ore in edicola oggi  (ieri per chi legge, ndr) viene considerato uno dei migliori in assoluto tra le casse private. E così è d’altronde, se si pensa che solo 10 anni fa quell’indice era a 15 anni e ancora non erano stati introdotti i criteri di valutazione severi della Fornero.

Come si spiega che a fronte di simili indicatori arrivino ancora, dall’interno della professione, spinte per azzerare tutto?
C’è una vena di populismo e demagogia che attraversa tutto il Paese, compresi alcuni gruppi dell’avvocatura. Dico spesso una cosa: io la mattina mi sveglio con il proposito di costruire, c’è chi apre gli occhi e ha un solo chiodo fisso, distruggere.

I dati della Cassa sono positivi ma bisogna fare i conti anche con una crescita generale ancora incerta.
E con la diminuzione dei redditi per gli avvocati che l’andamento generale dell’economia si porta dietro: siamo ben consapevoli di questi motivi di allarme, e perciò abbiamo deciso di articolare in modo più ampio l’attività della Cassa.

Con quali strumenti?
Innanzitutto abbiamo assicurato cittadinanza previdenziale a 42mila avvocati che erano fuori da ogni copertura. Una scelta possibile grazie al meccanismo della solidarietà che assegna un carico contributivo alto per chi ha i redditi maggiori. Oltre all’area dei beneficiari verranno estese anche le funzioni dell’ente, soprattutto sul fronte del welfare attivo. Un versante sul quale siamo riusciti a far recepire molte delle nostre proposte dalla commissione Lavoro del Senato, che le ha inserite nel testo sul jobs act del lavoro autonomo. Welfare attivo, tra l’altro, vuol dire che i liberi professionisti italiani potranno accedere direttamente ai fondi europei.

A chiedere sostegno sono soprattutto gli avvocati delle nuove generazioni.
E a loro sono destinate iniziative come l’accesso al microcredito attraverso le garanzie della Cassa e la messa a disposizione delle banche dati per tutta l’avvocatura. Altro obiettivo cruciale del nostro ente è l’investimento nella formazione degli avvocati: secondo la Commissione europea nei prossimi anni crescerà molto la richiesta di servizi legali non tradizionali, il che vuol dire che dobbiamo essere pronti a svolgere soprattutto ruoli da consulenti, da avvocati d’impresa. C’è poi il capitolo dell’assistenza, che oltre alle prestazioni per la salute e la famiglia si arricchirà quasi sicuramente della polizza gratuita per chi si viene a trovare in condizioni di non autosufficienza.

Ma tutto questo “tesoro” viene messo a rischio da attacchi strumentali, lei dice.
Io dico che le casse riunite nell’Adepp, come la nostra, vantano un patrimonio complessivo di 74 miliardi, praticamente il doppio di una legge di stabilità, e una platea che arriva a 6 milioni di persone se si considerano i familiari e i dipendenti degli studi. Siamo una forza che vuol farsi valere anche sul piano politico, ma senza schierarci con una parte: piuttosto attraverso l’interlocuzione con tutte le forze e naturalmente anche con il governo, come è avvenuto a proposito del fondo Atlante2.

Non tutte le forze politiche condividono le scelte degli enti privati.
Dietro il polverone sollevato a proposito degli investimenti per le banche ci sono infatti forze politiche populiste che hanno la vocazione a distruggere. E che non si rendono conto, per esempio, che una crisi del sistema bancario trascinerebbe giù il Paese. E che un aumento di 100 punti dello spread costa alla Cassa forense 250 milioni di euro. Dopodiché intervenire nel fondo non è possibile per la Cassa perché non ci sono le compatibilità con nostri profili di rischio e di rendimento. Ma la delicatezza della questione bancaria è fuori discussione.

Presidente Luciano, lo stato di salute della Cassa è legato al reddito degli avvocati: quanto può essere importante da questo punto di vista una legge sull’equo compenso?
L’equo compenso è un tema centrale: su questo fronte il Consiglio nazionale forense svolge un’azione importantissima e troverà sempre il sostegno della Cassa. È preziosissima l’interlocuzione in corso con il ministro Andrea Orlando.

Qual è il suo giudizio sul guardasigilli?
La sua opera va valutata positivamente. Anche perché agire in un settore in cui a volte emerge la cultura del populismo e della demagogia non è facile. Anche a lui tocca il compito di puntare a risultati concreti senza che quella cultura arrivi a condizionarlo.